Il mercato degli appalti corre anche a luglio, a sorpresa, con gare pubblicate per un importo di almeno 9,97 miliardi: non c’è stato il blocco dei lavori e delle forniture che tutti gli osservatori prevedevano per l’entrata in vigore del nuovo codice degli appalti (riforma-pilastro del Pnrr). Ma il paradosso è che una fortissima spinta nei primi sette mesi dell’anno è arrivata proprio dagli interventi comunali che ora il governo vuole stralciare dal Pnrr. Ad opera dei comuni sono stati pubblicati infatti 7.726 bandi di gara, il 45% del numero totale, per un importo di quasi 7,9 miliardi. Rispetto a gennaio-luglio 2022 la crescita degli appalti comunali, spinta dai progetti Pnrr, è stata del 167,5%. Una crescita che rischia di finire nel vuoto.
Questi primi numeri parziali sul mese di luglio sono contenuti in una nota dell’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) basata sul monitoraggio di Infoplus e riportata stamattina in dettaglio nel “Diario dei nuovi appalti”, sito dedicato alla riforma del settore (diarionuoviappalti.it). Il dato totale mensile di luglio 2023 rilevato dalla rete Ance-Infoplus, pari a 53,5 miliardi, è superiore dell’80% per importo rispetto al dato del luglio 2022 ricavato sulla stessa rete. Non si tratta di un indicatore esaustivo delle tendenze del mercato, ma rappresenta un segnale qualificato e importante.
D’altra parte, non sono stati soltanto i comuni a spingere nei primi sette mesi dell’anno, ma anche altri soggetti coinvolti direttamente nel Pnrr, a partire dalle Ferrovie, che hanno registrato un boom di grandi opere (12,4 miliardi con 263 interventi e un importo medio di 47,1 milioni di euro). La crescita registrata dal gruppo Ferrovie (spinta soprattutto dal polo infrastrutture guidato da Rete ferroviaria italiana) è del 262,3% rispetto ai livelli, pure elevati, di un anno fa. Forte crescita anche per i bandi delle Regioni (2,9 miliardi), dalle Province (3,3 miliardi) e delle società di servizi pubblici locali come l’acqua, i rifiuti, l’ambiente e l’energia (7,7 miliardi).
La circolare di Salvini
Nella mancata frattura di luglio ha pesato positivamente la scelta fatta con la circolare del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, del 13 luglio scorso che ha escluso dall’applicazione delle nuove regole tutti i progetti ricompresi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e nel collegato Piano nazionale complementare (Pnc), anche se di competenza di comuni non capoluogo di provincia. Questo ha consentito alle amministrazioni impegnate sul Pnrr di continuare con progetti e procedure già avviate senza dover cambiare in corso la disciplina di riferimento.
Viceversa, è una grana ancora irrisolta per il governo il boom di bandi comunali di opere legate al Pnrr che rischiano di restare senza finanziamenti e quindi di essere bloccate in corsa. Nessuna risposta soddisfacente hanno ancora avuto i sindaci sulle risorse alternative e immediate, europee o nazionali, che dovrebbero consentire di realizzare comunque gli interventi inseriti nel Pnrr, senza fermarli, come ha promesso fin da luglio il ministro per le Politiche europee e il Pnrr, Raffaele Fitto. Senza contare che proprio l’Ance aveva messo in guardia dal rischio che, pur in presenza di finanziamenti certi, non si sarebbe potuta garantire una continuità di iter fra fondi e finanziamenti che rispondono a criteri e regole differenti. «Sappiamo tutti bene – aveva detto la presidente Federica Brancaccio – che i fondi tagliati al mattino dal Pnrr non tornano al pomeriggio con il Fondo di sviluppo e coesione. Il rischio che si blocchino le procedure in corso è altissimo».
Il primo via libera dell’Ue
Il governo ha incassato dalla commissione Ue il 28 luglio il primo via libera alla modifica della quarta rata di finanziamento con l’aggiustamento o il rinvio di una decina di “target” e “milestone”, ma non ha ancora formalizzato a Bruxelles la proposta di modifica generale del piano, annunciata il 27 luglio e attesa per fine agosto, con uno stralcio di opere per 16 miliardi, di cui 12 relative proprio ai progetti di rigenerazione urbana comunale. Il presidente dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci), Antonio Decaro, ha parlato dal Meeting di Rimini di 55mila progetti comunali a rischio di definanziamento. D’altronde, i dati degli appalti dei primi sette mesi confermano quanto l’Anci sostiene da tempo, che i progetti comunali del Pnrr sono andati avanti e sono in uno stadio avanzato, più di altri capitoli del Piano (i 3 miliardi per il dissesto idrogeologico, pure stralciati dal governo, per esempio, sono ancora alla fase di distribuzione delle risorse).
Il dato di luglio degli appalti racconta anche altro. Segna un calo, scontato, rispetto al dato straordinario di giugno 2023, quando le amministrazioni pubbliche avevano fatto una corsa a pubblicare le gare proprio per evitare la tagliola dell’applicazione delle nuove regole. Quello di luglio è comunque il secondo dato mensile dell’anno.
I primi sei mesi dell’anno avevano polverizzato ogni record per il mercato degli appalti. I dati del Cresme, istituto di ricerca che vanta una rete di rilevazione dei bandi di gara più capillare sul territorio e quindi raccoglie molte iniziative oltre a quelle pubblicate sulle Gazzette ufficiali, indicavano già nel primo semestre un mercato di 55 miliardi, con una crescita del 118% rispetto all’anno 2022 che pure aveva segnato il record storico. Si tratta di numeri che risentono delle riforme e degli investimenti Pnrr, ma che comunque smentiscono chi in questi anni ha parlato di fallimento del vecchio codice del 2016. Bisognerà attendere il dato Cresme di luglio e poi di agosto per fare un bilancio definitivo e un’analisi più ampia, ma i primi segnali sul mancato blocco del mercato sono inequivocabili.
Tra i bandi più rilevanti pubblicati nel mese di luglio ci sono i lavori della Torino-Lione per circa 3 miliardi e il potenziamento della linea ferroviaria Rho-Arona per la tratta Rho-Gallarate, pubblicato da Rete ferroviaria italiana (Fs) per 259 milioni. Anche gli appalti stradali de?l’Anas risultano in ripresa con 4,6 miliardi.