B.Mps: Sileoni (Fabi); è banca dei segreti, rischi se va in mani straniere
29 Giugno 2022Il Palio di Emma Sergeant
29 Giugno 2022di Germana Marchese
Dopo la sentenza della Corte Suprema USA, a distanza di 49 anni dalla sentenza Roe v Wade, 410 US 113 del 1973, che sanciva il diritto all’aborto durante i primi tre mesi di gravidanza, i singoli Stati americani possono decidere se e come consentire il diritto di abortire. Ovviamente saranno previste sanzioni penali per chi pratichi l’aborto senza rispettare le varie restrizioni e per chi aiuti le persone ad abortire.
Utah, South Dakota, Kentucky, Louisiana, Oklahoma, Missouri, Texas, Arkansas, Alabama, West Virginia, Wisconsin, Arizona, hanno vietato l’aborto e chiuso cliniche. Il leader dei Repubblicani in Senato, Mitch McConnel ha esultato per quella che ha considerato una storica vittoria. L’ex vice presidente federale Mike Pence ha dichiarato testualmente: “La vita ha vinto”. Così, mentre Biden si adopera per tenere sotto controllo la situazione e per garantire l’accesso delle donne alla pillola abortiva o ad altri farmaci approvati dalla Food and Drug Administration, tensioni e proteste si sono verificate a catena in molte città. In molti paesi si è riacceso un dibattito che sembra riportarci indietro di anni. In Italia la legge 22 maggio 1978 n. 194 contiene le norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza. Nel 1981 furono già respinti due referendum abrogativi che intendevano modificare la 194. Movimenti antiabortisti, perlopiù di matrice cattolica e conservatrice, sono sempre stati attivi e fortemente critici verso le garanzie costituzionali.
La verità è che prevale in tutti, trasversalmente, un profondo imbarazzo di ordine etico a ragionare sul tema. La disciplina incrocia in questa complicata e spinosa questione anche il diritto all’obiezione di coscienza ed il diritto alla genitorialità singola o omosessuale. Se ne discute con prudenza poiché si tratta di argomenti politicamente sensibili. Personalmente, spiace sempre che questioni di tale complessità subiscano strumentalizzazioni da una parte o dall’altra.
Ogni vita è caratterizzata da una fortissima interdipendenza con altri esseri viventi e, a prescindere dai pregiudizi e dalle discriminazioni, converrebbe sforzarsi di valutare sempre caso per caso con grande equilibrio e rispetto per le scelte altrui.
La vita, comunque la si guardi, resta, oltre qualsiasi preconcetto, un dono meraviglioso. In linea di principio, siamo tutti pro-life. La nascita è il prodigio più straordinario di questo mondo. Per conto mio, se avessi potuto moltiplicare l’esperienza della maternità, almeno da un certo punto della vita, idealmente, avrei procreato, adottato e partorito innumerevoli volte. Questione di proiezione affettiva o di vocazione, non saprei. Nella vita di una persona succede a volte prima, a volte più tardi, a volte mai. La genitorialità, pigra, sospesa, surrogata oppure acquisita per affido, è riconosciuta come un passaggio estremamente significativo dell’esistenza di ogni essere umano, un potente amplificatore affettivo, una carica di vitalità. Quello filiale poi resta l’istinto o l’amore più autentico, il più animale che sia concesso in natura. Si può vivere certamente senza desiderare di essere genitori, anzi, è sempre più frequente che accada, specie nelle donne che sostituiscono la vita familiare o affettiva con il lavoro o decidono di posticipare la maternità. Sono scelte personali appunto, che dipendono dal proprio diritto di autodeterminazione e devono restare libere da coercizioni, violenze o discriminazioni.
Non v’è dubbio che molte considerazioni di natura ontologica della vita umana potrebbero animare lunghi, serissimi dibattiti e se volessimo oziare su speculazioni giuridiche e di filosofia morale, molti sarebbero gli spunti su cui continuare ad argomentare ma, spostando il focus sulla libertà di scelta, ciò che resta di essenziale è l’intima relazione tra la donna, il suo corpo, il feto e le singole esperienze di vita concrete in cui ella si trovi, nel caso, ad esercitare il penosissimo esercizio della manifestazione della propria volontà bioetica, responsabile e cosciente. In quel difficile momento, nonostante il numero delle persone coinvolte, la donna, nella decisione finale resta profondamente sola, in dialogo con la propria coscienza. Allora, dall’esterno, non si tratta di giudicare la moralità dell’azione ma di considerare il significato della generazione come un aspetto intimo e profondamente correlato alle prospettive di vita, alla capacità di gestire e vivere la nuova condizione di genitore.
Ogni anno, tra le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni, si verificano 3,9 milioni di aborti clandestini che possono causare mortalità e morbilità. E’ del tutto evidente che il costo umano che è stato pagato a causa della illegalità dell’interruzione della gravidanza nei secoli, volga a favore della depenalizzazione. In questo senso, vorremmo fare a meno in futuro di ridiscutere sui diritti sessuali e riproduttivi correndo nuovamente il rischio di veder defraudata la libertà e l’autodeterminazione femminile.