«Il governo è il governo, il mercato è il mercato», disse una decina di giorni fa Giancarlo Giorgetti, calandosi provvisoriamente nei panni di Jacques de Lapalisse. E aggiungendo che «tutte queste cose qua», cioè le scalate bancarie, «deciderà il mercato se avranno successo».
Parole sante, che però devono essere sfuggite a Marco Osnato, il deputato di Fratelli d’Italia che presiede la commissione Finanze della Camera. Due giorni fa Osnato è partito lancia in resta contro il presidente della Consob, Paolo Savona, perché, ha scandito il meloniano, «una persona così esperta, avrebbe potuto valutare in modo più prudente una richiesta che potrebbe far apparire erronee le valutazioni fatte da palazzo Chigi».
Authority divisa
L’oggetto del contendere è la delibera di mercoledì scorso con cui la Consob ha sospeso per 30 giorni l’ops di Unicredit sul Banco Bpm, perché il ricorso al golden power da parte del governo ha cambiato le carte in tavola creando una situazione di incertezza per il mercato, dopo che l’istituto guidato da Andrea Orcel ha chiesto all’esecutivo di rivedere la propria posizione.
L’authority finanziaria si era divisa a metà sulla questione (due commissari contro due) e lo stop provvisorio è stato deciso con il voto determinante del presidente Savona. Un esito che a quanto pare Osnato ritiene inammissibile. Come si è permesso il presidente della Consob di «far apparire erronee le valutazioni di palazzo Chigi»? Nella foga, il deputato di Fratelli d’Italia, nonché parente di Ignazio La Russa (ha sposato la figlia del fratello del presidente del Senato), deve aver trascurato il fatto che la Commissione, in quanto autorità indipendente, è chiamata a fare le proprie valutazioni in modo, per l’appunto, indipendente, senza allinearsi alla posizione del governo o di chicchessia.
Le parole di Osnato suonano come la conferma che il governo è schierato con Banco Bpm e contro Unicredit (con buona pace di Giorgetti-Lapalisse e del mercato che decide) e hanno anche finito per innescare la reazione di Savona. Il navigatissimo presidente della Consob, 88 anni, ha raggiunto un’età che gli permette di dire ciò che pensa senza curarsi troppo delle possibili conseguenze sulla sua futura carriera.
«Io sono sempre pronto ad andarmene, io vado via quando, ad un certo punto non sono più gradito, questo in tutte le istituzioni», ha quindi dichiarato ieri il numero uno della Commissione, nominato nel marzo del 2019 dal governo Lega-Cinque stelle e quindi ormai prossimo alla conclusione del suo mandato di sette anni. Savona si è soffermato anche sulla ratio della decisione, spiegando che «in una situazione di incertezza il mercato non è in grado di decidere e quindi diamo il tempo per chiarire».
Nuove tensioni
Tutto secondo le regole, quindi, con la Consob che certo non era obbligata ad appiattirsi sulle posizioni del governo, come avrebbe voluto Osnato. Nei prossimi giorni si vedrà se palazzo Chigi chiuderà un incidente che potrebbe alimentare nuove tensioni in un contesto da resa dei conti tra grandi istituzioni finanziarie, una resa dei conti che vede la politica prendere parte attivamente alla lotta. Proprio ieri, per dire, si è appreso che Unicredit presenterà a breve un ricorso al Tar del Lazio contro il decreto Golden power con cui il governo ha posto una serie di vincoli pesanti all’ops sul Banco Bpm. L’istituto milanese è anche intenzionato a collaborare con l’Unione europea «nel suo esame della situazione», si legge in un comunicato. È noto, infatti, che Bruxelles valuterà il provvedimento di Palazzo Chigi alla luce delle norme comunitarie sulla tutela della concorrenza e sulla circolazione dei capitali. Le restrizioni alle libertà di mercato «sono consentite solo se proporzionate e basate su legittimi interessi pubblici e non possono essere giustificate da motivi puramente economici», ha messo in chiaro di recente Olof Gill, portavoce della Commissione per i Servizi finanziari.
Bpm protesta
Il governo però sembra intenzionato a tirare diritto. «Noi abbiamo fatto un golden power, che quello è e quello resta, siamo convinti di come abbiamo strutturato quel provvedimento», ha dichiarato il sottosegretario all’Economia, Federico Freni. Al momento, quindi, i paletti piantati da Palazzo Chigi sulla strada di Unicredit restano al loro posto.
L’ops che ha preso le mosse il 28 aprile scorso è invece destinata a concludersi il 23 luglio, anziché, come previsto da principio, il 23 giugno. Banco Bpm ha bollato lo stop della Consob come «abnorme». «È una decisione – ha detto l’ad dell’istituto in un’intervista al Sole 24 Ore – che ci blocca come banca, ci impedisce di dire la nostra sul mercato e non tiene conto dell’interesse dei nostri azionisti. Per questo ci difenderemo in ogni sede». Come dire che la partita andrà ai tempi supplementari e alla fine rischia di decidersi in tribunale, lontano dal campo di gioco della Borsa.