Bufera sull’ex stratega di Trump: chiude il suo intervento al Cpac di Washington con il braccio teso Bardella, delfino di Le Pen, si rifiuta di parlare dopo di lui. Oggi previsti i discorsi di Donald e Meloni
NEW YORK — «Elon chi? Bannon ha rubato la scena a Elon Musk», urla una signora di origine ispanica, in piedi dietro il cordone che separa la postazione radiofonica. E Steve Bannon, il proto Maga ideatore del movimento populista di Donald Trump, le chiede di raggiungerlo per ripetere la frase al microfono. Il giorno dopo il saluto nazista dal palco del Conservative Political Action Conference, la convention del movimento conservatore che si chiude oggi a Washington, Bannon è la star ma anche un caso per la destra europea e americana.
Venerdì sera il populista ha fatto il suo discorso incendiario, in cui ha definito Trump «mandato dalla provvidenza divina», invocato il terzo mandato presidenziale, non previsto dalla Costituzione, lanciato un appello a «montare le baionette» e preannunciato la vittoria delle destre populiste in Europa: le élite globaliste «possono vincere solo se ci ritiriamo, e noi non ci ritireremo, noi non ci arrenderemo, noi non molleremo. Combattere combattere e combattere». A quel punto Bannon ha fatto il saluto romano, braccio destro teso e palmo della mano rivolto verso il basso, accompagnato da “amen”. La platea ha applaudito.
Il gesto ha generato un caso internazionale: Jordan Bardella, presidente del partito di estrema destra francese Rassemblement National, delfino di Marine Le Pen e impegnato a coltivare un’immagine istituzionale, ha annullato il suo intervento in segno di protesta. Il leader francese ha spiegato di avere deciso «dopo che uno dei partecipanti ha fatto provocatoriamente un gesto che fa riferimento all’ideologia nazista». Non è stato citato Bannon che, però, ha reagito alla sua maniera. «È un ragazzino – ha detto, parlando di Bardella al settimanale francese Le Point – non è un uomo». «Se è così tanto timoroso – ha aggiunto – e si fa la pipì addosso come un ragazzino, allora è indegno e non dirigerà mai la Francia». «Solo gli uomini e le donne autoritari – ha concluso – possono guidare la Francia». L’ex stratega di Trump ha negato di aver fatto il saluto nazista, anche se ha ricordato di aver salutato così nel 2018, quando era stato ospite del congresso a Lille del Front National, diventato poi Rassemblement National. Anche quel giorno aveva steso il braccio destro. Al fianco c’era un’entusiasta Le Pen. «È il saluto che faccio sempre con la mano», ha concluso.
Musk, con cui Bannon è in rotta per il dominio della corte trumpiana- tanto che dopo averlo chiamato nei giorni scorsi «immigrato illegale parassita» riferendosi alle sue origini sudafricane, ieri lo ha attaccato di nuovo dicendo che «sta dappertutto » – ne aveva fatto uno simile un mese fa, battendosi prima la mano sul petto, a un evento nel giorno del ritorno di Trump alla Casa Bianca. Anche lui aveva respinto le accuse. «Questo pensare che tutti siano nazisti – aveva commentato su X – comincia a stancare».
Nonostante le puntuali smentite, il gesto di Bannon non è piaciuto neanche alla destra americana. Il suprematista bianco Nick Fuentes lo ha definito «disgustoso». «Persino uno come me – ha ammesso – comincia a sentirsi un po’ a disagio». Ma la base Maga è con Bannon e la sua retorica delle baionette, in attesa che oggi parli Trump e, forse in collegamento video, la premier Giorgia Meloni. Ieri intanto alla convention sono stati accolti come veterani di guerra alcuni partecipanti all’insurrezione del 6 gennaio 2021, quando centinaia di trumpiani assaltaronoil Congresso. Joe Biggs, uno dei leader del gruppo suprematista Proud Boys, condannato a 17 anni e graziato da Trump, ha confessato la sua sorpresa: «Ci hanno accolti come dei». Sempre ieri è stato arrestato a Washington Enrique Tarrio, l’ex leader dei Proud Boys, dopo un alterco con un manifestante.