
Johnny Be Goode
12 Aprile 2025
Siena che cambia: dalla meraviglia alla responsabilità
12 Aprile 2025L’accordo passa con l’88%. La sindaca: ora insieme per il futuro della fabbrica
Aldo Tani
Siena ha detto sì all’accordo raggiunto per gli stabilimenti Beko in Italia martedì scorso nell’incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy per salvare l’occupazione e con forti incentivi all’esodo. I lavoratori votanti sono stati 259 (su 296 dipendenti totali) e 229 hanno espresso parere favorevole, 27 invece lo hanno rigettato, in 3 si sono astenuti.
La proposta è passata con l’88,42% dei consensi, dato che secondo i sindacati è in linea con le aspettative. Solo a Cassinetta (94%) si è avuta una percentuale più alta. A parte Fabriano, dove i sì si sono fermati al 62%, è stato quasi un plebiscito. Risultato che spiana la strada all’ufficializzazione dell’intesa, in programma con la firma del ministro Adolfo Urso lunedì a Roma. «È il primo passo di questa battaglia, bisogna continuare a lavorare tutti insieme per dare nuova vita allo stabilimento» il commento a caldo della sindaca Nicoletta Fabio.
Prima dell’apertura delle urne, in viale Toselli si sono svolte due assemblee interne. Davanti allo stabilimento si è presentata anche Barbara Tibaldi, segretario nazionale della Fiom Cgil, che era già stata a Siena più volte nei mesi scorsi. «Qui, questa vertenza si concluderà il primo giorno di lavoro con la nuova busta paga del nuovo re-industrializzatore — ha evidenziato la sindacalista ponendo l’accento sulle questioni ancora da risolvere — Lo sappiamo noi, lo sanno i lavoratori e lo sanno le istituzioni». Poi ha aggiunto: «Il presidio non si smonta, adesso, dopo che abbiamo impedito di distruggere è ora di costruire e costruiamo noi».
Tibaldi si è soffermata su uno dei passaggi dell’accordo, l’acquisto del sito senese da parte di Comune e Invitalia. «La sfida della reindustrializzazione non è solo quella dei lavoratori ma è una necessità condivisa con Governo e istituzioni», ha proseguito rivolgendosi ai lavoratori. «Sono sereni perché sanno che la loro battaglia non è per difendere gli anni che li separavano dalla pensione, ma lo stabilimento e il territorio».
Al fianco di Tibaldi erano presenti anche i sindacalisti locali Daniela Miniero (Fiom Cgil), Massimo Martini (Uilm) e Giuseppe Cesarano (Fim Cisl), che insieme a Rsu e lavoratori hanno fatto in modo di dare alla vertenza di Siena un orizzonte nazionale. Un lavoro che non è ancora terminato e che nei prossimi mesi vedrà in campo anche il nuovo direttore dello stabilimento, Stefano Schiazza, presentato ieri al personale.
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