È una sorta di rammendo, in più punti, alla preziosa e ampia tela del patrimonio italiano. Quasi mille sono gli interventi previsti in tutto il territorio nazionale nel programma triennale dei lavori pubblici 2024-2026. Il recente decreto firmato dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, segnala alla riga del totale impegni per oltre 235 milioni di euro. Per alcune delle ricchezze non ben conservate si tratta di uscire dallo stato di abbandono. Per altre, la prospettiva è rigenerarsi, per muovere più interesse al passo coi tempi.
Nel solo 2024 la cifra finanziata, con risorse di bilancio del MiC, supera i 63 milioni. Oltre a ciò sarà cura del Ministero «provare a reperire ancora maggiori fondi per poter aggiungere altri progetti a quelli per ora inseriti nel piano», ha assicurato Sangiuliano. Le opere con copertura finanziaria statale vanno ad aggiungersi a quelle previste dal Pnrr che, attraverso le varie missioni, permetteranno un importante livello di rinnovamento del nostro patrimonio culturale, sia con riferimento alla dimensione strutturale ed infrastrutturale, sia alla competitività delle imprese culturali e creative.
Andando nel dettaglio, il settore più interessato dai fondi è quello delle “Belle arti e paesaggio”, che con i 285 interventi e un importo di 86.535.304,36 euro rappresenta il 36,8% del totale, seguito dai Musei (28,3%), dall’Archeologia (18,6%), dalle Biblioteche (8,5%) e dagli Archivi (7,8%). Il totale degli stanziamenti presenta una crescita rispetto al precedente piano 2021–2023, con un incremento dell’1,4%. La dimensione più interessante, tuttavia, riguarda le differenze che si registrano tra i diversi settori. Ad aumentare la propria quota sono infatti i musei: 155 interventi contro i 45 del precedente triennio, per un valore economico totale di 66,6 milioni (52 milioni in più rispetto al 2021–2023). Una differenza in parte attribuibile ai naturali processi di obsolescenza, ma che presenta anche una coerenza con le priorità politiche espresse dal ministro (decreto 13 gennaio 2023 n. 8) quando, nelle fasi iniziali del proprio mandato, ha indicato l’importanza della valorizzazione (anche economica) del patrimonio e della promozione dello sviluppo della cultura. Priorità recentemente confermata all’interno della Nota integrativa alla legge di Bilancio 2024. Allo stesso tempo, l’impostazione di fondo segue la logica della concentrazione delle risorse: più soldi impiegati in meno obiettivi. Nella ripartizione le Regioni che più sono interessate dagli interventi sono rispettivamente Lazio, Campania, e Piemonte, con circa 100 milioni di euro, pari al 41,8%. Rispetto al triennio precedente, tuttavia, la distribuzione geografica risulta piuttosto omogenea: al netto della voce “varie”, vedono maggiormente aumentato il proprio peso il Piemonte (+4,9%), la Campania (+1,7%) e la Calabria (+1,5%), mentre subiscono un calo la Toscana (-4,6%), la Sardegna (-3,7%) e la Basilicata (-2,2%).
La lista delle opere e dei luoghi destinatari, allegata al decreto ministeriale 7 marzo 2024, è molto corposa. Si passa dai lavori di restauro in senso stretto, come per la Chiesa della Maddalena e Chiostro San Bernardino di Aversa (nella foto, il capolavoro del Rinascimento napoletano poco conosciuto), cui vanno 4 milioni di euro, al completamento delle indagini archeologiche del Complesso paleocristiano di Milano (poco più di 2 milioni). A Roma, per fare solo un altro caso, per il Pantheon sono contemplati interventi conservativi e di messa in sicurezza dei percorsi esterni, di restauro conservativo del monumento, di adeguamento impiantistico e di luci per oltre 1 milione e mezzo di euro.
Per la specificità italiana, il piano non può non essere considerato ad alto impatto. Il restauro, o la manutenzione straordinaria di un museo può favorire, negli anni a seguire, un maggior afflusso di visitatori e, con esso, un plus dei servizi culturali che l’istituzione (magari anche attraverso il coinvolgimento dei privati) intenderà fornire a cittadini e turisti. Allo stesso tempo, la messa in sicurezza di una fortezza è uno step essenziale per la sua musealizzazione, così come gli interventi di ammodernamento di una biblioteca abilitano la creazione di spazi per la realizzazione di servizi da erogare ai cittadini, incrementando così l’offerta complessiva. Da oltre dieci anni Fondazione Symbola ed Unioncamere monitorano l’andamento dell’industria culturale in Italia. «Il sistema produttivo culturale e creativo vale 95,5 miliardi di euro corrispondenti al 5,6% del valore aggiunto italiano ed attiva complessivamente 271,9 miliardi di euro», ricorda il presidente di Symbola Ermete Realacci. «Spendere in cultura è perciò sempre un buon investimento. Soprattutto per l’Italia. Si dice che Winston Churchill, davanti ad un bilancio di guerra che tagliava i fondi per la cultura, abbia detto “ma allora perché combattiamo?”».
Gli interventi, al di là della loro intrinseca rilevanza culturale, possono anche rappresentare le premesse per una più estesa valorizzazione del territorio. La mano pubblica, in questo senso, può essere interpretata come un’azione volta a stimolare investimenti privati, attraverso i quali poter creare delle sinergie, non solo in ambito turistico, ma anche nel settore dei servizi e, più in generale, in quei settori economici che possono beneficiare di una maggiore attrattività del territorio.