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A Siena si parla molto del Biotecnopolo come di una grande occasione per rilanciare la città. Ma il rischio è quello di ripetere gli errori del passato: il progetto è nelle mani di chi da anni concentra potere, risorse e incarichi. Le solite realtà – Novartis, GSK, TLS – tornano centrali, seguendo lo stesso copione: poche persone decidono tutto, mentre la città resta a guardare.
Il Partito Democratico si propone come difensore del Biotecnopolo, criticando i tagli del governo. Ma si appoggia agli stessi poteri locali che hanno accompagnato il declino di Siena. Nessuna discontinuità, solo l’ennesimo tentativo di rientrare in gioco senza cambiare nulla. Quella che si presenta come una nuova partenza è, in realtà, un’alleanza tra vecchio potere “tecnico” e finto nuovo potere politico.
Nel frattempo, l’amministrazione comunale resta in silenzio. Non propone, non guida, non controlla. Forse qualcuno prova a rompere gli schemi, ma il potere a Siena è trasversale, al di là di destra e sinistra. O la maggioranza è in parte contaminata, oppure manca consapevolezza – o forza – per un vero cambiamento.
Sul piano nazionale, la situazione non è migliore. I ministri non si sono nemmeno fatti vedere di persona. I dicasteri coinvolti – Salute e Ricerca – sono assenti, divisi, disinteressati. Siena, un tempo centro della ricerca scientifica, oggi è ignorata.
E intanto si gioca la solita partita politica. Da una parte, 30 milioni di euro arrivati grazie a fondi europei: pochi, ma concreti. Dall’altra, i fondi promessi dal Governo, più consistenti, ma diminuiti nel corso del tempo. Una contrapposizione ben costruita per alimentare lo scontro, ma povera di risultati. E proprio questa logica divisiva rischia di far saltare il progetto.
Allora perché il centrodestra ha organizzato la sceneggiata nella Sala delle Lupe? Ne era consapevole o è caduto nel tranello?
O avrebbe voluto, con quell’iniziativa, parare l’effetto dei 30 milioni annunciati? Se fosse questa l’ipotesi, non ci è riuscito.
In questo contesto, sarebbe stato utile un segnale chiaro dalla Fondazione Biotecnopolo. Il direttore generale ha detto che venti persone sono già state assunte e che una sede è in arrivo. Ma la notizia è passata quasi inosservata. Perché? Forse perché dimostra che il progetto cammina anche grazie al lavoro di molti, e non solo di un protagonista. E allora si preferisce oscurare.
Anche l’Università tace. Ci si aspetterebbe visione e slancio, invece prevale la difesa degli equilibri interni. Manca il coraggio di rompere con l’esistente. Manca una direzione.
Eppure, la posta in gioco è alta. In ballo non ci sono solo laboratori o investimenti, ma il destino stesso di Siena. Se continuiamo ad affidarci agli stessi meccanismi, nulla cambierà. Continueremo a chiamare “svolta” ogni progetto, salvo poi scoprire che è solo l’ennesima replica dell’identico.