Da giorni la stampa interessata e un manipolo di opinionisti racconta la favola che il passaggio del 30% dei consumatori domestici dell’elettricità (e del gas) al mercato libero aprirà loro il Bengodi delle offerte vantaggiose di oltre 700 operatori pronti a contendersi i clienti. La realtà è che si prepara un salasso di vaste proporzioni di cui il governo Meloni sembra consapevole. Dopo che il Cdm, martedì, ha dato il via all’operazione (esonerando 4,5 milioni di utenti “vulnerabili” che resteranno nella maggior tutela) la premier ha accusato le opposizioni di aver votato a favore ai tempi di Draghi legandole le mani. La fine del mercato tutelato è valsa infatti l’incasso della terza rata del Pnrr.
Meloni sa che i dati mostrano il disastro passato e in arrivo. Il mercato tutelato è nato con la stessa liberalizzazione del settore decisa nel 1999, ministro Pier Luigi Bersani. Chi voleva, dal 2007 è potuto passare da Enel e poche grandi municipalizzate al libero mercato. Chi non voleva fidarsi della giungla di offerte, restava nel servizio di maggior tutela, dove la corrente la acquista una società statale, l’Acquirente Unico, che poi la rivende a Enel&C. a prezzi stabiliti dall’Autorità per l’energia (Arera). L’AU non è sovvenzionato, funziona come un enorme gruppo d’acquisto collettivo, che spunta prezzi migliori sul mercato.
Negli ultimi 10 anni i clienti a maggior tutela sono passati dal 93% del mercato al 30%, ma chi è rimasto fedele, forse solo per pigrizia, ha fatto un affare. I dati di Arera sono impressionanti. I prezzi del mercato tutelato sono sempre stati di molto inferiori a quelli pagati sul mercato libero. Dal 2012 al 2020 il risparmio medio varia da 0,8 a 4,39 centesimi per kilowattora (il 16% del prezzo totale). Stando a una memoria depositata a novembre dall’Arera alla Camera, nel 2019, al netto delle imposte, i clienti del mercato tutelato hanno pagato in media il 13% in meno di quelli passati al libero, nel 2020 il 24% in meno (189 euro contro 234). L’unica inversione di tendenza si è avuta nel 2021 (i prezzi si sono di fatto equivalsi) e nel 2022, quando i prezzi pagati dai clienti del mercato libero sono risultati assai migliori (del 30%). Questo dato è stato sbandierato dai commentatori per mostrare che la fine della maggior tutela conviene. Il problema è che è frutto dell’anomala esplosione del prezzo del gas per la guerra in Ucraina. Il motivo è semplice e affonda in quella che Bersani ha definito “la decisione di azzoppare l’Acquirente Unico”. Nel 2016, infatti, Arera ha deciso che AU avrebbe potuto comprare solo a prezzi “spot”, cioè sul mercato giornaliero, senza poter operare in quello “a termine” potendo valutare così i prezzi convenienti per il futuro. Da allora le tariffe del mercato tutelato sono decise da Arera sulla base dei prezzi spot trimestrali, che sono esplosi nel 2021-22. L’Acquirente aveva le mani legate mentre sul mercato libero il prezzo nei contratti di norma è fisso per un biennio. In realtà la differenza tra i prezzi sarebbe stata assai minore se il governo Draghi non fosse intervenuto impedendo per legge agli operatori di rivedere i contratti dei clienti, cosa che evidentemente potevano fare e avevano già iniziato a fare. Insomma, un intervento “anti-mercato”, come direbbero Lorsignori. Una memoria depositata dall’Istat a Montecitorio mostra cosa sarebbe potuto accadere senza quell’intervento: a ottobre 2022 il prezzo medio di una nuova offerta sul mercato libero era salito del 329% rispetto al gennaio 2021, contro il +103% del prezzo tutelato.
A ogni modo, passata l’anomalia, si sta tornando a prima e lo ammette la stessa Arera: “Gli effetti descritti con riferimento al 2022 (l’esplosione dei prezzi del gas, ndr) e la progressiva rinegoziazione dei contratti a prezzo fisso – scrive l’Authority – determineranno verosimilmente, durante il secondo semestre 2023, un’inversione di tale differenziale tra mercato libero e tutelato che potrebbe tornare positivo, con costi più elevati per il consumatore”. Infatti giovedì l’Istat ha reso noto che a novembre il prezzo medio (comprensivo di oneri e Iva) offerto sul mercato libero per una famiglia tipo è stato di 44,33 centesimi di euro per KWh, cioè parecchio di più dei 28,29 stimati da Arera per la maggior tutela.
È questo lo scenario che attende 5 milioni di famiglie, che saranno consegnate a una giungla fatta di migliaia di offerte in cui è impossibile districarsi. Nell’ultimo monitoraggio trimestrale di Arera, sulle circa 2 mila offerte di elettricità per il cliente tipo domestico erano disponibili in media solo 126 offerte (il 16%) più convenienti della maggior tutela (solo 7 per il gas, l’1%). In molte città non ce n’era nemmeno una.
Lunedì prossimo, 11 dicembre, il governo avvierà le aste per selezionare gli operatori che traghetteranno per un triennio i clienti dalla maggior tutela al libero mercato (che si godono dal 2021 le piccole imprese e da aprile le micro). Il salasso elettrico è servito.