Risaliti
“Bourgeois e le sue inquietudini nella tela del ragno il rapporto madre-figlia”
di Elisabetta Berti
Eccola, per la prima volta a Firenze, la scultrice dei ragni. Louise Bourgeois, una delle figure più iconiche dell’arte contemporanea, attiva fino a poco prima della morte avvenuta nel 2010 alla vigilia dei suoi cent’anni, eclettica nei linguaggi e nei materiali nell’arco di una carriera lunga 70 anni, in cui ha spaziato dalla pittura alla scultura — i suoi ragni monumentali sono le opere che più hanno penetrato l’immaginario del grande pubblico — dalle installazioni alla poesia. Un centinaio delle sue opere saranno esposte dal 22 giugno tra il museo Novecento e il museo degli Innocenti grazie alla collaborazione con la Easton foundation, l’organizzazione fondata negli anni Ottanta dalla stessa artista franco-americana per custodire la memoria e valorizzare la conoscenza della sua arte. La mostra fiorentina, che si tiene in contemporanea con le esposizioni della Galleria Borghese e Villa Medici a Roma e della Galleria Trisorio a Napoli, è stata curata da Philipp-Laratt Smith e dal direttore del museo Novecento Sergio Risaliti.
Risaliti come nasce la mostra su Louise Bourgeois?
«Sono cinque anni che ci sto lavorando, in contatto con la fondazione. Poi abbiamo scoperto una convergenza con la Galleria Borghese e la Trisorio e ci siamo sincronizzati. Questo è un motivo di orgoglio, perché significa che il museo Novecento è nel novero delle grandi istituzioni culturali di questo paese».
In termini economici quanto è costata?
«200mila euro. In parte provenientidall’amministrazione comunale e in parte da donazioni di soggetti privati. Sono i grandi amici molto generosi del museo, in segno di apprezzamento per il nostro lavoro.
Facciamo i salti mortali, ma siamo un museo economicamente sostenibile che riesce a portare a Firenze nomi di primissimo piano».
Ecco, tornando alla Bourgeois: il pubblico cosa vedrà?
«Prima di tutto uno dei suoi grandi ragni, di quattro metri di diametro, sistemato nel cortile del museo Novecento. Anzi, è un doppio ragno, madre e figlia. Il tema centrale della mostra intitolata “Do not abandon me” è proprio il rapporto tra madre e figlia, ricorrente nelle sue opere. Sarà una sorta di viaggio nell’elaborazione e nel superamento dei conflitti, dei traumi che hanno segnato i primi anni di vita di Louise Bourgeois per cui il padre e la madre sono state figure onnipresenti. Non a caso i grandi ragni sono chiamati anche “mother”: presenze protettive e inquietanti al tempo stesso. La Bourgeois è un’artista che non usa sotterfugi, stereotipi o banalizzazioni».
In che senso?
“Intendo nella sua visione della maternità. All’origine di quello che faci sono sempre i demoni della sua infanzia, la paura dell’abbandono, le inquietudini della maternità. Una delle opere in mostra è la famosissima “Umbilical cord”, cordone ombelicale, una bambola di stoffa rosa che rappresenta una donna incinta, ma mutilata, senza arti. La diade madre-bambino torna anche nella serie di gouaches rosse realizzate negli ultimi anni. Il rosso evoca i fluidi corporei come il sangue e il liquido amniotico. Agli Innocenti ci sarà invece “Cell XVIII (Portrait)” dal forte impatto visivo, una reinterpretazione dell’iconografia della Madonna della Misericordia. Sarà in dialogo con alcune delle opere presenti in collezione».
Come anticipato tempo fa, l’estate sarà piena di appuntamenti, giusto?
«Il 17 giugno inaugurerà al museo Bardini la mostra di Leonardo Meoni, artista del territorio che riscuote consensi a livello internazionale.
Ma prima, il 16 maggio, al ‘900 saranno esposti video e disegni relativi ad una rilettura di Federico Tiezzi di “La belva nella giungla” di Henry James. Invece per la Florence art week è in programma “Arte e Resistenza”, dedicata alla storia degli artisti antifascisti».
Rimanendo sulla Florence art week, la settimana di arte contemporanea che si tiene in autunno, quale sarà l’evento di punta?
«Una delle presenze più incisive sarà quella di Nico Vascellari con il quale stiamo elaborando un progetto di una ringhiera per l’arengario di Palazzo Vecchio. Ne stiamo discutendo in questi giorni con il sindaco e con l’ufficio Unesco.
Un’opera artistica che potrebbe assolvere al compito che fino ad oggi è assolto dalle fioriere: si combinerebbe l’aspetto funzionale di sicurezza con quello artistico. Sarà compito del nuovo sindaco inaugurarla».
A proposito, tra i bersagli prediletti del candidato sindaco Eike Schmidt c’è proprio il suo museo.
«Il fatto è che io rappresento un’alternativa culturale rispetto al modello che lui incarna. Fino ad oggi ho costruito una rete di collaborazione tra tanti soggetti per fare in modo che Firenze non sia attrattiva solo come “culla del Rinascimento”, ma come laboratorio del contemporaneo».
In una delle sue ultime stoccate, Schmidt ha detto che il programma del Novecento dovrebbe cambiare verso l’arte moderna e contemporanea.
«Posso rispondere così: se non si è ben compreso quale sia il programma scientifico del Museo Novecento ricordo la mostra attualmente in corso intitolata “Da Modigliani a Morandi”.
Notoriamente non sono artisti medievali».