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Il film del Mereghetti
L’inattaccabile supremazia del maschio nel capolavoro del regista spagnolo
Oggi lo chiameremmo un «maschio tossico», molto tossico anzi. Settant’anni fa, con ben altre sensibilità sull’argomento, era «solo» un maschio paranoico, ma la sostanza non cambia: Él (Lui) di Luis Buñuel, che dopo la sua presentazione al Festival di Cannes del 1953 viene adesso distribuito per la prima volta in Italia (dalla Cineteca di Bologna, in una perfetta copia restaurata e sottotitolata) è una delle rappresentazioni più lucide e incalzanti di quanto male possa fare l’idea del possesso dell’uomo sulla donna, specie quando è mascherato dall’amore.
Perché la genialità del film è proprio nella scelta di non raccontare un caso di psicopatologia quotidiana, con tutti i rischi (giustificazioni, attenuanti, scuse) che può tirarsi dietro, ma di osservarne i comportamenti con la lucidità e la freddezza dell’entomologo, dello scienziato che non si fa coinvolgere emotivamente. Fin dalle scene iniziali, ambientate in chiesa, durante la lavanda dei piedi del giovedì santo, a cui il protagonista don Francisco Galván (Arturo de Córdova) assiste in qualità di Cavaliere del Santo Sacramento: è in quel mondo, in quella logica intrisa di formalismo cattolico e decoro borghese, che lui cercherà le giustificazioni o comunque le difese al suo comportamento, dove il maschio non deve mettere mai in discussione le sue azioni. Come Buñuel ci spiega perfettamente al rientro di don Francisco a casa: scopre che il maggiordomo Pablo (Manuel Dondé) ha pesantemente infastidito una cameriera e lui decide di licenziare la donna.
Certo, il protagonista ha una patologica fascinazione per i piedi femminili: lo scopriamo durante la lavanda quaresimale, quando il suo sguardo dopo aver osservato i piedi dei catecumeni passa alle donne sedute vicino e resta affascinato da quelli di Gloria (Delia Garcés). Ma in fondo Buñuel (che pure farà di questo feticismo una sua immagine di marca: vedi Estasi di un delitto e Viridiana fino al suo trionfo in Diario di una cameriera) qui vuole soprattutto sottolineare la forza dello sguardo maschile, quello che turberà Gloria e le farà rompere il fidanzamento con Raúl (Luis Beristáin). E che sarà l’inizio dell’odissea della donna, incapace di mettere fine alle esplosioni di gelosia totalmente ingiustificate con cui don Francisco inizierà ad ossessionarla fin dal viaggio di nozze.
La genialità del film sta nella scelta di non descrivere un caso di psicopatolo-gia, ma di osservarne i comporta-menti con lucidità e freddezza
Il film ce ne mostra alcune, tanto più sorprendenti quanto più violente (non è un caso che Jacques Lacan decise di mostrare il film durante i suoi corsi universitari), ma è soprattutto nelle reazioni della suocera (Aurora Walker) e del prete (Carlos Martínez) alle richieste di aiuto della donna che il film ci mette davanti agli occhi l’inattaccabile supremazia del maschio. Persino la mamma di Gloria si schiera dalla sua parte, per non parlare del sacerdote che arriva a bollare di «indecenza» il modo in cui lei balla: detto altrimenti, la Famiglia e la Chiesa si alleano per sostenere l’idea del «macho» e spingere la donna ad accettare qualunque cosa fatta dal marito. Naturalmente non si può ridurre il film solo al ritratto della tossicità maschile. Buñuel è uno dei grandissimi del cinema e la sua mano si vede anche in questo film girato in Messico nel 1952 con pochi soldi e in sole tre settimane.
Basterebbero i modi in cui don Francisco tenta o immagina (con don Luis non si è mai sicuri di quello che si vede) di uccidere la moglie per farsi conquistare da una regia che gioca con le aspettative del pubblico per poi sorprenderlo all’improvviso.
Sapremo mai davvero se Gloria può in qualche modo giustificare le gelosie del marito? Ma in fondo è importante stabilirlo? Él è un film costruito a immagine della casa di don Francisco, dove «niente è dettato dalla ragione ma tutto dai sentimenti, dalle emozioni e dall’istinto», perfettamente in equilibrio tra la commedia e la tragedia, dove la bizzarria appare all’improvviso (cosa cerca Pablo nel ripostiglio polveroso durante un ricevimento?) e dove l’amore svela all’improvviso una faccia che non ti aspetti. Quella di un capolavoro da non perdere.