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5 Luglio 2025Caltagirone, ritorno a Siena: la scacchiera del potere tra finanza, governo e conti in sospeso
Una volta era il palazzinaro, il costruttore dei quartieri romani, l’uomo che aveva trasformato il cemento in potere. Poi l’editore, l’industriale, protagonista di un capitalismo familiare che teneva insieme immobili, giornali, cemento e relazioni. Oggi Francesco Gaetano Caltagirone, oltre gli ottant’anni, è al centro di una delle più ambiziose operazioni finanziarie in corso in Italia. La sua scacchiera non è più fatta di cemento, ma di titoli bancari e assicurativi. E Siena è tornata al centro.
La sua prima esperienza al Monte dei Paschi risale al 2006, quando entrò nella banca con un ruolo di vertice e una quota significativa. Ne uscì nel 2012, prima della tempesta giudiziaria e finanziaria, registrando perdite rilevanti. Ora vi è tornato, non come alleato ma come stratega. Detiene una partecipazione vicina al 10%, ma il vero obiettivo sembra essere altrove. Insieme alla Delfin degli eredi Del Vecchio, Caltagirone ha costruito una manovra che da Siena passa per Mediobanca e punta al controllo delle Generali. Non è un investimento tattico, ma una costruzione di potere: silenziosa, paziente, strutturata.
Nel frattempo, il suo gruppo si è profondamente trasformato. Il portafoglio finanziario vale oggi circa sei miliardi di euro. Le partecipazioni in Generali, Mediobanca, MPS, Acea e Poste generano dividendi superiori a quelli di tutte le attività industriali. Anche l’editoria – storicamente in perdita – si regge grazie ai rendimenti di questi titoli. Le società editoriali sono ormai più strumenti di presidio che imprese autonome.
Per sostenere queste strategie è intervenuto anche il credito. Una delle principali banche italiane ha concesso un finanziamento garantito da titoli azionari. Si tratta di operazioni perfettamente lecite, che mostrano la capacità di Caltagirone di muoversi con dimestichezza nei meccanismi della finanza contemporanea.
Nel frattempo, è ancora aperta una causa civile avviata da alcune società del gruppo contro MPS. L’azione legale, relativa agli anni 2006–2011, chiede un risarcimento di 741 milioni di euro per presunte informazioni fuorvianti. La banca respinge ogni accusa e ha sollevato l’eccezione della prescrizione. Inoltre, secondo quanto riportato da organi di stampa, è in corso un’indagine conoscitiva sul collocamento di azioni MPS nel 2024. Tra i soggetti coinvolti figurano anche figure vicine all’operazione, ma non risultano a oggi contestazioni formali.
In tutto ciò, il ruolo del governo resta silenzioso. Nonostante lo Stato sia ancora il primo azionista della banca senese, non si registrano prese di posizione rispetto alla crescente concentrazione di potere finanziario e societario che ruota attorno a pochi grandi soggetti. Un’assenza che solleva interrogativi sulla capacità dell’autorità pubblica di esercitare un indirizzo strategico in un settore cruciale per il risparmio e la democrazia economica.
La traiettoria di Caltagirone racconta qualcosa di più di una biografia imprenditoriale. È il segno di un passaggio d’epoca: da un capitalismo produttivo a uno fondato su partecipazioni, dividendi e leve finanziarie. Dove il potere si esercita senza clamore, ma con grande efficacia. E dove il confine tra influenza economica e rappresentanza pubblica si fa sempre più sottile.
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