Compie dieci anni la prima sperimentazione dell’housing first in Italia. Un progetto semplice quanto rivoluzionario nelle politiche di assistenza ai senza dimora: prima si rientra in una casa e poi, in quel luogo protetto, si prova a ricostruire il resto con il supporto degli operatori sociali. E il progetto funziona. Ma la carenza cronica di case a prezzi accessibili e la tendenza di alcuni Comuni a porre limiti temporali troppo stretti rischia di far saltare tutto. Viaggio di Scarp tra chi ha ricomiciato a vivere. Grazie a una casa
Per molto tempo, le politiche sociali a favore delle persone senza dimora hanno avuto l’obiettivo di aiutarle a lasciare la strada e ricominciare un graduale percorso di ritorno alla vita sociale: prima un posto in un dormitorio per la notte, poi il passaggio ad appartamenti di accoglienza che richiedono livelli sempre maggiori di autonomia, infine, solo dopo aver dimostrato di saper raggiungere alcuni traguardi, si arriva a quello che è considerato l’ultimo gradino di un cammino riuscito: tornare a vivere in una casa vera.
Ma negli ultimi dieci anni, anche in Italia, l’idea si è completamente ribaltata, la casa non è più l’ultimo gradino da scalare come un premio finale, ma il primo e imprescindibile punto di partenza: un diritto umano. Prima si rientra in una casa e poi, in quel luogo protetto che tutti noi consideriamo un diritto per stare bene, si prova a ricostruire tutto il resto, con il supporto degli operatori sociali.
È l’approccio chiamato housing first (prima di tutto la casa), applicato da tempo negli Stati Uniti, dove era stato concepito nei primi anni ’90, in Canada e Australia. In Europa viene introdotto a partire dai primi anni Duemila, ma un vero e proprio movimento a livello continentale si è innescato dopo il 2010, quando in molti Paesi le ong hanno attivato sperimentazioni fino alla costituzione, nel 2016, dell’Housing First Europe Hub con i primi 15 membri. Oggi l’Hub include oltre 45 tra organizzazioni sociali e enti pubblici in 15 Paesi. Ne fa parte anche la fio.PSD (Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora), che celebra in questo 2024 i dieci anni dall’inizio dei primi progetti. In questo decennio ne sono stati attivati 74 in 37 città, per un totale di 1.013 persone che sono entrate in una casa.
Il network delle realtà sociali, del terzo settore e pubbliche che erano interessate a sperimentare il modello dell’housing first ha dato vita nel 2020 alla Community Housing First Italia, costola della fio.PSD, che oggi conta una cinquantina di enti aderenti ed è una delle più numerose tra i Paesi europei. …