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Martha, David e Jacob sono i tre bimbi sudanesi che Mediterranea Saving Humans ha soccorso in mare la notte del 29 novembre insieme ad altre 76 persone. Ma sono in tutto 112, secondo l’Oim, i minori che non ce l’hanno fatta nell’intero 2024. «Purtroppo sono solo stime imprecise perché la maggior parte di bambini e donne che partono non ce la fanno»
Martha, David e Jacob ce l’hanno fatta. I tre bimbi sudanesi hanno avuto la fortuna di essere salvati la notte del 29 novembre insieme ad altre 76 persone dalla Ong Mediterranea Saving Humans. Ma ci sono almeno altri 112 minori che non sono riusciti a sbarcare sulla terraferma. Sono i numeri drammatici del bilancio di un anno di mare appena terminato. Numeri certificati dall’Oim, l’Organizzazione internazionale delle migrazioni, lungo la rotta del Mediterraneo centrale, fra Libia, Tunisia e Italia. Numeri che per fortuna hanno risparmiato la piccola Jasmine, approdata da sola in mezzo al mare a Lampedusa prima di Natale, dopo aver perso la mamma e tutti i compagni di viaggio sulla barca su cui viaggiava che è colata a picco. O come il neonato di un mese, salvato dalla Ong Open Arms la mattina del 10 agosto.
Numeri che non tengono conto di quanti come loro, sono partiti aggrappati alle braccia della mamma o del papà e non sono più arrivati. Protagonisti di quei naufragi fantasma di cui non si sa nulla.
«ll bilancio delle vittime e il numero dei dispersi nel Mediterraneo nel 2024 hanno superato i 2.200, con quasi 1.700 vite perse solo sulla rotta del Mediterraneo centrale. Tra questi ci sono centinaia di bambine, bambini e adolescenti: una persona ogni cinque di tutte quelle che migrano attraverso il Mediterraneo sono infatti minorenni. La maggior parte di loro fugge da conflitti violenti e dalla povertà » informa Regina De Dominicis, direttrice dell’Ufficio regionale dell’Unicef per l’Europa e l’Asia centrale e coordinatrice speciale per la risposta ai rifugiati e ai migranti in Europa, dopo il naufragio dell’ultimo dell’anno al largo delle coste di Lampedusa, con 20 dispersi, tra cui donne e bambini, e un bambino di otto anni tra i sopravvissuti.
« L’Unicef chiede ai governi di utilizzare il Patto sulla migrazione e l’asilo per dare priorità alla salvaguardia di bambine e bambini – continua De Dominicis –. Ciò include la garanzia di percorsi sicuri e legali per la protezione e il ricongiungimento familiare, nonché operazioni coordinate di ricerca e salvataggio, sbarchi sicuri, accoglienza su base comunitaria e accesso ai servizi di asilo».
Unicef chiede inoltre maggiori investimenti nei servizi essenziali per i bambini e le famiglie che arrivano attraverso rotte migratorie pericolose, tra cui il sostegno psicosociale, l’assistenza legale, l’assistenza sanitaria e l’istruzione. « I governi devono affrontare le cause profonde della migrazione e sostenere l’integrazione delle famiglie nelle comunità ospitanti, assicurando che i diritti dei bambini siano protetti in ogni fase del loro viaggio».
Perché i numeri sono solo stime
« La stragrande maggioranza delle persone muore in mare e le nostre sono solo stime» Flavio Di Giacomo, portavoce Oim per il Mediterraneo, spiega così i numeri del contatore “Missing Migrants”. « In realtà non avremo mai un dato preciso di quante donne e quanti bambini sono morti in mare. Quindi quello che diamo è una stima poco precisa».
Quest’anno ci sono stati 1.693 morti (al 31 dicembre) nel Mediterraneo centrale, che rimane comunque una delle rotte migratorie più pericolosa al mondo. «Un numero altissimo se si aggiungono gli ultimi eventi tragici del 31 dicembre (con gli ultimi due naufragi di Lampedusa con 20 dispersi e in Tunisia con 27 copri recuperati) si arriva a 1740 – aggiunge Di Giacomo – l’anno scorso abbiamo avuto 2.500 morti: quindi a fronte di arrivi diminuiti del 60% quest’anno si è arrivati a una diminuzione di morti del 30%, a dimostrazione che meno arrivi non vuol dire meno morti». La priorità principale per chi opera nel Mediterraneo rimane sempre, sottolinea il portavoce Oim, il rafforzamento dei soccorsi in mare. «Una raccomandazione che ha fatto anche il segretario generale dell’Onu, riferendosi proprio al Mediterraneo, lo scorso 5 dicembre, richiamando anche che gli Stati evitino eventuali leggi che ostacolano le persone che si occupano di salvataggi » conclude.
Naufragio in Tunisia, un neonato morto
Il 2025 si è aperto intanto con due naufragi, almeno quelli di cui si ha avuto notizia. Due imbarcazioni sono affondate al largo delle coste tunisine, provocando la morte di 27 migranti, i cui corpi sono stati recuperati, mentre altri 83 sono stati salvati. Lo ha riferito la protezione civile di Sfax. A bordo di due imbarcazioni di fortuna, dirette verso l’Europa, si trovavano circa 110 persone, tutte provenienti da paesi dell’Africa subsahariana. «Tra i 27 corpi recuperati al largo delle coste dell’arcipelago di Kerkennah (est), ci sono donne e bambini» ha detto Zied Sdiri, direttore regionale della Protezione civile. Le due imbarcazioni naufragate trasportavano, rispettivamente, 71 e 48 persone. La maggior parte dei sopravvissuti é stata trasportata d’urgenza in ospedale in gravi condizioni.
Eventi drammatici che seguono una serie ravvicinata di tragedie del mare che hanno funestato la fine del 2024. Il 31 dicembre é accaduto davanti all’Italia, poco distante dalle coste di Lampedusa. Sette migranti sono stati tratti in salvo dai finanzieri arrivati in soccorso con una motovedetta. Fra i superstiti c’è anche un bambino di 8 anni. Venti persone, invece, fra cui 5 donne e 3 bambini, sono ritenute dispersi. I sopravvissuti (oltre al bambino due siriani, due sudanesi e due egiziani) hanno raccontato di essere partiti il giorno prima dal porto libico di Zuwara, il loro barchino é colato a picco sotto costa. Il bimbo é stato salvato da un parente che, dopo il naufragio, lo ha tenuto stretto impedendo che annegasse. Nello stesso giorno un’altra imbarcazione con 60 persone a bordo é affondata nell’area Sar tunisina, in acque internazionali, a 37 miglia nautiche nord est di Djerba. Ancora, al largo della Tunisia, erano morte altre due persone, tra cui un bambino.