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di Pierluigi Piccini
La Nazione ha ricordato, con un articolo di Marco Biliorsi, la cerimonia di inaugurazione della Risalita del Costone, avvenuta vent’anni fa.
Ma forse è ancora più interessante ricostruire come si arrivò a quel traguardo, perché dietro quell’opera, oggi parte naturale del paesaggio urbano, c’è una lunga storia di idee, di visioni e di scelte amministrative.
Non la inaugurai io – quella fu una cerimonia del 2005, con il sindaco Cenni – ma la sua genesi risale agli anni in cui ero assessore all’urbanistica nella giunta di Mauro Mazzoni della Stella, e poi, da sindaco, ne portai avanti lo spirito e le linee più innovative.
La Risalita del Costone affonda infatti le radici nel Piano Regolatore Generale di Siena, redatto da Bernardo Secchi.
Quel piano, che contribuimmo ad elaborare e ad approvare proprio in quegli anni, rappresentò una svolta culturale e urbanistica per la città: pensare Siena non come un luogo da proteggere passivamente, ma come una realtà viva, leggibile nelle sue differenze morfologiche, capace di accogliere la modernità senza rinnegare la propria identità.
Fu in quel contesto che nacque l’idea di un collegamento tra Fontebranda e la città alta.
Ricordo bene le discussioni con Secchi: molti proponevano un raccordo diretto con il parcheggio Santa Caterina, ma lui fu irremovibile.
“Non siamo a Disneyland,” mi disse, “il visitatore deve percepire la differenza morfologica della città.”
Aveva ragione. La salita, a Siena, è parte integrante dell’esperienza urbana: un modo per comprendere la città, per viverla con lentezza, per guadagnarla passo dopo passo.
Quando, da sindaco, mi trovai a dover tradurre quel piano in atti concreti, la Risalita era già nel disegno complessivo.
Con la Delibera del Consiglio Comunale n. 104 del 5 maggio 2000, approvammo la variante urbanistica che autorizzava l’apertura del vano nel costone tufaceo, dando così base formale e tecnica al progetto.
Fu un atto difficile, contestato, perché toccava il cuore geologico e simbolico della città. Ma ero convinto – e lo sono ancora – che l’innovazione non debba mai temere il confronto con la tradizione.
Ci fu anche un passaggio complesso con il Ministero dei Beni Culturali: Vittorio Sgarbi, allora sottosegretario, mostrò attenzione e disponibilità, aiutando a superare una fase di contestazione.
Fu un gesto di intelligenza istituzionale, che contribuì a tenere insieme tutela e innovazione.
Quando, nel 2005, l’opera fu finalmente inaugurata, provai una sincera emozione.
Era come vedere compiersi un pezzo di quella visione che avevamo costruito con Secchi e con la giunta Mazzoni: una città accessibile ma mai semplificata, moderna ma fedele alla sua morfologia.
Oggi la Risalita del Costone è parte del paesaggio quotidiano, tanto naturale da sembrare sempre esistita.
Ma dietro quell’apparente semplicità c’è una storia di pensiero, di coraggio e di continuità amministrativa, che rappresenta una delle stagioni più vive dell’urbanistica senese.