Nelle scuole tira una brutta aria. Il pasticcio del governo sulla riapertura sicura
7 Settembre 2022A Picture Gallery of the Soul
7 Settembre 2022di Davide Tabarelli
l confine fra risparmio energetico e povertà energetica è grigio, in particolare in Italia, un paese che si sta impoverendo dalla crisi dal 2008, perché il suo Pil non cresce più. Anche per questo i suoi consumi energetici sono calati di 30 milioni tonnellate equivalenti a 167, ma questo almeno per metà, è dovuto alla deindustrializzazione, all’arretramento delle sue grandi imprese ad alto consumo di energia. Sono le cartiere, i cementifici, le acciaierie, le vetrerie, le fonderie, le fabbriche ad alto consumo di energia, il cui costo energetico nei periodi normali, incide per il 30%, oggi, con la crisi, siamo al 60%. È impossibile pagare queste fatture e si è obbligati spegnere, per non distruggere ricchezza, per non perdere denaro. Questa non è efficienza, è povertà.
All’altro estremo, nei condomini delle periferie della città, le bollette le famiglie fanno fatica a pagarle. A livello nazionale l’incidenza della bolletta gas e elettricità sul reddito medio annuo di una famiglia era del 5%, in condizioni normali, ora siamo al 10%, ma sono milioni le famiglie che hanno redditi bassi e per le quali l’incidenza sale al 20 o 30%.
Certo, l’Autorità e il governo sono intervenuti in aiuto delle fasce piú povere, ma ora è colpita la classe media, quella che deve sostenere l’economia con il suo lavoro e con i suoi consumi e che non ce la fa.
In questa situazione stridono gli inviti a risparmiare energia che giungono da spot pubblicitari o da indicazioni della politica. L’Italia da sempre ha prezzi dell’energia più alti degli altri paesi, sia per le fabbriche che per le famiglie. Le ultime disposizioni del governo circa i risparmi negli edifici della pubblica amministrazione o nei condomini, nella migliore delle ipotesi, ci porteranno un risparmio non superiore a 3 miliardi di metri cubi su base annuale. Le stime ottimistiche dell’ultimo paino di risparmio del governo danno valori oltre i 5 miliardi. Noi ne predavamo 29 dalla Russia, 7-8 in più ce li darà l’Algeria, altri 6 arriveranno dai tre rigassificatori esistenti e dal Tap, mentre il maggior impiego di combustibili alternativi, soprattutto l’odiato carbone, ci darà altri 3 miliardi, più dei 2,1 stimati dal governo. Arriviamo a mala pena a 20 miliardi e ce ne mancano ancora 9.
Questi sono i calcoli su base annua, ma quello che conta è quest’inverno, quando dovremo fare razionamento se la Russia dovesse, come probabile, tagliare del tutto. La recessione storica del 2020 della pandemia ha sottratto ai consumi 16 milioni tonnellate equivalenti petrolio, pari a 20 miliardi cubi, e se vogliamo tagliare di 9 miliardi un po’ di recessione ce la dobbiamo digerire.
Serve tutto in questo momento disperato, per carità, ma pensare di affrontare la crisi spegnendo le luci a casa o nei parchi, oltre ad essere velleitario, è anche dannoso, perché distrae l’attenzione dalle vere urgenze. L’illuminazione nelle case non conta più del 10%dei consumi elettrici, mentre a livello nazionale, quella pubblica conta per il 5% del totale. E l’elettricità è un quarto dei consumi energetici del paese, perché c’è anche il riscaldamento, l’industria, il trasporto. In sostanza, ipotizzando anche un risparmio del 10% sull’illuminazione, magari anche estendendo a tutto l’anno l’ora legale, il possibile calo dei consumi di gas non va oltre 0,2 miliardi metri cubi.
Questo calcolo dà una misura del solito distacco fra stereotipi dell’energia e realtà delle fabbriche e delle case. Assieme alle rinnovabili, di cui tutti parlano, il risparmio è il facile appiglio per evitare questioni più difficili, come più carbone, più produzione nazionale, più rigassificatori. La solita fuga, questa volta accelerata, che ci spingerà ancora verso l’impoverimento.