“Su queste questioni bisogna essere sempre molto pragmatici e non ideologici” ha detto la premier, secondo cui “la fusione nucleare potrebbe essere la soluzione domani di tutti i problemi energetici delle crisi che nascono dalle questioni energetiche”. Secondo Meloni si tratta di “una di quelle tecnologie sulle quali l’Italia è più avanti di altre”. Proprio in queste ore a Naka, in Giappone, è stato inaugurato un reattore sperimentale per la fusione progettato nell’ambito dell’accordo Broader Approach, collaborazione scientifica tra Unione europea e Giappone, che vede il coinvolgimento di Enea, Cnr e Consorzio Rfx. Ma la sperimentazione è una cosa, la costruzione di reattori commerciali è un’altra. E il tempo rema contro, dato che la scienza dice che per rimanere sotto 1,5° Celsius (ma anche 2°) di riscaldamento globale occorre agire entro questo decennio. Di fatto, l’energia nucleare venduta oggi viene prodotta esclusivamente dalla fissione, con tutti i costi e i rischi che comporta. E alcuni Paesi hanno più interessi di altri. Alla Cop 28 di Dubai, sono 22 le nazioni che chiedono di triplicare l’energia nucleare (rispetto ai livelli del 2020) entro metà secolo per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette. Tra i firmatari della dichiarazione Stati Uniti (che alla Cop hanno anche annunciato l’adesione alla Powering Past Coal Alliance per l’eliminazione graduale del carbone), Francia, Giappone, Regno Unito, Paesi Bassi, Emirati Arabi Uniti, ma anche Canada, Bulgaria, Corea del Sud, Finlandia, Ghana e altri ancora. Ha dato l’annuncio John Kerry, inviato americano per il clima, insieme a diversi leader, tra cui il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro belga Alexander de Croo. “Non stiamo sostenendo che questa sarà assolutamente un’alternativa radicale a ogni altra fonte di energia. Ma sappiamo da prove scientifiche che non è possibile arrivare allo zero netto nel 2050 senza il nucleare” ha dichiarato. Eppure gli analisti hanno elogiato l’impegno preso da 118 governi per triplicare la capacità mondiale di energia rinnovabile e raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica entro la fine del decennio. A fare due conti, partendo proprio dagli Stati Uniti, è stato Joe Bernardi, manager di Global Nuclear Power Tracker, banca dati mondiale degli impianti nucleari: “Gli Usa hanno annullato piani per 172 gigawatt, più di tutta la capacità operativa, in pensione o potenziale, che ammonta complessivamente a 130 GW”. La scorsa estate, in Georgia, è entrata in funzione Vogtle 3. “Entro la fine di quest’anno – ha aggiunto – con eolico e solare, gli Stati Uniti avranno raggiunto su scala industriale 120 volte la capacità di Vogtle 3, a una frazione del costo”.
Cina e Russia, oggi i principali costruttori di centrali nucleari nel mondo, non sono tra i firmatari. Lo è, immancabilmente, la Francia di Macron, che ha scritto su X : “Ci vediamo in Belgio per il primo vertice sul nucleare nel 2024”. Sarà organizzato insieme all’Agenzia internazionale per l’energia atomica, nel Paese che, ha spiegato lo stesso de Croo, sta “ampliando due centrali, investendo 100 milioni in innovazione per i piccoli reattori Smr”. Per gli attivisti ambientali a Dubai si tratta di “una pericolosa distrazione”. Questa la posizione espressa da 350.org, organizzazione ambientalista internazionale: “Il tentativo di un ‘rinascimento nucleare’ condotto dai lobbisti delle industrie nucleari a partire dagli anni 2000 non ha mai avuto successo: è semplicemente troppo costoso, troppo rischioso, troppo antidemocratico e richiede troppo tempo”.