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30 Giugno 2023Corsa alle nomine europee, il ruolo di Vestager e i dossier di concorrenza italiani: Tim, Mps e Ita
La commissaria vuole la Bei, nuovo interlocutore in vista per le partite chiave italiane. Almeno tre gli altri candidati, tra i quali l’italiano Daniele Franco
È iniziata la corsa alle nomine europee, mentre l’Europa si prepara alle prossime elezioni parlamentari del 2024. In prima fila la presidenza della Banca europea degli investimenti (BEI), una istituzione finanziaria che con il Patto Verde, la transizione digitale e l’incertezza economica ha assunto una importanza notevole.
Tra i candidati anche la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager. Cosa accadrà ai tanti dossiers aperti con l’Italia?
La commissaria danese ha annunciato ufficialmente martedì della settimana scorsa la propria candidatura.
Dovrà fare i conti con almeno altri tre candidati presentati informalmente dai rispettivi governi nei giorni scorsi: l’italiano Daniele Franco, la polacca Teresa Czerwínska e lo svedese Thomas Östros. L’iter prevede che tra luglio e agosto un comitato consultivo faccia una prima analisi delle candidature. Successivamente, toccherà ai ministri delle Finanze fare una scelta.
Una corsa ancora aperta
La corsa è tutt’altro che decisa. La BEI fa gola a molti. Il commissario al mercato unico, il francese Thierry Breton, ha dato il suo appoggio alla candidatura della signora Vestager. Parlava a nome anche di Parigi? È possibile.
La commissaria danese è una liberale come il presidente Emmanuel Macron, e come il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner. L’appoggio franco-tedesco potrebbe non essere difficile da ottenere. Resta che la decisione viene presa per consenso.
Tralasciamo per un attimo previsioni e congetture sul nome del sostituto di Werner Hoyer, che lascerà la banca dopo due mandati il prossimo 31 dicembre. La signora Vestager ha spiegato che intende prendere una aspettativa senza stipendio non appena il governo danese guidato da Mette Frederiksen avrà ufficializzato la sua candidatura, dopo l’attesa valutazione del comitato consultivo. Una scelta in tal senso è prevista nelle prossime settimane.
Che cosa succede tra l’aspettativa e la nomina
Durante il periodo di aspettativa, la signora Vestager rimarrebbe formalmente commissaria, ma il suo importante portafoglio verrebbe attribuito a un altro membro del collegio (la decisione finale spetta alla presidente Ursula von der Leyen). Nel caso fosse addirittura nominata alla guida della BEI dovrebbe naturalmente dimettersi, e a quel punto spetterebbe al governo danese proporre un sostituto. Potrebbe esserci con l’occasione un ulteriore rimpasto dei portafogli.
La vicenda non è banale per l’Italia. Commenta Andrea Collart, managing partner dell’ufficio bruxellese di Forward Global, la società di consulenza: «L’Italia, ma non solo lei, rischia di perdere un interlocutore che ha saputo risolvere in maniera pragmatica questioni complesse». Sulla scia della pandemia e della guerra, le regole sugli aiuti di Stato sono state rese più flessibili. Ciò detto, l’antitrust è stato chiamato ad approvare molte misure – nei trasporti o nel turismo – per un totale di 50 miliardi di euro.
I dossier italiani di concorrenza
C’è di più. Al di là del caso aperto relativo al Monte dei Paschi di Siena e dell’eventuale capitolo ITA-Lufthansa (manca ancora una notifica), i dossier di concorrenza non mancano: il nuovo investimento di STMicroelectronics a Catania, tre progetti miliardari legati all’idrogeno, il Ponte sullo Stretto, possibilmente il futuro di Telecom. Inoltre, tutti i tasselli del piano nazionale di ripresa e resilienza che prevedono aiuti di Stato devono essere valutati ex ante dallo stesso esecutivo comunitario.
In buona sostanza, l’eventuale avvicendamento alla guida dell’antitrust europeo non dovrebbe lasciare indifferenti in Italia, tenuto conto dell’inteso rapporto che le autorità italiane hanno instaurato con la commissaria Vestager e i suoi più stretti collaboratori in questi anni. Da quando fu nominata per la prima volta nel 2014, l’ex ministra danese ha lavorato con sei governi italiani, sei ministri dello Sviluppo economico e cinque ministri delle Finanze.