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Final Furlong protagonista alla BIT 2025 per parlare di equiturismo e Giubileo
8 Febbraio 2025
ASSEDIO A NAGEL
8 Febbraio 2025Il blitz su Mediobanca, le mire sulle Generali, le fusioni annunciate e il ruolo della politica. Chi sono i protagonisti del riassetto da 160 miliardi della finanza tricolore
GIULIANO BALESTRERI, GIANLUCA PAOLUCCI, FRANCESCO SPINI
Da Nagel a Orcel, il gioco dell’Opa della finanza italiana
Se qualcuno, in altri tempi, avesse azzardato prevedere l’arrivo di un’opa su Mediobanca, probabilmente sarebbe stato ricoperto di risate. L’opa è arrivata e a lanciarla è Mps, banca salvata dallo Stato e con lo Stato ancora nel capitale, sebbene risanata e rilanciata. Ma se questa è l’operazione più clamorosa, il complesso gioco fatto di offerte sul mercato e partecipazioni incrociate sta ridisegnando dalle fondamenta l’intero sistema finanziario italiano. In questo intreccio, va registrato che la politica – il governo – ha un ruolo attivo che va al di là del controllore per assumere quello di vero e proprio regista. D’altra parte, la posta per i personaggi coinvolti (banchieri, manager, imprenditori) è alta: la capitalizzazione dei gruppi coinvolti arriva a circa 160 miliardi di euro. Ma sotto il valore di borsa ci sono i conti correnti e i risparmi degli italiani.
Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio
La premier e lo scudo sul risparmio privato
Il mantra della premier è sempre lo stesso: «Sono operazioni di mercato». Lo ha detto quando Unicredit ha lanciato l’offerta sul BancoBpm e lo ha ribadito quando Mps ha annunciato la scalata a Mediobanca. Nel primo caso, però, ha sottolineato che «il governo ha gli strumenti per intervenire se rilevasse che l’operazione non rientra nell’interesse nazionale». Come a dire che la finanza può muoversi come crede se non mette in pericolo l’Italia. Motivo per cui il governo guarda da vicino l’accordo tra Generali e i francesi di Natixis sul risparmio gestito e sostiene la scalata a Piazzetta Cuccia che appoggia l’operazione del Leone.
Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia
Il ministro e la regia dietro il terzo polo
Di tutti i ministri è probabilmente il più vicino all’ex premier Mario Draghi, lo dimostra anche il modo in cui ha gestito la progressiva uscita del Mef dall’azionariato di Mps. Sostenitore della creazione di un terzo polo bancario ha sostenuto a lungo che la migliore operazione fosse una combinazione tra il Monte e BancoBpm, motivo per cui non ha nascosto il proprio disappunto dopo l’offerta presentata da Unicredit per Piazza Meda. Sfumata, almeno per il momento, la combinazione con Bpm, Giorgetti ha sostenuto l’offerta di Siena su Mediobanca: operazione di cui ha parlato con Lovaglio nel 2022.
L’OFFERTA
Bper, 4,3 miliardi per Popolare Sondrio. Non si ferma la febbre dell’Opa
Giuliano Balestreri
Giuseppe Castagna, Amministratore delegato Banco Bpm
La difesa del fortino e quel “no” su Siena
Il banchiere napoletano classe 1959 ha una qualità poco comune nel mondo della finanza: la resistenza. Una dote che l’olimpionico di nuoto ha allenato nelle gare di gran fondo. Motivo per cui non si farà logorare da Unicredit che per scalare la banca ha offerto a fine novembre 6,65 euro per azione: oggi il titolo vale il 36% in più. Ma è altrettanto difficile tirare Castagna “per la giacchetta”. Non ha lanciato l’offerta su Mps quando tutti glielo chiedevano preferendo scalare Anima per le sue fabbrica prodotto. Quando è arrivato in Bpm, nel 2014, la banca valeva 1,44 miliardi, nel 2016 alla fusione con Verona era a 3,7 miliardi. Oggi è a un passo dai 14.
Andrea Orcel, Amministratore delegato Unicredit
Mister risiko e il test della doppia scalata
Romano, 61 anni, la tesi di laurea sulle opa ostili ne ha segnato il destino. Dopo aver ideato e condotto una lunga serie di fusioni e acquisizioni per le più grandi banche d’affari del mondo dal 2021 guida una banca commerciale come Unicredit. Ma il ritorno in Italia non ne ha frenato la creatività. Così, dopo aver iniziato la scalata alla tedesca Commerzbank, ha lanciato un’offerta da oltre 10 miliardi su Banco Bpm. In Germania come in Italia si trova contro i rispettivi governi, che per le due banche avevano altri piani. Non casualmente, sabato scorso è apparsa Unicredit tra i soci di Generali.
Carlo Messina, Amministratore delegato Intesa Sanpaolo
Il signore dei conti resta alla finestra
Quando è diventato ad di Intesa Sanpaolo, il 29 settembre 2013, il titolo del gruppo valeva 1,7 euro: tre mesi dopo la banca chiuse il bilancio in rosso per 4,5 miliardi di euro. Nel 2024, Ca’ de Sass ha registrato 8,7 miliardi di profitti – ne promette più di 9 per il 2025 – e pagherà agli azionisti 6,1 miliardi di dividendi, con il titolo che viaggia a 4,35 euro. Nel 2017, Messina ha rilevato le banche venete travolte dalla crisi e nel 2020 ha lanciato un’Ops su Ubi. Il banchiere ha chiuso il capitolo acquisizioni per puntare sulla crescita organica: «Siamo il porto sicuro del risparmio italiano». Il mercato però si aspetta qualcosa.
Philippe Donnet, Amministratore delegato Generali
Un asse coi francesi per fermare l’assedio
Proprio alla vigilia dell’assemblea in cui, il prossimo 8 maggio, si ricandiderà per il quarto mandato alla guida delle Generali (di cui è ad dal 2016) Philippe Donnet ha chiuso un accordo con i francesi di Natixis. Un’alleanza nel risparmio gestito che metterà a fattor comune 1900 miliardi di masse, di cui 630 del Leone. Ciò ha scatenato polemiche da alcuni soci e dalla politica. Ora Donnet, che ha chiuso con successo tre piani industriali e promette 7 miliardi di cedole ai soci di qui al 2027, dovrà affrontare una doppia sfida: l’assemblea, dove Mediobanca lo ricandiderà, e l’Ops del Monte su piazzetta Cuccia che potrebbe vanificare una sua riconferma a Trieste.
la reazione
Mediobanca, il ruggito di Nagel: “L’Opa di Mps non era concordata, dimostreremo il nostro valore”
Francesco G. Caltagirone, Imprenditore e finanziere
La mossa a tenaglia e le mire su Trieste
C’è chi lo descrive come il regista della nuova finanza italiana. Francesco Gaetano Caltagirone – a capo di uno dei più importanti gruppi industriali privati, tra costruzioni ed editoria – da anni è tra i grandi investitori di banche e assicurazioni. Nel 2022, critico sull’ingerenza del primo socio Mediobanca e deluso dai piani, ha guidato un primo tentativo di ribaltare i vertici di Generali, senza successo ma eleggendo tre consiglieri. Oggi ha una nuova occasione: da un lato ha il 5% di Mps, che ha lanciato un’offerta su Mediobanca, di cui ha il 7,66%. Dall’altro medita di ingaggiare a maggio un nuovo duello a Trieste, di cui ha il 7% e dove giudica negativamente l’alleanza con Natixis nel risparmio gestito.
Alberto Nagel, Amministratore delegato Mediobanca
Più forte delle crisi teme lo scacco al re
È il banchiere dell’addio al “salotto buono”. Con Alberto Nagel, 60 anni il prossimo giugno, dal 2007 alla guida di Mediobanca, piazzetta Cuccia ha cambiato pelle. Da emblema del capitalismo di relazione e cassaforte di partecipazioni incrociate, l’istituto si è modernizzato, sviluppando business come l’investment banking e le gestioni patrimoniali. L’unica grande partecipazione rimasta è Generali (13%). Ora Nagel, resistito a diverse crisi, affronta per la prima volta lo “scacco al Re” da parte di Mps. Ha già bollato l’offerta come «distruttiva di valore» e punta sul «no» del mercato. Ma una parte dell’azionariato è schierato con Siena e trovare un cavaliere bianco non sarà semplice.
Francesco Milleri, Presidente Delfin e EssilorLuxottica
L’erede di Del Vecchio tra Meta e il Leone
Raccogliere l’eredità di un mostro sacro come Leonardo Del Vecchio non era facile. Se però il fondatore sognava di superare i 100 miliardi, il suo “delfino” Francesco Milleri – tra un accordo con Meta e gli occhiali “acustici” – ha portato la capitalizzazione di EssilorLuxottica a quota 120 miliardi. Anche nelle partite finanziarie, condotte con la cassaforte Delfin (nonostante eredi turbolenti), prosegue sul solco tracciato. In Mediobanca, dove ha il 19%, esprime 2 consiglieri, ed ha anche il 9,8% in Mps, che sta tentando la scalata a piazzetta Cuccia. In Generali ha il 9,9% ma sta ultimando le autorizzazioni per avere agibilità fino al 20% e pesare così, tra azioni in proprietà e in prestito, sui futuri assetti.
il retroscena
Scalata a Mediobanca, i dubbi dei Berlusconi. Pressing di FdI su BlackRock per aiutare Mps
di Giuliano Balestreri – Alessandro Barbera
Luigi Lovaglio, Amministratore delegato Montepaschi
Il grande risanatore ora bussa in salotto
Lavoratore infaticabile, temuto e stimato dai suoi collaboratori, è l’uomo che ha fatto di Mps una banca «normale» dopo più di dieci anni vissuti pericolosamente tra scandali, inchieste giudiziarie, aiuti di Stato e aumenti di capitale a raffica. Prima, aveva curato l’integrazione di Capitalia in Unicredit, rilanciato la polacca Bank Pekao e risanato il Credito valtellinese. Appena il tempo di liberare la banca più antica del mondo dai vincoli della Commissione Ue, ha lanciato un’offerta su Mediobanca. Impensabile, appena pochi mesi fa. D’altra parte, ricorda lui, era impensabile anche rilanciare Pekao, il Creval o Mps.
Carlo Cimbri, Amministratore delegato Unipol
Addio finanza rossa c’è il fronte del Nord
Carlo Cimbri è l’uomo che ha traghettato il gruppo Unipol fuori dalla nicchia della «finanza rossa» per trasformarlo in uno dei protagonisti della finanza italiana. Ha cambiato la pelle di Unipol con la fusione con Fonsai e la compagnia ha assunto un ruolo di primo piano anche nella partite bancarie. Di Bper e Pop Sondrio, ultime arrivate del grande riassetto, Unipol è il primo azionista. La compagnia avrebbe volentieri messo un piede anche in Mps, ma il governo l’ha stoppata. Cimbri, che vanta uno stretto legame con l’ad di Mediobanca Alberto Nagel, è anche socio tramite Unipol di Mediobanca.