ROMA — “Senza casa, senza futuro”. Lo scrivono sulle tende, lo scandiscono al megafono, gli studenti in lotta contro il caro affitti. All’inizio c’era solo Ilaria Lamera, una 23enne accampata davanti al Politecnico di Milano. Poi a lei si sono aggiunti altri. E poi le tende sono spuntate altrove: a Roma Sapienza, davanti alla Minerva che dà le spalle al Rettorato. A Cagliari, «perché anche in Sardegna la situazione è intollerabile, si parte da 300 euro a letto ma la domanda è superiore all’offerta e i costi salgono», dice spuntando da una Quechua Matteo Pisu, Scienze politiche. Oggi toccherà a Torino, Firenze, Pavia. E poi altre ancora, a staffetta. Un campeggio studentesco diffuso, un’acampada come non si vedeva dal 2011, quando gli Indignados spagnoli in rivolta contro Zapatero contagiarono i giovani italiani.
«Abbiamo deciso di aderire all’appello lanciato da Ilaria piantanto tende davanti agli atenei di tutta Italia perché il governo non ha ancora preso alcun impegno concreto per risolvere la crisi», spiega Camilla Piredda, coordinatrice dell’Udu. Il gruppo di esperti voluto dalla ministra dell’Università Anna Maria Bernini è in realtà al lavoro per individuare il costo medio calmierato per ogni posto letto a livello territorialecui poi applicare una riduzione del 15%. Ed è stata lanciata una manifestazione di pubblico interesse per una ricognizione di possibili strutture dismesse da convertire in studentati. La conferma arriva dal presidente della Conferenza dei rettori, il messinese Salvatore Cuzzocrea: «Stiamo ora lavorando con i sindaci delle città metropolitane per trovare immobili del demanio, dei Comuni, delle confraternite, che possano essere rapidamente riconvertiti in residenze. La Crui non vuole costruire nuovi palazzi, ma riconvertire edifici per dare subito alloggi a prezzi più bassi agli studenti». I primi 8mila posti letto sono stati trovati in questi mesi con 300 dei 960 milionistanziati dal Pnrr per l’emergenza abitativa studentesca. Ma, denuncia Piredda, «il Pnrr ha una linea fallimentare perché le risorse stanno andando in gran parte al privato». Significa, spiega la ricercatrice Sarah Gainsforth, «che nei bandi è caduto l’obbligo per i privati di destinare il 20% di alloggi agli studenti in graduatoria per il diritto allo studio. Ora il vincolo è sostituito dala parola “prioritariamente” e dei canoni non si fa menzione».
Dalle tendopoli sono partiti ora una lettera alla ministra e un manifesto in dieci punti sull’emergenza abitativa. Tra le richieste: studentati pubblici, più fondi per i fuorisede e il blocco dei rincari.