di Mariarosa Mancuso
Chi ha letto a “ un’età impressionabile” — rubiamo la frase a Muriel Spark, era nel suo romanzo dedicato a Miss Jean Brodie educatrice di fanciulle — l’intervista che negli anni Sessanta François Truffaut fece a Alfred Hitchcock ne ricavò la certezza che il regista preferiva lavorare su libri mediocri. I capolavori lo mettevano in imbarazzo. Bisognava adattarli al cinema e anche senza portare troppo rispetto era un lavoraccio. I decenni passano. Abbastanza perché racconti e romanzi allora considerati mediocri (di scrittrici popolari, poi) non siano più considerati tali. Il tempo sarà anche il più crudele dei critici letterari, ma a lui tocca l’ultima parola.
Stacco, sono passati sessant’anni. All’origine di un capolavoro come Gli uccelli ( il film di Hitchcock che spaventò gli spettatori nelle sale a partire dal 1963) c’è il geniale racconto scritto dieci anni prima da Daphne du Maurier. Famiglia cosmopolita, con origini in Cornovaglia, molti viaggi con il maggiore dell’esercito sposato nel 1932, gran talento per la scrittura — genere prediletto, il mistero goticheggiante adattato al Novecento. Gli uccelli apre uno dei due volumi di racconti ora pubblicati dal Saggiatore.
Il secondo volume sarà intitolato Non voltarti: stessa grande abilità narrativa su qualcosa di meno palpabile. Il gabbiano che sfonda le finestre di casa un po’ di paura la mette a chiunque. Ma come spiega il gran maestro Stephen King, « miro alla testa, se non riesco punto al cuore, se no rimane lo stomaco » ( e in quel momento, lo scrittore di paura sa di non essere stato abbastanzabravo). Chi ha visto il film che ne ha tratto nel 1973 il regista Nicolas Roeg, rispettando il titolo originale Non voltarti — più spaventoso del guizzo, con puntini da cattivo poeta usati dal titolatore italiano: A Venezia… un dicembre
rosso shocking — ricorda un piccolo impermeabile rosso, una coppia oppressa da un tremendo lutto per la figlia annegata in un attimo di distrazione. Una Venezia marcescente, due vecchie signore importune che si fingono medium, la bellezza strepitosa di Julie Christie e Donald Sutherland, scelta di cast felicissima.
Gli uccelli del film, meccanici e no, hanno spaventato varie generazioni. Il racconto è più asciutto e realistico: l’invalido di guerra rinforza le finestre e osserva. Il film di Alfred Hitchcock aggiunge i pappagallini inseparabili — che nelle curve della spider guidata da Tippi Hedren si inclinano sui loro trespoli. Illustrano il tema dell’amore ostinato — fanciulle decise a acchiappare il maschio di loro scelta, a ogni costo — che ha stuzzicato la filosofa Camille Paglia. A Gli uccelli dedica un volumetto, nella collezione del British Film Institute, senza dimenticare la pettinatura di Tippi Hedren, il visone, le scarpe con il tacco e la sfumatura di verde dell’abito. Lo sceneggiatore era Evan Hunter, le frivolezze hanno vinto la presunta misoginia del regista. La brillante carriera di Daphne du Maurier era cominciata nel 1938 — aveva 31 anni — con un altro romanzo, subito notato da Alfred Hitchcock.
Rebecca, con celebre incipit: «Ieri notte ho sognato di tornare a Manderley… E avrei giurato che la casa non era un guscio vuoto ma viveva e respirava come un tempo». Secondo Stephen King, è «il più armonioso e suggestivo attacco della prosa inglese » . E possiamo aggiungere: un’atmosfera che sta tra Edgar Allan Poe e Shirley Jackson.
Non trovate il racconto in questi due volumi, ma se siete della generazione giusta ricorderete benissimo il film. O anche solo la frase Rebecca la prima moglie.
A ispirarla fu un carteggio ritrovato tra il marito e una sua ex fidanzata, una bruna di cui Daphne du Maurier era terribilmentegelosa. Il film di Hitchcock contribuì al lato gotico, in stile « c’è qualcosa di orribile nella soffitta » . La sensuale e furtiva carezza della sinistra governante Miss Danvers al mantello di visone della seconda moglie — qui è Joan Fontaine — entrò subito nell’elenco delle scene “ nascostamente” lesbiche ( o interpretabili come tali). Elenco che allora veniva trasmesso per passaparola — ora sta in tutti i libri di cinema.
Questi due volumi portano il copyright del 2017 e del 2022 — dietro, ci devono essere questioni di diritti, du Maurier è morta nel 1989 a Parigi, aveva 82 anni. Non abbiamo ritrovato la più spaventosa (ma forse anche questo dipende dall’età impressionabile del lettore) tra tante storie spaventose. “ Le lenti azzurre”. Niente Cornovaglia, niente miti, niente corvi cannibali. Soltanto un’operazione agli occhi, per scongiurare la cecità. Sciolto il bendaggio, è puro terrore.