di Alberto Simoni
Donald Trump annuncia dazi reciproci contro ogni singolo Paese con cui gli Usa hanno un deficit commerciale. Il memorandum, il Fair and Reciprocal Plan, che firma alle 12: 52 nello Studio Ovale prevede un’analisi della situazione per ogni singolo Paese e l’individuazione di dazi, tasse nascoste e altri costi che vengono imposti all’export di prodotti statunitensi. A quel punto Washington deciderà come rispondere, che tradotto significa la quota di dazi che sarà imposta al Paese. Il meccanismo prevede sconti o «trattamenti» agevolati solo per quei Paesi con tariffe e costi per le aziende americane basse o laddove non vi sia un disavanzo commerciale. Ma Donald ha precisato che «non ci saranno eccezioni ed esenzioni». Anche se nelle prossime settimane potranno tenersi negoziati con chi intende abbassare i dazi. «I prezzi per le famiglie americane potranno salire un po’all’inizio ma poi tutti ne beneficeranno», ha detto il presidente.
Non si parte quindi subito con gli aggravi per le merci in arrivo negli Usa, ma come ha spiegato un alto funzionario dell’Amministrazione poco prima in un briefing con alcuni reporter cui La Stampa ha partecipato, «abbiamo i dati, sono state fatte le analisti». Servirà «qualche settimana o al massimo pochi mesi» per poi far partire le contromisure che stravolgeranno il mercato globale. La data della partenza dei dazi è stata individuata il 2 aprile, il giorno prima il segretario al Commercio Howard Lutnik potrebbe consegnare una parte preliminare del report. Entro 180 giorni il Direttore dell’Office of Management and Budget farà una valutazione dell’impatto fiscale sul governo e comunicherà i risultati al presidente.
Gli Stati Uniti, infatti, rivendica la fonte, sono il Paese più aperto e con meno barriere. I dati della World Trade Organization confermano che la tassazione media per l’import è di 2, 2%, di 0, 5% inferiore rispetto all’Unione europea, e cinque volte inferiore all’India. Ma secondo Trump i Paesi stranieri, «alleati e no» si sono avvantaggiati degli Stati Uniti. «Siamo stati trattati in modo non corretto e per questo arrivano le tariffe», spiega la fonte. Trump ha detto che non gli importa se gli altri Paesi colpiranno i beni Usa. Come funzioneranno? Il meccanismo si basa su due elementi contenuti nel memorandum. Il primo sono le tariffe vere e proprie, ma vi è un secondo punto, le barriere non-tariffarie. Questo è l’insieme di quelle che l’Amministrazione ha chiamato balzelli «occulti» ovvero voci che vanno ad incrementare i costi per i prodotti americani aumentando così gli squilibri. In questo caso il bersaglio preferito è la Ue.
Dove oltre ad avere tariffe del 10% (sulle auto ad esempio) impone l’Iva del 17%. Secondo Washington questo genera una doppia penalizzazione. Le merci americane pagano molto di più per entrare nel Vecchio Continente rispetto a quelle che fanno il tragitto opposto (gabella del 2,2% di base, 2, 5% sulle auto); inoltre l’Iva – spiega la fonte dell’Amministrazione – gli europei la possono scaricare, mentre la stessa cosa non succede per le merci Usa. Questo genera un doppio vantaggio competitivo e accresce lo squilibrio. Un esempio citato dagli americani riguarda il commercio di crostacei e molluschi: la Ue può esportare quel che vuole, ma ha imposto un divieto all’import da 48 Stati dell’Unione. La bilancia commerciale su questo settore recita: gli Usa nel 2023 hanno importato beni per 274 milioni, la Ue appena 38 milioni. Trump ha ribadito però il solito ritornello che «la Ue ha abusato di noi, gli alleati sul commercio sono spesso peggio dei nemici». Un report del 2019 ha sottolineato che prendendo in considerazione 132 Paesi e oltre 600mila prodotti, gli esportatori Usa avevano dazi più alti in oltre due terzi dei casi. Gli Usa hanno un deficit commerciale sui beni dal 1975. Nel 2024 la cifra ha raggiunto mille miliardi di dollari. Altro esempio di alleato nel mirino è l’India con cui gli Usa hanno un deficit superiore ai 100 miliardi di dollari. Ieri il premier Narendra Modi ha avuto un bilaterale con Trump alla Casa Bianca. Prima di arrivare a Washington Modi ha abbassato la quota di dazi per i prodotti Usa.
È in quest’ottica che il presidente ha immaginato quindi le contromisure, non semplicemente equiparando il livello tariffario, ma sommando tutte le voci per arrivare alla percentuale di dazio da imporre. È un meccanismo che si applicherà per ogni singolo Paese. Diversi i dipartimenti del governo Usa coinvolti, oltre al Commercio anche il Tesoro che dovrà lavorare sui tassi di cambio e il Dipartimento per la Sicurezza Interna incarico di riscuotere i pagamenti alle dogane. Prodotti farmaceutici e automobili rientreranno nei dazi ha anticipato Trump che ha anche minacciato i Brics: «Se giocheranno con il dollaro, per loro dazi del 100%».