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SIENA
“Il nostro territorio è lo specchio del Paese, anche perchè i nostri dati sulla qualità del lavoro sono anche peggiori rispetto alla media nazionale”. Alice D’Ercole, segretaria provinciale della Cgil Siena, commenta così la situazione del mondo lavoro in provincia di Siena in occasione del 1 maggio. Una festa che deve essere l’occasione per evidenziare tutte le storture, tra paghe basse e mancanza di sicurezza, di un contesto lavorativo sempre più precario.
“In provincia di Siena – afferma D’Ercole – abbiamo buste paga di tre euro inferiori rispetto alla media italiana. Siamo in una spirale di povertà e di precarietà. Il 92% dei contratti sono precari, durante i quali in media si lavora tre mesi. Dal 2019 ad oggi si è incrementato del 150% il ricorso ad ammortizzatori sociali. Una situazione che determina un impoverimento, poiché le retribuzioni diventano più basse”.
Nell’ultimo anno il territorio senese ha vissuto una serie di crisi aziendali, tra le quali la più eclatante è stata Beko, ma non purtroppo non è stata l’unica: “Sono stati coinvolti in crisi aziendali l’8% dei lavoratori dipendenti del territorio – spiega D’Ercole -. Attraversano tantissimi settori, come anche quello della moda sull’Amiata. Beko è un caso emblematico di multinazionali che arrivano, si accaparrano quote di mercato e poi delocalizzano. In un’altra crisi, quella di Avi.coop c’erano 180 dipendenti precari su 200 totali e non hanno potuto difendersi allo stesso modo. Quando si precarizza il lavoro succedono queste cose, perché siamo tutti più deboli e sotto ricatto. Inoltre, per ogni crisi non c’è un danno solo per i lavoratori occupati in quell’azienda, ma c’è un riflesso pesante per l’indotto. Abbiamo rilevato che nell’ultimo anno in questo territorio abbiamo perso 1200 posti di lavoro. C’è un’emergenza sulla quale dobbiamo intervenire”.
Il 1 maggio quest’anno si concentrerà su un tema in particolare, quello della sicurezza sul lavoro, che troppe volte viene, fatalmente, ignorata e che è oggetto di uno dei quesiti referendari promossi dalla Cgil: “Abbiamo tanto da fare – sottolinea D’Ercole -. Non possiamo assistere a una strage continua. Solo nel 2024 1.090 decessi sul lavoro, ovvero tre persone che escono di casa per lavorare e non tornano più. C’è il diritto di tornare a casa vivi e sani. Perché ci sono stati anche 585.000 infortuni sul lavoro. Il nostro referendum riguarda il sistema degli appalti, che non funziona, è un metodo per garantire l’insicurezza sul lavoro”.