Brivido sondaggio esplode lo scontro tra Renzi e il Pd
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22 Maggio 2024Il sondaggio Ipsos
di Franco Camarlinghi
Un antico romano per conoscere la volontà degli dèi si poteva rivolgere a un augure, un tipo di veggente che interrogava il volo degli uccelli e gli faceva sapere cosa sarebbe successo nel suo futuro. Gli auguri nostri contemporanei sono i sondaggisti che invece di osservare voli di aquile o gabbiani, consultano formule matematiche, algoritmi e via di seguito. Nando Pagnoncelli ci da alcune possibili proiezioni per Firenze, utili comunque per ragionare sullo stato della competizione per la conquista di Palazzo Vecchio. I risultati, definiti dall’indagine di Pagnoncelli, si possono giudicare da punti di vista diversi, quanto complementari. Se consideriamo il dato seccamente riferito all’esito finale, cioè al previsto ballottaggio, non c’è dubbio che il Pd riesce un’altra volta (anzi per l’ennesima volta) a conservare un sistema di potere che non conosce alternativa da decenni. Se torniamo indietro, agli esiti del primo turno, la questione diventa più complessa e meno da festeggiare per la classe dirigente dei democratici che vedrebbero il loro consenso scendere di ben diciassette punti rispetto al 2019. È vero che, se si sommano i voti di Stefania Saccardi e quelli di Cecilia Del Re si torna a prima, ma il ragionamento non vale perché la riduzione che prevede il sondaggio di cui parliamo deriva da una rottura politica che il Pd non ha saputo contrastare. Una rottura che potrebbe consolidarsi elettoralmente in occasioni successive.
Laddove non ci siano scelte senza scampo (per molti che vengono da sinistra) come quella fra un candidato del Pd, chiunque egli sia e uno di destra, civico quanto gli pare, ma proposto da FdI e Lega di Salvini. Conclusione a memoria del gruppo dirigente democratico, da Dario Nardella ai suoi eredi: bastava che facessero le primarie e molto probabilmente non avrebbero corso il rischio (se Pagnoncelli non si sarà sbagliato) di fare il record negativo dei voti al partito e anche di quello a chi concorre alla poltrona di sindaco o sindaca che dir si voglia. Non c’è da esaltarsi per il primo turno neanche da parte del centrodestra, anche se due cose sono da prendere in considerazione: il distacco dei due leader in competizione è significativamente ridotto rispetto al passato, grazie anche al confronto fra le liste personali. Eike Schmidt diventerebbe la terza lista dopo Pd e FdI, mentre Sara Funaro si fermerebbe a poco più di un quattro per cento. È un risultato che, se confermato dimostrerebbe una certa presa dell’ex-direttore degli Uffizi su una parte dei fiorentini, stanca di una continuità amministrativa che non conosce interruzione da tanto tempo. A parte questo, però, una svolta epocale avrebbe dovuto avere come protagonista non solo un personaggio noto, ma un centrodestra capace di affermare una visione nuova e convincente per Firenze: cosa che non si è vista nemmeno con il cannocchiale. Del resto, lo stesso Schmidt dopo un primo tempo di lampi di notorietà nazionale e internazionale, non ha imposto argomenti alla discussione pubblica che non fossero i soliti e con le solite risposte. Una questione legata alle previsioni di voto è la priorità dei temi che stanno a cuore ai fiorentini: due prima di ogni altro e cioè i trasporti e la sicurezza. Tutto comprensibile per il sentire quotidiano delle persone, ma le classi politiche di ogni parte hanno il compito di pensare anche ai destini di una città che, nella sua parte antica e illustre sta diventando un caravanserraglio turistico, commerciale, con annessa irrefrenabile speculazione urbanistica. Forse i fiorentini che prima credevano di stare in periferia, abitando fuori delle mura, ora guardano al di là dei viali del Poggi e pensano che la periferia sia dall’altra parte: fino a quando gli affitti brevi non arriveranno alla porta accanto, sul loro stesso pianerottolo.