
Lojudice al conclave: la forza silenziosa di una Chiesa che ascolta
6 Maggio 2025
Pierluigi Piccini tra Piancastagnaio e Siena
6 Maggio 2025
- Avete chiuso il bilancio con 12,6 milioni di utile: ma chi ne ha davvero beneficiato? Dov’è l’impatto concreto per i cittadini della provincia, al di là dei numeri da rendiconto?
- L’80% delle risorse è rimasto nel territorio senese, dite. Ma quali aree, quali settori e quali soggetti ne hanno visto un cambiamento reale? Esiste una mappatura trasparente e accessibile delle erogazioni?
- Parlate di rendimento al 6% e portafoglio diversificato: ma su quali strumenti finanziari avete puntato? Sono investimenti coerenti con la missione pubblica della Fondazione o operazioni da hedge fund travestito?
- Gli oneri ordinari sono stati ridotti: ma a che prezzo? Avete davvero tagliato gli sprechi o sono stati sacrificati strumenti e presìdi utili al territorio?
- Cento progetti realizzati: quanti sono ancora vivi? Quali hanno generato occupazione, innovazione o reale coesione sociale? Dove sono i report di impatto, le valutazioni indipendenti?
- Si fa riferimento all’Agenda 2030, ma è solo un’etichetta o c’è dietro un sistema di indicatori serio? Avete rendicontato i risultati rispetto agli obiettivi di sostenibilità o è solo marketing istituzionale?
- In un contesto di crisi sociale ed economica profonda, è accettabile che la Fondazione continui a ragionare in termini di “accantonamenti” e “liquidità”, come fosse una cassaforte chiusa? Non dovrebbe essere un motore di sviluppo e ridistribuzione?
- La Fondazione è il soggetto economico più potente della provincia, ma agisce senza un vero intervento strategico mirato, concordato con gli enti pubblici che ne nominano i vertici. Perché non esiste una cabina di regia territoriale che definisca obiettivi condivisi e priorità comuni?
- Si parla di Pierluigi Fabrizi come futuro presidente, ex vertice della banca: davvero pensate di affidare la guida dell’ente a chi rappresenta il passato più controverso?
- In quattro anni di mandato, cosa resta davvero alla città? Un patrimonio cresciuto di 40 milioni o un progetto duraturo per il futuro di Siena e del suo territorio?