Attraverso le sue opere l’artista di oggi realizza una contro-realtà dove ogni elemento è asservito e manipolato dall’immaginazione del singolodiAchille Bonito Oliva
La strategia, in poche parole, il modo di muoversi secondo i propri interessi, che possono essere storici e costruttivi al tempo stesso, l’arte la individua in taluni casi nella “ ideologia della citazione”. E per ideologia della citazione intendiamo la messa a fuoco di tutto quanto è avvenuto e avviene sprigionando interessi e necessità. L’artista guarda la società ma la guarda da una posizione di distacco, da cui ne intravede l’alienazione, col progetto di una modificazione che non riesce a rendere effettuale. In quanto relegato dalle cose e nello stesso tempo indispensabile alla realtà, pronto all’azione, ma posto sotto il segno della paralisi o perlomeno del dinamismo indiretto del linguaggio. Perché l’arte ha dimesso la presunzione patetica di un confronto diretto col mondo e accettato il luogo obliquo della marginalità. Il luogo della pratica illogica, dello scardinamento delle strutture linguistiche mediante la coscienza specifica del proprio campo operativo. L’arte non è presa immediata sul mondo, ma soltanto possibilità e citazione deviata. Dove la deviazione è la tattica eversiva su un linguaggio codificato che simula la realtà ormai sclerotizzato e irriconoscibile.
Ma se Duchamp è riuscito a spostare i termini dell’arte dall’infelicità alla felicità del circolo, a mutare l’ideologia, è pur vero che gli artisti a noi contemporanei hanno proseguito in questo lavoro ideologico mediante lo smantellamento del concetto di poetica e la smaterializzazione dell’oggetto.
Il concetto di poetica è collegato a un’idea di arte intesa come attività coerente e pratica fedele, ossessiva-affettiva, aimateriali dellapropria produzione. Un’idea che usa come parametro di misurazione estetica, ancora una volta, il logocentrismo, una pratica razionale a cui sacrificare ogni scarto e disubbidienza.
Oggi l’artista lavora sulla linea dello scarto e dello spiazzamento, con opere che utilizzano materiali e linguaggi tra i più disparati, inquanto la sua strategia è quella di cercare, all’interno del linguaggio, dei circuiti di funzionamento alternativi rispetto al linguaggio comune, ancora represso e codificato dal logocentrismo.
È sempre la ragionevolezza a richiedere un’arte materializzata in un oggetto apparente, a non comprendere che la materia dell’arte è il concetto e che le tecniche sono gli strumenti che mettono in movimento il linguaggio.
La strategia dunque dell’artista contemporaneo è mossa da un’ideologia dell’arte, interna all’arte stessa, che cerca un proprio funzionamento e verifica all’interno del linguaggio. Per questo essa è sempre citazione deviata, posta in linguaggio, di una ricerca analitica di un diverso funzionamento della struttura del pensiero, che è sottesa come una griglia all’ineliminabile ingombro del linguaggio.
L’area ideologica dell’arte è inversamente proporzionale alla neutralità con cui essa si pone di fronte alle convenzioni della comunicazione linguistica.
Per questo la zona d’intervento dell’artista è circoscritta all’elaborazione non tanto di nuovi strumenti, quanto di nuovi modi di formazione e di prelievi metodologici da contesti interdisciplinari. L’interdisciplinarietà è un ulteriore sintomo di un intervento ideologico, in quanto tende a sottrarre l’arte dalla sua parzialità disciplinare.
L’artista non s’illude di approdare a una reale totalità, da contrapporre alla parzialità del quotidiano, ma progetta ipotesi di totalità all’interno del linguaggio, che è più articolato e profondo di quanto la realtà non lasci intravedere.
Se la storia vive e si sviluppa lungo il sentiero repressivo della coerenza e del mito della ragione, allora l’arte scopre l’uso e il valore del principio di contraddizione.
L’opera non è il doppio della realtà, bensì una contro- realtà, l’artista non è al servizio delle cose, ma sono le cose asservite e manipolate dall’immaginazione.
L’arte è il momento propedeutico e soggettivo di una liberazione più vasta e sociale che, come un contagio e una malattia, si allarga dall’artista all’intero corpo della collettività.
L’artista contemporaneo vive dentro un mondo gestito dal capitale, in cui ogni prodotto è destinato a una funzione e al consumo. L’uomo non riesce a controllare i meccanismi che presiedono alla storia, dove la passività e la condizione gregaria sono stati di sopravvivenza e di vita.
La risposta dell’artista è possibile col ricorso all’ideologia, intesa come eccitazione di una visione politica, idea per un’azione storica, progetto eversivo sul mondo. L’arte è sempre pratica ideologica contro una realtà che la emargina e non la riconosce, spesso è esercizio e affermazione dell’Io.
L’unico avanzamento ideologico dell’arte è spostare il problema in avanti: dall’Io al Noi.
Ciò è possibile rifiutandosi all’idea tradizionale di creazione e aprendosi alla riflessione, assumendo la cultura, che appartiene alla memoria comunitaria, come citazione.
Opera non soltanto come modello linguistico, ma anche di comportamento, inteso in termini non di stretta operatività bensì più allargati, fino al punto di inglobare il momento etico della motivazione.
La motivazione consiste nella necessità per l’artista di chiedersi se la specificità dell’arte possa salvaguardarlo da qualsiasi tensione politica che lo porti ad interrogarsi sulla possibilità di un’arte, sottratta ai modelli di produzione della società attuale e aperta a nuovi modelli, quelli che praticano la contraddizione e che, in definitiva, affermano un’arte come pratica ideologica del Noi.