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Luca Mercalli
francesco grignetti
È tentato quasi dall’alzare le mani, il meteorologo Luca Mercalli, di fronte alle immagini dell’ennesima alluvione. I morti, le case inondate, i ponti che vengono giù. Sì, Mercalli è sconsolato. E non solo per le vittime, i dispersi, gli sfollati e una terra ferita. C’è il presente tragico e c’è l’angoscia per il futuro, prevedibile. «Quante migliaia di volte avrò scritto che dobbiamo fermare la corsa al surriscaldamento globale? Eppure nulla succede, ci si commuove ora, poi si volta la testa fino alla catastrofe prossima». È un atto di accusa durissimo, il suo. E nessuno si può dire innocente.
Mercalli, la Romagna è di nuovo in ginocchio, sotto metri di acqua.
«Sono gli eventi estremi collegati al riscaldamento globale. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Gutierres, ci ricorda che ogni frazione di grado conta, per mantenere il più possibile il limite di 1, 5 ° stabilito dagli Accordi di Parigi. Sia chiaro: più scaldiamo l’atmosfera terrestre, e più questi fenomeni diventeranno frequenti e intensi. A livello globale dobbiamo contenere il rischio di peggiorare la situazione, però questo è già il nostro presente».
Molti, sentendo parlare di surriscaldamento globale, pensano sia solo un problema di caldo. Cosa replica?
«No, bisogna capire che il surriscaldamento porta a eventi meteo sempre più estremi».
E noi, sballottati tra gli estremi, passiamo da siccità feroci a precipitazioni che tutto divorano. Fino a quando?
«C’è semplicemente più energia in atmosfera, quindi posso avere un vento sempre più violento e una pioggia più forte. Ma diciamolo: non possiamo continuare in questa ignoranza voluta».
Voluta?
«Sì, voluta. Io stesso avrò scritto migliaia di articoli. Eppure sul Pil che sale o che scende sappiamo tutto. Su queste cose, ogni giorno ci tocca ripetere argomenti che dovrebbero essere l’Abc».
La politica non si salva, ma sembra che lei non salvi nemmeno la società?
«No, perché è evidente che voltiamo la testa per non vedere».
Non vedere che cosa?
«La frequenza degli eventi estremi. Senigallia, a settembre. Ischia, a novembre. Ora due eventi fortissimi in Romagna a distanza appena di 15 giorni. Eppure la spiegazione è sotto i nostri occhi: il Mediterraneo sta diventando bollente, aumenta l’evaporazione, l’umidità si deve scaricare a terra».
Qualcuno ironizza sul fatto che si temeva la siccità e invece piangiamo i morti da pioggia. Humor nero?
«Non capisco cosa ci sia da ridere. Usciamo dalla siccità peggiore degli ultimi due secoli, peraltro preceduta da altre siccità del 2017 e 2019. Ne avremo presto altre, meglio prepararsi con una manutenzione delle reti e dei bacini. Ma che la siccità dovesse terminare con le piogge è normale. Anormale e inquietante è che si esca da un evento estremo con un altro evento estremo».
Che cosa fare, allora?
«Innanzitutto fermare la corsa delle emissioni. Ovviamente l’Italia, con il suo 1%, pesa poco. Si devono smuovere i giganti come Stati Uniti o Cina. Ma siccome dev’essere uno sforzo globale, anche noi dobbiamo fare la nostra parte. E non vedo tanti pannelli fotovoltaici sui tetti o molto risparmio energetico. Quella del bonus energia era una buona idea, ma è stato portato avanti male».
E per mitigare il rischio?
«Occorre studiare caso per caso, a dimensione di bacino, con tutte le competenze attorno a un tavolo, dagli ingegneri agli agronomi, ai forestali. Poi bisogna abbattere e ricostruire, ma lontano dai fiumi, per carità».
La sua priorità?
«Servirebbe una legge contro il consumo di suolo perché questo episodio ci ha messo ancora davanti agli occhi quanto voglia dire aumentare la vulnerabilità del territorio. Basta con il cemento. Tra l’altro, la terra ci serve per la nostra autosufficienza agricola, per il paesaggio, per il turismo».
Però la politica e la società non ascoltano. È così?
«Perché il cambiamento climatico va a toccare la nostra responsabilità personale. Richiede impegno. E salvo i ragazzi che si battono per il clima, nessuno vuole fare sacrifici».
I ragazzi di Ultima generazione le sono simpatici, eh?
«Certo. Come quelli di Fridays for future. Io non userei la vernice, perché da un punto di vista comunicativo non ha pagato, però ciò non toglie che la loro motivazione sia assolutamente pertinente».