Dalla reazione al regime fascista della mostra “ Retroscena” alla denuncia della guerra in Ucraina di Oleksandra Horobets tutti gli appuntamenti dell’autunno. Risaliti: “ Siamo parte della città”
di Lavinia Elizabeth Landi
Mentre si prepara a lasciare andare l’arte di Louise Bourgeois, le sue più intime gouaches rosse, i ragni bronzei e le celle in mostra ancora per un mese, il Museo Novecento di Firenze presenta le iniziative di questo autunno, dalla premiazione “Rinascimento +” dei collezionisti e mecenati che sostengono l’arte il 28 settembre, al primo incontro del festival “ Match” il 5 ottobre al Convento di Sant’Orsola, e poi le tre nuove esposizioni unite dalla dicotomia tra “ arte e potere”. La mostra “ Retroscena — Storie di resistenza e dissidenza nella collezione Della Ragione”, dal 28 settembre fino al 2 aprile, ne è l’emblema: « L’esposizione raccoglie alcune opere della collezione permanente di Alberto Della Ragione che hanno in comune la presa di posizione degli artisti nei confronti degli avvenimenti di cronaca di un’epoca buia, una reazione al regime fascista degli anni ‘ 20 e ‘ 40 del Novecento » , racconta il direttore del museo Sergio Risaliti. Mario Mafai, Antonietta Raphaël, Renato Guttuso, Renato Birolli, Scipione, Emilio Vedova: tra impegno civile e politico dichiarato, e un’azione di protesta più silenziosa, i quadri in mostra presentano « una varietà di sentimenti » , spiega Risaliti, come l’opera “ Massacro” di Guttuso che è quasi un manifesto, una pagina di denuncia, o “Fantasia” di Mafai, «un piccolo olio su tavola tra il grottesco e il tragico che ritrae gli squadristi, sadici e violenti mentre impalano dei corpi martoriati»; altre opere reagiscono al regime con immagini meno dirette, « pronunciando dietro le quinte i traumi e le angosce generate in quegli anni oscuri e violenti » , continua Risaliti, come quelle di Scipione, che riuscì a rappresentare nel quadro “ Apocalisse”, una danza di corpi nudi che si cercano e si feriscono, i tormenti del tempo, tre anni prima di morire nel 1933. La mostra “ Retroscena”, curata da Risaliti insieme a Eva Francioli e Chiara Toti, « è un ritorno a quello che fu, alla rivolta dell’arte contro la guerra».
In modo simile, quasi parallelo nella dimensione contemporanea, una giovane artista ucraina riporta l’attenzione verso uno dei conflitti in corso più drammatici, focalizzando la propria lente sul periodo dell’infanzia, con i ricordi a volte falsati dal rumore del tempo, che scorre rapido nei contesti violenti: « Ho paura di disegnare mia madre » di Oleksandra Horobets, in mostra da lunedì 23 settembre fino al 30 novembre, raccoglie « memorie infantili che mischiano finzione a realtà » , spiega Stefania Rispoli, curatrice insieme a Risaliti della prima esposizione dell’artista. Come accade nel processo di rielaborazione dei ricordi che a volte manipola e traduce, così le memorie di Horobets — e quelle di alcuni bambini ucraini le cui testimonianze furono raccolte in un breve documentario girato nel 1984 e recuperato dall’artista — raccontano una prima età frammentata, fatta di amore e indifferenza, audacia e timore. « Guarda la mamma » ripetono voci infantili dal filmato in 16 mm, frase che l’artista scrive e riscrive nei racconti che insieme ai disegni cercano di riprodurre le sue personali memorie, poi i “perché” si susseguono insistenti, e i ragionamenti che a volte precedono alcuni comportamenti dei bambini: «La mamma non mi vuole perché sono cattiva. Io sono cattiva perché la mamma non mi vuole», dice una piccola ospite dell’orfanotrofio, o casa famiglia, dove venne girato il filmato. Attraverso immagini artistiche, fotografiche e cinematografiche, Horobets mette in scena alcuni istanti del periodo più delicato dell’esistenza, a lungo esplorato anche da Louise Bourgeois.
La personale dell’artista nata a Starokonstantinov, in Ucraina, e arrivata in Italia all’età di dodici anni per ricongiungersi con la madre, rientra nel progetto “ Wonderful!” iniziato dal museo nel 2020 per sostenere la ricerca delle nuove generazioni di artisti che lavorano in Italia, promotore anche della terza mostra di autunno del museo Novecento, «Anche in un castello si può cadere » , l’esposizione finale della residenza d’artista finanziata da Maria Manetti Shrem. Curata da Benedetta Casini, anche lei in residenza, la mostra riunisce le opere di Friedrich Andreoni, Lucia Cantò, Benedetta Fioravanti e Giovanna Repetto, che hanno lavorato all’interno degli appartamenti al Museo e degli studi alla Manifattura Tabacchi, e sarà visitabile dal 28 settembre al 10 novembre al Caveau, luogo ancora non restaurato e perciò simbolico della vita passata della Manifattura. «Il museo è entrato a fare parte delle abitudini culturali della città » , conclude Risaliti facendo riferimento agli oltre 70.000 visitatori dell’ultimo anno, «e si è trasformato in pochi anni in una realtà poliedrica e polifunzionale, aggiungendo alle sue funzioni di conservazione e valorizzazione della Collezione, quelle di produzione di mostre ed eventi insieme alla ricerca e formazione artistica » . Le mostre “ Lorenzo Bonechi. Città celesti”, dedicata all’artista toscano scomparso poco prima di compiere quarant’anni, e “Clemen Parrocchetti”, un omaggio alla pittrice italiana, sono invece le anticipazioni per il periodo invernale, dal’8 novembre a febbraio.