
Trump in Medio Oriente: affari e interessi familiari
14 Maggio 2025
Madonna – Like A Prayer
14 Maggio 2025
La crisi dell’ex Ilva di Taranto si aggrava. Dopo l’incendio del 7 maggio all’Altoforno 1, la Procura ha disposto il sequestro dell’impianto e l’azienda ha annunciato la cassa integrazione per quasi 4.000 lavoratori, destinati a salire fino a 5.500. La produzione è ormai ai minimi storici: con un solo altoforno operativo, il piano industriale da 6 milioni di tonnellate annue appare irrealizzabile.
È scontro tra Acciaierie d’Italia, governo e magistratura. L’azienda e il ministro Urso accusano ritardi nelle autorizzazioni ai lavori di messa in sicurezza, ma la Procura e l’Arpa Puglia respingono le critiche. Intanto, l’indagine ha portato all’iscrizione di alcuni dirigenti nel registro degli indagati.
La trattativa con Baku Steel, il gruppo azero interessato all’acquisto, è ora in bilico. Il peggioramento della situazione produttiva e legale sta raffreddando l’interesse degli investitori. I commissari stanno valutando anche contatti alternativi, come il colosso cinese Baosteel.
I sindacati chiedono un intervento urgente del governo e denunciano l’assenza di un piano industriale serio. La transizione verso una produzione decarbonizzata è ancora ferma, l’Autorizzazione Integrata Ambientale non è stata rilasciata e le risorse disponibili si stanno esaurendo. L’ipotesi di nazionalizzazione torna al centro del dibattito.
Il futuro dell’impianto resta incerto. Senza un’azione rapida e condivisa, l’ex Ilva rischia il tracollo industriale, ambientale e sociale.