Bob Dylan – Just Like a Woman
8 Luglio 2023Firenze. Nell’area Unesco persi in otto anni 4mila residenti
8 Luglio 2023Firenze. Un bar o un ristorante ogni 31 abitanti. Così il «mangificio» cambia il centro
Con il regolamento Unesco numeri stabili, ma calano gli alimentari e salgono le somministrazioni
Giulio Gori
Nel centro storico di Firenze c’è un bar o un ristorante ogni 31 abitanti. È il dato impressionante dell’area Unesco, con 1.208 locali di somministrazione di bevande o alimenti su 37.494 residenti. Tendendo conto anche delle botteghe di commercio alimentare (pizzicagnoli, macellai, salumieri), che in centro sono 839, nel complesso c’è un’attività legata al «mangificio» ogni 18 fiorentini. Un’ulteriore riprova del fatto di un sistema economico-commerciale che, per prosperare, deve reggersi per gran parte sui turisti e che per questo si rivolge sostanzialmente a loro. Sono i numeri, relativi al 31 dicembre scorso, che la vice sindaca Alessia Bettini ha dato in risposta a un’interrogazione del consigliere comunale di Fratelli d’Italia Alessandro Draghi.
Dai dati emerge che il regolamento Unesco adottato da Palazzo Vecchio nel 2016 per fermare la proliferazione del mangificio sta comunque avendo degli evidenti effetti di contenimento: se infatti questo tipo di attività «nel decennio 2005-2015 risultavano più che triplicate — ha spiegato Bettini — con l’entrata in vigore del regolamento il trend di crescita di attività alimentari nel centro storico, tra commercio e somministrazione, è diminuito sensibilmente». In tre anni, dal 2019 al 2022, il totale è passato da 2.075 a 2.047.
Ma dividendo i dati per tipologia, emerge qualcosa di diverso. Le attività di somministrazione, se nel 2019 erano 1.190, nel 2022 sono diventate 1.208. Diciotto in più. La crescita, comunque contenuta, diventa tuttavia significativa, non soltanto perché la pandemia non sembra aver sortito effetti (tanto che anche nel 2020 e nel 2021 erano lentamente cresciute), quanto perché invece calano le attività di commercio alimentare: le botteghe, che sono anche ad uso anche dei residenti, dal 2019 sono passate da 885 alle 839 dello scorso 31 dicembre. 46 in meno. Se per mangiare una fetta di pizza al taglio o un panino c’è l’imbarazzo della scelta, è invece sempre più difficile comprare il pane, il latte o le uova. Con i forni e i pizzicagnoli che chiudono e con i residenti costretti ad andare al supermercato non solo per la spesa, ma per qualsiasi minima necessità.
In parallelo questo fenomeno, si assiste anche alla progressiva concentrazione del mangificio in un’area sempre più ristretta del centro storico, quella più frequentata dai turisti: le nuove attività comprano licenze da realtà che chiudono, spostandole in un cerchio sempre più limitato. E spesso si lasciano alle spalle una saracinesca abbassata. Il caso più eclatante è quello di Borgo San Frediano, un pullulare di bar e ristoranti tra via dei Serragli e piazza del Carmine, e un cimitero di bandoni chiusi nella parte centrale, quella che ruota attorno all’ex cinema Eolo.
Lo stesso Alessandro Draghi, a commento dei numeri di Palazzo Vecchio, spiega: «Calano i negozietti, le botteghe, e aumenta lo street food, le cosiddette “mangiatoie per turisti”. E queste attività si concentrano sempre di più, è davanti agli occhi di tutti». Così il consigliere d’opposizione lancia una proposta: «Il provvedimento di Palazzo Vecchio per bloccare lo spostamento delle licenze alimentari in alcune strade simbolo, come nel caso di via Tornabuoni, non basta, andrebbe allargato a tutta la zona più frequentata dai turisti — dice — Ad esempio, sulla direttrice tra piazza della Repubblica e piazza Beccaria (ovvero via del Corso, Borgo degli Albizi, via Pietrapiana e Borgo La Croce, ndr ) ogni due, tre, al massimo cinque botteghe, ce n’è una che dà da mangiare. E fino a pochi anni fa non era così».
https://corrierefiorentino.corriere.it/