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12 Luglio 2024Celata (La Sapienza): serve una scossa, anche alle altre città
«I giudici del Tar non si sono espressi nel merito, ma nella sentenza non c’è alcun passaggio in cui anche solo implicitamente emerga che il provvedimento che stoppa le locazioni turistiche non si possa fare». A dirlo è il professor Filippo Celata, ordinario di Geografia economica alla Sapienza di Roma, che da anni studia l’impatto degli airbnb sulle nostre città.
Professor Celata, lei crede che il provvedimento, se inserito nel Piano operativo, possa quindi resistere ai ricorsi?
«È chiaro che il dispositivo formalmente si pronunci solo su quel che è strettamente necessario, ma se si prova a leggerlo in controluce, sembra quasi dire che le la norma viene scritta bene è possibile farla. Io credo che un’eventuale sentenza nel merito non possa cancellare tutto, anzi potrebbe magari respingere ma almeno dirci per la prima volta quali siano gli effettivi margini di manovra in mano alle Regioni e ai Comuni».
Il governo, col decreto Salva Casa ha liberalizzato i passaggi da una categoria d’uso all’altra. È una dichiarazione di guerra al modello Firenze?
«Non è mia competenza parlare degli eventuali profili di incostituzionalità del decreto, anche se credo che difficilmente le Regioni accetteranno di essere state tagliate fuori. Ma ho un’opinione paradossalmente positiva di quelle norme: vanno verso una liberalizzazione, ma pur sempre fatto salvo quanto disposto dagli strumenti urbanistici comunali. A questo punto è impensabile che un Comune rinunci a disciplinare la materia».
Quindi ritiene che Funaro farebbe bene a riproporre la norma Nardella?
«Ribadisco che è necessario arrivare una volta alla fine di questa sperimentazione: ben venga una pronuncia dei giudici su una materia che finora non è mai stata chiarita e sui cui lo Stato in teoria non avrebbe competenza, visto che non stiamo parlando di come si redigono i contratti di locazione».
Quando Nardella annunciò la norma ci fu un’impennata di registrazioni degli airbnb, ora se ne rischia una nuova, in caso di ulteriore annullamento non si potrebbe arrivare paradossalmente all’effetto contrario?
«È una preoccupazione che ho già espresso: è chiaro che se annunci un blocco delle nuove registrazioni lo devi attuare subito, altrimenti produci l’effetto contrario a quello desiderato».
Firenze è molto sola in questa partita: non le sembra una debolezza?
«Lo è: ci sono sindaci di grandi città, come Roma e Napoli, che riservano applausi a Firenze, ma poi restano dietro la porta ad aspettare di capire come finirà in Tribunale. C’è Venezia, l’unica città che con una norma ad hoc avrebbe la possibilità di regolare la materia, che non fa niente. E, ancora di più, c’è la Regione che è la grande assente di questa vicenda: eppure ha competenza sul turismo e sull’urbanistica (quest’ultima in Toscana è a sua volta delegata ai Comuni, ndr ), dovrebbe essere la protagonista. Non è scritto da nessuna parte che su questa materia debba intervenire lo Stato».
Nel 2017 il governo impugnò la legge sul turismo della Toscana. E la Regione fece un passo indietro senza neppure arrivare al confronto in Corte costituzionale.
«Prima o poi bisognerà arrivarci. Io ne sono convinto: una norma potrà essere bocciata, ma nessun giudice potrà mai dire che non si può fare nulla».
Firenze cosa dovrebbe fare per trasformare questa battaglia solitaria in un movimento più ampio?
«Funaro, oltre a portare a casa la norma sul centro storico, dovrebbe fare quel che ha detto Nardella in campagna elettorale qui a Roma: bloccare i nuovi airbnb anche nel resto della città. Il provvedimento non reggerà? Pazienza, ma politicamente serve dare una scossa. E non dobbiamo pensare che Barcellona abbia a disposizione norme particolari che in Italia non abbiamo. Tutto sta nel provarci e andare a scoprire il limite».
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