Adriano Giammanco
Penso meriti di essere ricordato Michele Perriera, con la sua vasta opera di scrittore, autore, regista teatralee saggista. Se non è una parolaccia, un grande intellettuale dei nostri anni
di Piero Melati
Questa estate sarà capi tato di vedere, in uno dei tanti festival culturali italiani, un docufilm dal titolo Il piano segreto, che è stato presentato nel giugno scorso al “ Biografilm 2024” di Bologna, firmato da Ruben Monterosso e Federico Savonitto. La pellicola è dedicata a Michele Perriera. Chi sarà mai costui? Nei fotogrammi, tra le testimonianze di una star del teatro come Emma Dante o della pluripremiata fotografa Letizia Battaglia, lo si definisce « il più grande drammaturgo del Novecento » e, quale scrittore, « uno dei più grandi intellettuali italiani » . Se davvero è così, la domanda da porsi è non tanto come mai Perriera sia stato quasi dimenticato ( destino comune a molti), bensì perché non sia stato collocato nel posto che merita. Se da qualcosa discende questo interdetto, esso è certamente da attribuire alla Sicilia e al suo destino.
Una prova? Chiediamoci se sia capitato a tanti altri intellettuali italiani, nei primi anni Sessanta, di fare intensamente combriccola con calibri quali Arbasino, Balestrini, Barilli, Bonito Oliva, Celli, Colombo, Eco, Giuliani, Guglielmi, Manganelli, Porta, Sanguineti, Testa, Vassalli. Si trattava, a quei tempi, di formare un cartello per cannoneggiare il neo- realismo in voga e fare spazio ai nuovi linguaggi ( giornalismo, pubblicità, tv). Con questo preciso statuto nasceva il Gruppo 63, divenuto in seguito un mito letterario, di cui Perriera fu uno dei riconosciuti fondatori. Il gruppo si riunì a Palermo, e i suoi componenti, tornati nel “ continente”, presto trovarono posto nelle successive storie della letteratura. Tranne Perriera, che non solo scelse di non abbandonare l’Isola, accettandone il « luttuoso lusso » ( Bufalino) e la « isolitudine » ( Sciascia), ma ruppe anche con i suoi sodali.
Un carattere schivo a ogni compromesso, almeno quanto gentile, modesto, pacato nei modi, era questo palermitano del 1937, morto a Cefalù nel 2010. Ha fondato la scuoladi drammaturgia “ Teatés”, ha diretto dal 1994 per Sellerio una collana editoriale di teatro, ha scritto numerose opere di narrativa o “ ibride”, i cui titoli rivelavano l’originale personalità:La principessa Montalbo
del ’ 63,Il romboide del ’ 69,Il piano segreto dell’ 84, l’intervista- memoirMarcello Cimino, vita e morte di un comunista soave del ’ 91,Anticameradel ’ 94,La spola infinita, che vincerà il Premio Mondello, del ’95,Con quelle idee da canguro. Trentasei anni di note ai margini del ’ 97,Atti del bradipo del ’ 98 eRitorno del 2003. Ma, soprattutto, spicca la trilogia dei romanzi:A presto del ’90, Delirium cordis del ’ 95 eFinirà questa malìa? del 2004, il cui cerchio si chiuderà con
Romanzo d’amore del 2002 e con La casadel 2007.
Michele Perriera, che ha avuto due figli d’arte ( Giuditta, attrice, e Gianfranco, regista e saggista), meriterebbe una biografia. Qui non resta che accennarne per spunti trasversali. Sul teatro basti dire che fu scrittore e regista di numerose opere originali, oltre che delle variazioni di Shakespeare, Cechov, Feydeau, Ionesco, Beckett. Tra i critici divenne famoso per trattare i testi al modo di una partitura musicale, le parole come suoni, i corpi degli attori come strumenti di un’orchestra. « Faccio teatro sin da bambino per avere notizie di me stesso » , ha affermato.
Scavare, testimoniare: presto riverberò la ricerca dal palcoscenico alla scrittura. Scelse la strada della « triste scienza » di Adorno: se l’etica è morta, l’afflizione per la sua scomparsa dimostra che siamo ancora vivi, dunque possiamo cercarne un’altra. Non fu solo filosofia: piuttosto ne inseguiva le tracce nella realtà. Lo dimostra Come in sogno. Il racconto di Palermo, in cui Glifo edizioni ha riproposto nel 2023 una intervista al sindaco Leoluca Orlando del 1988 ( intervista richiestagli da Letizia Battaglia): non solo il ritratto di un primo cittadino, ma attraverso l’identikit del “ viceré” ( ben 28 anni di governo) si entra nella spirale della condizione umana siciliana.
Poi c’è l’influenza di Philip Dick e la fantascienza, ovvero quelle stesse frontiere del narrare cui si rifaceva il Gruppo 63. Il primo libro della trilogia,A presto, è una distopia su una Palermo dove il sole non tramonta né sorge, una montagna emette urla d’animale, il cuore degli esseri umani si è rimpicciolito. Il romanzo farà il paio con l’ultima prova, La casa, dove una abitazione — al pari del naso di Gogol’ — scompare nel nulla.
L’alto e il basso. Perriera era una delle prime firme del quotidianoL’Ora di Palermo. Qui ha dedicato al calcio alcuni dei suoi articoli più belli, perché vedeva lo stadio come un gran teatro della vita. Rievocò, ad esempio, la pittoresca figura palermitana di “ Vicé u’ pazzu”, un ultrà anzitempo, famoso per chiunque frequentasse gli spalti della Favorita negli anni ’ 60 e ’ 70: usava andare in curva calzando un immenso sombrero, battendo su un grande tamburo, tutto vestito di rosa e di nero, i colori del club, guidando una processione di tifosi che non mancava mai di seguirlo. Come in un eterno carnevale, il personaggio viveva in una casa colorata tutta in rosa e nero, comprese lenzuola e suppellettili. Perriera ne fece un personaggio dell’inconscio collettivo della città, descrivendolo come un moderno Don Chisciotte di Cervantes, che aveva scelto di restare prigioniero di un sogno pur di evadere una realtà fatta soltanto di povertà, fame e mafia.