Buco nella Sanità, più tasse ai redditi alti l’ipotesi dem se il governo non interviene
28 Novembre 2023Mps, la vendita del 25% fa rientrare (in parte) lo Stato. Ma il futuro…
28 Novembre 2023Galleria dell’Accademia La prima monografica europea dedicata al pittore fiorentino del ‘500allievo di Andrea del Sarto. Ebbe notevole successo, ma Vasari lo snobbò. E fu l’inizio dell’oblio
di Loredana Ficicchia
Pier Francesco Foschi, un pittore fiorentino da riscoprire. È a lui che la Galleria dell’Accademia dedica da oggi la prima monografica in Europa, rispolverando le virtù di un artista cinquecentesco, ammantato di successo finché era in vita, poi caduto nell’oblio. Probabilmente perché escluso dal Vasari nelle sue Vite, in ragione di gelosie o differenti posizioni politiche-religiose.
La mostra Pier Francesco Foschi (1502-1567) pittore fiorentino , a cura di Cecilie Hollberg con la sua squadra di esperti, Elvira Altiero, Nelda Damiano e Simone Giordani, col supporto di Carlo Falciani e Antonio Pinelli, consiste in 40 opere autografe tra pitture e disegni, alcune restaurate per l’occasione (grazie anche alla generosità di Fabrizio Moretti), altre frutto di importanti prestiti, mentre è ancora sotto le mani delle restauratrici nella basilica di Santo Spirito la Trasfigurazione (1545-1550), una pala d’altare (una delle tre) chiaramente manierista, che rivela come Pier Francesco Foschi, allievo di Andrea del Sarto, risentisse dell’influenza di Michelangelo e Pontormo. Quest’ultimo in particolare per quei colori brillanti con cui abbiglia le sue vergini anche nei dipinti eseguiti per la committenza privata tra cui i Medici, i Pucci e i Torrigiani. Ma è l’eccezionale commissione delle tre pale d’altare eseguite per Santo Spirito negli anni quaranta del Cinquecento, a segnare la carriera di Foschi oltre al ruolo che gli fu assegnato per riformare l’antica Compagnia di San Luca nell’Accademia del Disegno (1562—1563) nel novero di grandi nomi tra cui Vasari, Bronzino, Michele di Ridolfo, Francesco da Sangallo e il Montorsoli. Arruolato nelle grandi imprese della neonata Accademia, fino alla fine dei suoi giorni non disdegnò di mettere mano anche agli apparati effimeri per le solenni esequie di Michelangelo o per le nozze di Francesco I con Giovanna d’Austria.
Ed ecco l’esposizione suddivisa in cinque sezioni. L’Esordio offre all’attenzione la pala d’altare raffigurante la Madonna col Bambino tra i santi Benedetto e Bernardo commissionata dalla famiglia Lotti. In Sull’esempio del maestr o, sono messe in luce le repliche da prototipi di Andrea del Sarto che costituirono una parte importante della sua produzione, per esempio la Madonna col Bambin o, la cui composizione deriva da un disegno (smarrito) del suo maestro verso la metà degli anni Venti. In tema di repliche va citato Il sacrificio di Isacco . Andrea del Sarto tra il 1528 e il 1529 ne dipinse tre versioni. La copia su tela eseguita da Foschi qualche tempo dopo riproduce fedelmente l’esemplare non finito proveniente da Cleveland — il più antico della serie — evidenziando nel confronto come il Foschi cercasse una sua personale interpretazione di quella pittura che sempre rimase il suo faro, quella di Andrea del Sarto.
Nella sessione Le pale d’altar e, di Pier Francesco Foschi ne vediamo una proveniente dall’Ashmolean Museum di Oxford mentre vanno ricondotti agli anni Trenta i quattro scomparti dell’imponente polittico della Confraternita del Sacramento di Fivizzano e la Pala della Madonna del Piano , dipinta tra 1538 e 1539 destinata al convento di San Benedetto a Settimo. Di quest’ultima si presenta anche l’inedita predella raffigurante San Pietro che risana gli infermi. La straordinaria Resurrezion e commissionata da Antonio Bettoni per la basilica di Santo Spirito tra il 1542 e il 1545 rappresenta uno dei vertici della sua produzione ed è una delle tre pale ricordate da Vasari. La sezione si conclude con il Cristo in pietà sorretto dagli angeli e la sua predella conservato nella Galleria dell’Accademia. La devozione privata è un’altra sezione della rassegna. Anche in questo caso il Foschi attinge al tratto sartesco ma con interpretazioni personali. Allunga le figure e spinge sulla devozione moltiplicando la presenza degli angeli nei suoi dipinti. Nella Madonna col Bambino e due angeli , la collocazione del gruppo sacro tra le nuvole allude al titolo di gloria della Vergine come Regina del Cielo, mentre nella più tarda Madonna col Bambino, san Giovannino e angeli , la figura di Gesù addormentato su un fascio di grano prefigura la sua morte e resurrezione e, dunque, la salvezza per il cristiano. Chiude la sezione Giuditta e Oloferne , soggetto testamentario dal significato anti-tirannico e libertario. Giuditta è rappresentata nell’atto del suo delitto con la fronte corrugata e l’espressione feroce, ma a differenza della narrazione di Caravaggio non c’è sangue a volontà a enfatizzare il crimine. E poi I ritratti . In ossequio al crescente interesse nel Cinquecento per la ritrattistica, Foschi ricostruisce l’identità degli effigiati per sottolinearne lo status, come nel Ritratto del cardinale Antonio Pucci o nel Ritratto di Bartolomeo Compagni mentre in quelli femminili enfatizzò la bellezza ideale, l’eleganza e la virtù senza mai perdere di vista l’importanza dell’abbigliamento incaricato di esaltare o sminuire la dignità, il carattere e lo status chi lo indossava.
https://corrierefiorentino.corriere.it/