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ROMA — Per buona parte bisogna ringraziare il meteo, con un inizio di autunno quanto mai mite e temperature sopra le medie. Ma hanno inciso anche le politiche di risparmio avviate dalle imprese e dalle famiglie. Nonché i primi accenni di recessione, con un rallentamento della produzione industriale e conseguentemente della domanda di energia. Sono i motivi principali che spiegano come mai la bolletta del gas, di fatto, rimarrà pressoché invariata per il mese di ottobre, al massimo con un calo di qualche punto percentuale.
Domani arriva la revisione delle tariffe del metano per le famiglie, partite Iva e piccole imprese. Arriva con le nuove regole approvate in estate dall’Arera, l’Authority che regola il settore energia. Le tariffe non verranno più aggiornate ogni tre mesi, come è accaduto finora, ma mese per mese. Questo per adeguarsi a quotazioni della materia prima che – dopo il periodo Covid e la guerra in Ucraina non sono più stabili e prevedibili come è invece accaduto per anni. Inoltre – ed è la seconda novità – le nuove tariffe vengono calcolate a ritroso, tenendo conto delle medie dei prezzi del gas sul mercato degli ultimi trenta giorni: in pratica, ai primi di ogni mese sarà annunciato quanto si dovrà pagare per quello precedente.
E come mai le bollette non subiranno variazioni? Perché per tutto il mese scorso la domanda di gas è sempre rimasta molto bassa e diconseguenza anche i prezzi. Sia perché non c’è stato bisogno di accendere i riscaldamenti, sia perché le imprese ne chiedono di meno. Da un lato le aziende hanno migliorato in efficienza, dall’altro hanno cominciato a rallentare le attività, visto che prezzi del metano sonocomunque elevati: esattamente un anno fa, sui mercati europei, il gas costava 50 euro al megawattora mentre ora vale attorno ai 120 euro. Le quotazioni sono state anche più elevate, con un massimo storico a fine agosto, oltre i 340 euro.
In questo caso, i prezzi spinti dalla corsa dei singoli Paesi Ue a raggiungere – prima dell’autunno l’80% dei livelli di riempimento degli stoccaggi (il 90% per la fine dell’anno). Obiettivi già superati (l’Italia sta al 96%), ma con una ricaduta negativa sui prezzi, saliti per tutta l’estate per l’eccesso di domanda. Ora che gli stoccaggi sono pieni, i prezzi sono ovviamente crollati.
Gli stoccaggi – ex giacimenti che vengono riutilizzati come depositi – saranno fondamentali per superare l’inverno, per far fronte al calo delle forniture russe. Serviranno soprattutto nei mesi più freddi gennaio e febbraio – quando la domanda raggiunge il suo picco.
I paesi europei hanno cominciato a ridurre in modo consistente le importazioni dopo l’invasione dell’Ucraina: come rivela il bilancio di Gazprom, il colosso energetico controllato dal Cremlino, le esportazioni verso i paesi al di fuori delle repubbliche ex Urss è calato rispetto all’anno prima del 42,6%, Una riduzione che per nove decimi si riferisce al crollo degli acquisti da parte dei paesi Ue e della Gran Bretagna.
Secondo Gazprom l’Europa non riuscirà a passare l’inverno nemmeno con gli stoccaggi pieni: secondo la società del Cremlino qualche paese Ue ha già cominciato ad attingere agli stoccaggi. In realtà, secondo gli esperti tutto dipenderà da quanto farà freddo. Cosa impossibile da valutare in questo momento.