PAOLO RUSSO
Cannabis e cocaina o qualche nuova sostanza sintetica. Di quelle che oggi si comprano magari a 10 euro ma che fanno più danni delle già pericolose “tradizionali”. Poi magari un cocktail di psicofarmaci, mandati giù con un po’di alcol. Uno stordimento che per molti parte dall’autoisolamento dentro la realtà virtuale del web, dove il 36% dei ragazzi si immerge per 5 o anche più di 6 ore al giorno. È la generazione Z dipendente da tutto, perché confusa, in crisi di identità, tanto social quanto alla fin fine asociale e sempre più lontana dai genitori, quasi degli sconosciuti per 3 ragazzini su 4 under 13, soprattutto quando Internet si sostituisce al mondo delle relazioni reali. Finendo in qualche caso, sempre meno raro, per degradare in cyberbullismo o violenza vera e propria.
A fotografare il malessere che attanaglia i nostri giovani e giovanissimi in età scolare sono due rapporti che saranno disponibili a breve: la relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze e lo studio Espad, condotto dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr.
Da entrambi risulta chiaro un fatto, come spiega Simona Pichini, direttrice reggente del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Iss, «che il problema principale è il malessere che spinge questi ragazzi alla dipendenza un po’ da tutto, perché siamo sempre più di fronte a giovani pluriconsumatori e pluridipendenti di droghe tradizionali e nuove, alcol e psicofarmaci». Ed è così a cominciare dall’uso di droghe. La sostanza d’abuso principe resta la cannabis, di cui fa uso un 25-30% dei ragazzi fino a 20 anni. La cocaina è stata consumata invece almeno una volta dall’1 al 3% di giovanissimi 3 giovani. Detta in percentuale fa poco effetto ma parliamo di 50-100mila ragazzi e ragazzini.
E come afferma Pichini «nelle grandi città queste percentuali raddoppiano con una crescita sensibile del crack a Roma e dell’eroina a Milano». Altrove l’ero è invece diffusa tra lo 0,7 e lo 0,8% dei diciottenni mentre uno su cento fa uso di anfetamine. «Il 10% di chi usa queste sostanze acquista soprattutto nel web e nel dark web anche le nuove droghe sintetiche», spiega la direttrice dell’Iss. «Per andare in discoteca ci si fa di cocaina e anfetamine, poi se ci sono ancora soldi -racconta- si fa un altro tour altrimenti ci si calma con le benzodiazepine, come lo Xanax. Ma nel Web si trovano anche quelle di nuova generazione, molto più potenti e accessibili a tutti in confezioni a partire da 10 euro, anche se nel dark web la moneta in uso è il Bit-coin per non lasciare tracce».
Ma vanno molto anche i cannabinoidi sintetici, molto più potenti della cannabis ma in grado di sfuggire ai controlli su urina: ne fa uso tra l’1 e il 6% della popolazione giovanile. Stesso discorso per i catinoni sintetici, stimolanti dagli effetti simili alla cocaina o alle anfetamine, che si acquistano su internet al costo di 20-30 euro a sacchettino, dose che basta per una giornata intera.
A fare più paura è però la crescita delle ketamina, che con l’1% – e parliamo sempre di giovanissimi consumatori – ha soppiantato le anfetamine, provocando effetti dissociativi e di morte apparente. Allarme rosso anche per i nuovi oppioidi sintetici, da 100 a mille volte più potenti dell’eroina, prodotti a basso costo e cha hanno già fatto strage di giovani nei paesi anglosassoni e nell’est Europa, con i primi decessi segnalati da noi nelle Marche.
Droga fa anche rima con alcol. Anche se qui l’abuso tra i giovanissimi della fascia 15-19 anni è ancora più diffuso, dicono i dati del rapporto Espad. Sono infatti oltre 780mila ad essersi ubriacati nel costo dell’anno, situazione sperimentata almeno una vota da un milione di ragazzi e ragazzini, a volte nemmeno in età da motorino, visto che il 29% lo ha fatto a 14 anni. Sbronze a parte ad allarmare è soprattutto la percentuale di chi fa abuso costante di alcol bevendo 20 o più volte nel corso di un mese: il 6,1% di ragazzi e ragazzini, «la percentuale più alta mai registrata in Italia», specifica la dottoressa Sabrina Molinaro, ricercatrice Cnr e responsabile dello studio. Che rimarca anche un’altra novità: il sorpasso delle ragazze (il 78,6%) sui ragazzi (76,7%) che tra i 15 e i 19 anni hanno fatto uso di bevande alcoliche, «più frequentemente di cocktail, che per la presenza di zuccheri e l’alta gradazione sono anche maggiormente pericolosi delle birra, prediletta dai maschi». A bere di più sono soprattutto le giovanissime tra i 15 e i 16 anni, «tra le quali è anche diffuso il fenomeno del bere e non mangiare per evitare di ingrassare. Pratica che ovviamente aumenta gli effetti deleteri dell’alcol», rivela ancora la ricercatrice del Cnr.
Ad aggravare ancor più la situazione c’è poi il mix con energy drink e droghe varie assunti per attenuare gli effetti dell’alcol. Lo ha sperimentato almeno una volta un ragazzo o un’adolescente su tre mentre uno su dieci lo fa frequentemente. Con quali effetti devastanti per la salute è facile immaginarlo.
Gli psicofarmaci senza una necessità sanitaria li ha invece provati almeno una volta il 19% dei ragazzi, un trend nettamente in salita nell’ultimo anno. Le motivazioni dei teenager sono «voler stare meglio con se stessi», ma anche «migliorare il rendimento scolastico» e il proprio aspetto fisico.
Ma i giovani dipendono sempre più anche da internet. I comportamenti giudicati a rischio sono quelli di chi davanti a tablet, smartphone o pc passa più di 4 ore al giorno: circa 900 mila giovani in età scolare. Di questi 300mila hanno dimostrato la loro fragilità nell’utilizzo del web, trascurando gli amici e perdendo ore di sonno. E il web può diventare anche il terreno nel quale coltivare odio e aggressività, con il cyberbullismo che colpisce oramai il 46,9% degli studenti. Erano il 31,1% solo 4 anni prima.
«C’è una quota di ragazzi definibili consumatori d’ azzardo, non solo di sostanze illegali – spiega la dottoressa Molinaro – ma anche di social media e gaming, con un 1% che si stata anche chiudendo in casa». Fragilità nuove, «frutto di una maggiore accessibilità a quel che può indurre a dipendenza, ma anche di famiglie che avrebbero bisogno di conoscere meglio i loro figli».