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28 Luglio 2025Giordano e l’arte del civismo performativo
Appunti leggeri su una forma garbata di auto-promozione: senza forbici, ma con lo schema in tasca.
Giuseppe Giordano ha detto basta.
Non a un incarico, a un piano sanitario o a un’alleanza pericolosa. No: ha detto basta alle inaugurazioni.
In un momento critico per la sanità pubblica, l’assessore comunale ha individuato la vera urgenza: i nastri rossi.
Troppi tagli, troppe strette di mano, troppi sorrisi. Troppa politica.
E per dirlo, per prendere questa coraggiosa posizione morale, ha scelto lo strumento più sobrio a disposizione: un articolone in cui spiega che non parteciperà più a eventi usati per fare propaganda.
Un’inaugurazione, in pratica. Senza forbici, ma con tutte le luci.
Nel frattempo, già che c’è, snocciola una lista precisa di priorità: riqualificazione urbana, infrastrutture, turismo, giovani, fiscalità regionale, centralità di Siena, colpe della sinistra, meriti del Governo.
Ma senza fare politica, ovviamente. Parla da civico.
È il civismo performativo, la specialità della casa: stare nella contesa facendo finta di osservarla dall’esterno.
Non si inaugura un reparto, ma si inaugura un’immagine. Tecnica, pulita, pronta all’uso.
Essere civici davvero è un’altra cosa. È assumersi responsabilità senza ambiguità, stare nel merito senza mimetizzarsi, affrontare il confronto politico per quello che è, non travestirlo da neutralità.
Il civico performativo invece gioca eccome — ma con la maglia al rovescio, così da far credere di non appartenere a nessuna squadra, mentre in realtà segue lo schema, passa la palla e punta dritto alla porta.
Che sia quella della squadra per cui si gioca o una più personale, poco importa.
Giordano non parteciperà più alle inaugurazioni.
Ci sta.
Ma mentre rinuncia ai fiocchi, forse dovrebbe chiedersi se certi comunicati non siano, loro stessi, piccoli tagli di nastro in formato elettorale.
Del resto, a Siena c’è un vero maestro dell’arte performativa da cui imparare: il presidente del Santa Maria della Scala. Un’inaugurazione permanente di sé, da cui trarre ottimi spunti per fare politica. Quella di oggi.