L’interlocutore palestinese
8 Novembre 2023La linea «prudente» di Bruxelles
8 Novembre 2023Dalle loro bocche non è uscita una parola. E d’altra parte: come si fa a criticare il primo accordo a livello europeo che prevede concretamente di spostare masse di immigrati dal territorio italiano e custodirle in un altro Paese – l’Albania – in attesa di rimpatriarli? Ma è sicuro che Tajani e Salvini non ne sapessero nulla, né più né meno come le autorità di Bruxelles a partire dalla Von der Leyen, o che siano stati avvertiti all’ultimo momento, esattamente un attimo prima che la premier italiana e l’amico Edi Rama uscissero in pubblico a ufficializzare la loro intesa. Questo, ufficialmente, così almeno lo ha spiegato Meloni, per la delicatezza della materia trattata. Ma nei fatti perché la premier, dopo tante delusioni in materia di immigrazione, nell’anno degli sbarchi più che raddoppiati, sentiva di aver bisogno di un rilancio personale. E l’ha avuto.
Si vedrà adesso, al momento di mettere in pratica l’accordo per adesso solo annunciato, e connetterlo al fitto reticolato di norme sull’immigrazione già difficilmente applicabili in Italia, figurarsi all’estero o in un regime misto tutto da scrivere, quale sarà la solidarietà effettiva degli alleati del centrodestra. Se l’esperienza serve a qualcosa, il caso nato a luglio a proposito della supertassa sulle banche insegna che la vendetta è un piatto che si mangia freddo. E l’escluso – in quel caso Tajani – non ha avuto pace finché il governo non ha sostanzialmente fatto marcia indietro.
In altre parole si tratta di un problema di collegialità (condivisione, usa più dire oggi). Termine in gran voga fino a qualche anno fa, quando veniva utilizzato per cercare di limitare l’arbitrio dei leader degli onnipotenti partiti della Prima Repubblica. Leader accusati talvolta di assolutismo, anche se almeno una volta alla settimana dovevano riunire le rispettive direzioni e discutere a lungo ogni mossa, prima di metterla in pratica.
Ora che i partiti quasi non esistono più e gli organi dirigenti vengono convocati a ogni morte di papa, la questione si ripropone all’interno dei governi, divenuti luoghi politici e di propaganda per eccellenza. E siamo ancora ai tempi in cui il premier non è formalmente eletto. Chissà come andrà, se passa la riforma, quando a sceglierlo con il voto saranno direttamente i cittadini.