
RASSEGNA INTERNAZIONALE – n.5 / 8 luglio 2025
8 Luglio 2025
Il declino non è un destino, è una scelta politica
9 Luglio 2025
Il rettore Roberto Di Pietra presenta un’Università di Siena in profonda trasformazione, sempre più orientata all’internazionalizzazione. La presenza di studenti stranieri supera il 10%, con arrivi da India, Pakistan, Kazakistan e Azerbaigian. Crescono i corsi in inglese (saranno 19) e si moltiplicano gli accordi con atenei cinesi e giapponesi. È il segno di una strategia chiara: aprirsi al mondo per rafforzare il profilo globale dell’ateneo.
Ma accanto a questi risultati, emergono anche criticità. L’internazionalizzazione sembra ancora troppo legata a obiettivi quantitativi – più studenti, più accordi, più ranking – e poco fondata su un progetto culturale profondo. Il rischio è una crescita solo apparente, che non incide davvero sul modo di insegnare e fare comunità. Manca un’attenzione al plurilinguismo, all’inclusione reale degli studenti stranieri, alla trasformazione della didattica.
Soprattutto, colpisce l’assenza di un vero dialogo con il territorio. Siena è citata come città “tranquilla”, ma non si coglie alcuna volontà di costruire un rapporto attivo tra università e città. Il rischio è quello di un ateneo che si proietta all’esterno ma resta scollegato dal contesto locale, dalle sue fragilità e dalle sue potenzialità. L’università sembra progettare da sola, senza coinvolgere la comunità che la circonda. È questo oggi il suo punto più debole.
Anche il richiamo ai ranking internazionali e agli obiettivi numerici (come le 4600 nuove immatricolazioni) conferma una narrazione sempre più orientata alla competizione e al marketing, più che alla qualità dell’esperienza formativa e alla missione pubblica dell’ateneo. Queste classifiche si fondano su criteri spesso discutibili – la reputazione percepita, la quantità di pubblicazioni in inglese, il rapporto docenti/studenti – e non restituiscono necessariamente la qualità dell’esperienza educativa, né il contributo sociale dell’ateneo.
Le richieste di una nuova mensa o di un collegamento ferroviario diretto con Roma sono legittime, ma restano dentro una visione tecnica e funzionale, priva di un respiro politico più ampio. Non si intravede un’idea di università come spazio critico e attore civico, capace di affrontare le grandi sfide del presente e di contribuire alla trasformazione della società.
L’Università di Siena si presenta oggi come moderna, ambiziosa, globale. Ma per esserlo davvero deve avere anche un’anima. Serve un progetto che tenga insieme apertura e radicamento, crescita e giustizia sociale. Altrimenti, il cambiamento rischia di fermarsi alla superficie.
(P.P.)