Bob Dylan. La mia America dipinta in tour
12 Dicembre 2022Luigi Ghirri e la musica
12 Dicembre 2022Incontri L’autore che ha vinto il Premio Mastercard con «Ferrovie del Messico» (Laurana) dirige un golf club
di Ida Bozzi
Il romanzo vincitore del Premio Mastercard Letteratura, annunciato sabato 10 alla fiera romana Più libri più liberi, è Ferrovie del Messico, di Gian Marco Griffi, autore da tempo oggetto di un fitto passaparola sui siti letterari, edito da un piccolo editore come Laurana. Lo ha scelto una giuria presieduta da Emanuele Trevi e composta da scrittori e critici come Carlo D’Amicis, Donatella Di Cesare, Maria Ida Gaeta, Filippo La Porta, Marco Lodoli, Annamaria Malato, Sebastiano Nata, Valeria Parrella, Sandra Petrignani, Donatella Di Pietrantonio, Angelo Ferracuti, Carlo Lucarelli, Antonio Spadaro e Sandro Veronesi.
Un libro inatteso, oltre 800 pagine che scorrono veloci e che mescolano avventura, storia, fantastico, comico e satirico. È la storia di un milite repubblichino, Cesco Magetti, anni 23, che nel 1944 è incaricato di redigere una mappa delle ferrovie del Messico, ordine impartito chissà dove e da chissà chi, forse a Berlino da Hitler, e per chissà quale scopo, magari per scovare un’arma occulta ed esoterica. E il milite s’ingegna di ubbidire. Ne nasce un romanzo-mondo fluviale, affabulatorio, e anche divertente, pur se ambientato nell’epoca più nera della guerra.
Piemontese, nato ad Alessandria nel 1976, ma cresciuto ad Asti dove si svolge una parte del libro, accostato per la scrittura visionaria a Jorge Luis Borges e a Roberto Bolaño, Gian Marco Griffi racconta al «Corriere» la sua storia e precisa i suoi maestri: «Mi considero uno scrittore del lunedì ma di certo sono un grandissimo lettore. Amo Bolaño, ma io parto dai grandi scrittori italiani, Beppe Fenoglio, Carlo Emilio Gadda, Giorgio Manganelli: ho cercato di imparare il più possibile da loro, specie per quanto riguarda l’uso del linguaggio, che in loro è straordinario. Mi piace poi anche la letteratura giocosa di James Joyce, quel suo stuzzicare il lettore con continue incursioni».
Per vivere Griffi fa un altro mestiere, è direttore di un circolo di golf con annesso complesso alberghiero, ma ha sempre avuto la passione assoluta per la lettura e per la scrittura: tra i suoi libri, Più segreti degli angeli sono i suicidi (Bookabook, 2017) e i racconti di Inciampi (Arkadia, 2019). «Quando anni fa cominciai a mandare i primi testi alle case editrici — prosegue Griffi — mi rispose solo Giulio Mozzi, cui piacevano la mia scrittura e le mie storie. Nel 2019 mi disse che sarebbe nata una collana di Laurana, Fremen, per la quale avrebbe voluto un mio romanzo».
Sollecitato da Mozzi, noto editor e scrittore che della collana è il curatore (Fremen è un popolo del deserto nel romanzo Dune), Griffi cominciò a lavorare al libro, all’alba del lockdown per il Covid. «La pandemia con il lockdown mi ha dato la disciplina che mi è sempre mancata: in quei mesi scrivevo 8 ore al giorno, anche di più. Alla fine, il manoscritto era di 2 mila pagine».
Duemila pagine, destinate a diventare 824 nel libro, non nascono dal nulla: l’idea del romanzo arrivava da lontano e gli «girava in testa» da tempo. Griffi aveva in mente alcune delle vicende portanti della storia, ma cercava un punto di unione, un filo speciale che le legasse. «In una biografia scoprii che Marcel Proust amava giocare in Borsa e che gli piaceva investire in titoli strani, esotici, come le miniere d’oro dell’Australia, le ferrovie del Tanganika e del Messico. Mi sono detto: ecco, voglio scrivere un libro sulle ferrovie del Messico».
Le storie e le voci che ruotano intorno alla vicenda del milite Magetti sono molte e costruiscono un universo: il soldatino ingenuo di un regime terribile, l’ordine assurdo di mappare un mondo esotico e misterioso, le soluzioni domestiche eppure efficaci trovate dal giovane (esplorare il Messico partendo dalla biblioteca di Asti), l’amore per la bibliotecaria Tilde (tra l’altro, ad Asti c’è un nota biblioteca, molto attiva, la Biblioteca Astense Giorgio Faletti, che Griffi conosce benissimo), l’amicizia per Firmino che invece è partigiano, il mondo misterioso della provincia, l’utopia remota del Messico.
E il mal di denti. Che è un elemento chiave del personaggio principale: «Cesco è un uomo come paralizzato: pur non essendo fascista è un milite della repubblica di Salò ad Asti, perché non ha il coraggio di fare come il suo migliore amico, Firmino, che va con i partigiani. E per tutto il romanzo è perseguitato dal mal di denti, un male fortissimo che simboleggia in una piccola disperazione tutta la disperazione di quel tempo, di quel momento storico».
Il Premio Mastercard, che offre al vincitore 10 mila euro, prevede anche una somma cospicua, 100 mila euro, che spetta allo scrittore distribuire tra quattro Ong individuate dagli organizzatori: Griffi ha assegnato 40 mila euro a Busajo Onlus, che in Etiopia lavora per il recupero delle bambine e dei bambini di strada, dividendo equamente la parte restante tra Caritas italiana, Save the Children e Progetto Rwanda.
Lo scrittore piemontese ha spiegato così la scelta: «Ho ritenuto che il loro progetto di acquistare un macchinario tipografico per stampare libri fosse estremamente delineato e mi auguro che grazie ai 40 mila euro donati da Mastercard possano realizzarlo. La libertà, individuale e sociale, passa sempre attraverso i libri e la cultura».
E adesso? Ha già in progetto un nuovo romanzo? Conclude Griffi: «A me piace raccontare storie, usando un linguaggio che possa dare ordine al caos che ci circonda, allo gnòmmero, per dirla con Gadda, che sono le nostre vite. Arrivo da una stagione lavorativa dura, ma l’inverno per me è il tempo della scrittura e ho già idee su cui lavorare».