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3 Maggio 2024di Veronica de Romanis
I bonus non dovrebbero essere adottati. Per un motivo molto semplice: trasformano gli italiani in sudditi. Le misure che distribuiscono risorse creano un legame di dipendenza tra il governo che le introduce e i beneficiari. Una sorta di droga legale, per intenderci. Tale legame diventa ancor più stretto quando queste misure sono temporanee. E qui si arriva alla seconda criticità dei bonus: l’efficacia. Perché mai i cittadini dovrebbero cambiare i loro comportamenti a fronte di misure che oggi ci sono domani chissà?
Qualche esempio: i bonus bebè non hanno invertito la curva demografica, il bonus 80 euro non ha dato luogo ad un incremento dei consumi tale da compensare il costo che – ovviamente – è tutto a debito. Eppure, anche questo governo ha scelto di replicare il solito schema: la tentazione, del resto, è irresistibile a pochi mesi dalle elezioni. Due giorni fa il Consiglio dei ministri ha annunciato l’adozione di diversi provvedimenti di spesa. Tra questi, c’è il bonus per assumere giovani, donne e chi è nelle regioni della Zona economica speciale con un esonero dei contributi previdenziali fino a cinquecento euro al mese. Inizia a luglio e dura per due anni. Ma c’è anche il bonus da cento euro per chi ha un figlio a carico e un reddito inferiore a 28mila euro. L’attivazione, però, è rimandata al 2025. Non ci sono le coperture, hanno spiegato dalla maggioranza. Sorprende che in un Paese dove vengono spesi oltre mille miliardi l’anno non ci siano risorse da destinare a nuove misure. Se un governo ritiene che sia necessario introdurre un ennesimo bonus può decidere di togliere risorse da un altro. Si chiama riallocazione della spesa: un esecutivo politico come quello attuale, che ha davanti l’intera legislatura, è nella posizione migliore per farlo. Basta spiegare una storia, ovvero da dove si parte e dove si vuole arrivare: si chiama politica economica. Le scelte, però, hanno un costo in termini di perdita di consenso perché qualcuno avrà a disposizione meno risorse di prima. E, allora che fare? Semplice, nessuna riallocazione e soprattutto, nessun taglio: le risorse vanno prese a prestito. Così, i bonus oltre ad essere delle misure temporanee diventano anche delle misure incerte perché finanziate con risorse che non ci sono. L’incertezza legata al reperimento delle coperture ne mina – ancor di più – l’impatto. Il risultato ultimo lo conosciamo bene: molto debito e poca crescita. Dopo oltre un decennio di bonus di ogni tipo ci saremmo aspettati una netta inversione di tendenza. Per crescere in maniera sostenuta non serve distribuire risorse a debito. È necessario creare un contesto economico attrattivo e dinamico. Servono riforme, non bonus.