La comunicazione del Palio è ferma agli anni Novanta
4 Luglio 2023NEWS
4 Luglio 2023di Pierluigi Piccini
L’interrogazione proposta dalla consigliera Piccinni sulla Fondazione Musei Senesi è interessante, e merita un approfondimento. Come tutti sanno la Fondazione nasce nel 2003 ed ha lo scopo di valorizzare il grande patrimonio d’arte senese e promuoverne la conoscenza. I comuni coinvolti del territorio provinciale furono trentuno. L’operazione fu voluta dalla Provincia con la fattiva collaborazione della Soprintendenza di Siena che utilizzò i suoi depositi per incrementare le collezioni degli altrettanti musei interessati della provincia: a ben vedere, un’operazione culturale più articolata di quella che ha tentato di mettere in atto il direttore degli Uffizi vent’anni dopo.
All’epoca la situazione era molto variegata e, salvo pochissime eccezioni, i comuni non avevano un direttore nel proprio organigramma. Più che altro le amministrazioni si servivano di esperti a contratto determinato o di funzionari interni, che a volte non avevano le necessarie competenze. Il nuovo strumento fondazionale si poneva l’obiettivo di evitare la gestione diretta di sindaci che di sovente si muovevano in base al proprio sentire; studiare e proporre progetti che avessero di mira la crescita di consapevolezza degli abitanti con proposte che legassero il territorio ai musei per cercare, nello stesso tempo, finanziamenti pubblici e privati; avere bilanci in ordine e possibilmente autonomi.
A questo proposito molti sono i progetti che potrebbero essere citati: il museo Cassioli di Asciano, con opere provenienti dal Liceo Artistico di Siena, unico esempio di Museo dell’Ottocento nel nostro territorio; il primo corso relativo alla “movimentazione dei beni culturali” diretto da Cristina Acidini e Maurizio Michelucci; la mostra “Capolavori ritrovati in Terra di Siena. Itinerari d’autunno nei Musei Senesi”, solo per ricordarne alcuni. L’intento è evidente: un’immagine omogenea dei musei del territorio senese, obiettivo da raggiungere attraverso una fonte unica di gestione ed erogazione dei finanziamenti. Allo stesso tempo va sottolineato il buon lavoro svolto, nonostante le difficoltà. È necessario, inoltre, ricordare gli obiettivi iniziali, che rimangono ancora in buona parte validi, anche se è indispensabile porre nuove domande per capire se e come esiste ancora un futuro per la Fondazione. Ad esempio: da chi sono gestiti oggi i musei? Direttamente dai Comuni o affidati a soggetti terzi? Rispondono nella gestione agli obiettivi che la Fondazione si era data? C’è differenza tra i musei più “ricchi” e gli altri, prevalentemente a sud di Siena, più “poveri”? Esistono fenomeni perequativi? C’è un ritorno soddisfacente per i Comuni che sostengono la Fondazione? Quale è oggi il contributo della Fondazione Monte dei Paschi alla Fondazione Musei Senesi? Com’è il bilancio della Fondazione? Sono domande necessarie per capire quale potrebbe essere il ruolo di un eventuale rientro del Comune nella Fondazione. Rientro auspicabile, ma per fare cosa? Con quali obiettivi?
Ci fa piacere che la consigliera presentatrice della interrogazione abbia fatto riferimento ad una proposta del movimento Per Siena già presentata nel precedente mandato amministrativo e rimasta inascoltata: il distretto culturale. Peccato che abbia dimenticato di aggiungere il temine “evoluto”, che non è secondario: sottintende quella “rete di relazione” capace di generare ecosistemi supportivi per l’innovazione; adeguati assetti organizzativi; forme d’integrazione tra la filiera culturale e le altre filiere produttive; legami con i cluster dell’innovazione tecnologica, del turismo e dell’agroalimentare. Dunque il tentativo di reperire le risorse finanziarie da settori non esclusivamente pubblici, né strettamente legati ai beni culturali.
Intanto il Comune potrebbe – piccolo suggerimento – iniziare da quello che dovrebbe essere il museo più interessato alla Fondazione: il Museo Civico. L’amministrazione potrebbe rimettere in piedi un modello virtuoso per un luogo che rappresenta il biglietto da visita di Siena. Il Civico oggi dà la netta impressione di essere abbandonato a se stesso ed è anche presumibile capirne il perché. Sarebbe indispensabile la tanto declamata collaborazione tra le istituzioni: il Comune per l’allestimento, la grafica, i locali ecc., l’Università per lo studio delle opere, la Soprintendenza per la conservazione e la tutela. Non sarebbe poi male se ci fosse anche un direttore. E se si partisse da qui?