Sono stati ritrovati alla Laurenziana sul margine delle regole eremitiche di Cassiano: è la versione più antica dell’Esortazione alla lode di Dio
diBarbara Gabbrielli
Alla fine del Duecento, nella biblioteca di Santa Croce, dove con ogni probabilità studiava anche Dante, una mano anonima verga sul margine di un manoscritto venticinque versi di una preghiera. Il tempo li tiene nascosti: più i secoli passano e più vengono scambiati per una glossa, un’annotazione. Fino a quando l’occhio attento di Roberta Iannetti, dottoranda in Paleografia dell’Università di Ferrara, non li osserva da un nuovo punto di vista, intuendo che ciò che ha davanti è qualcosa di più.
Quello che è emerso, tra le pagine contenenti le regole eremitiche di Cassiano, è la versione più antica e più completa dell’Esortazione alla lode di Dio, opera in latino di San Francesco d’Assisi che anticipa – citando le creature, gli uccelli del cielo e i bambini – il Cantico di frate Sole, composto in volgare umbro intorno al 1224.
La scoperta è avvenuta nei giorni scorsi alla Biblioteca Laurenziana. È qui che nell’Ottocento, a seguito delle soppressioni napoleoniche, venne trasferito parte del fondo della basilica francescana con circa 600 manoscritti, ora interamente digitalizzati. Ed è qui che da qualche anno l’Università di Ferrara, la Sapienza di Roma, Alma Mater di Bologna e Roma Tre conducono il progetto di ricerca ministeriale “Libri e lettori a Firenze dal XIII al XV secolo. La Biblioteca di Santa Croce”.
«Siamo davanti a una scoperta eccezionale per gli studi francescani, ma anche per Firenze » afferma il professor Sandro Bertelli del Dipartimento di Studi umanistici di Ferrara e supervisore per gli aspetti paleografici.
L’Exhortatio ad laudem Dei di Francesco era già nota, ma il testo ritrovato alla Laurenziana rappresenta la versione più antica e quindi quella più vicina al santo di Assisi, morto nel 1226. «Si tratta di una testimonianza precoce e sconosciuta della diffusione della cultura francescana nella Firenze di Dante» conferma Bertelli. Il testo scoperto dall’Università di Ferrara inoltre fornisce cinque versi mai pervenuti prima. Due benedizioni, in chiusura, eun’esortazione alla lode modellata su passi biblici: Qui fecit nos laudate Dominum (Lodate Dio che ci ha fatti). Gli altri due, infine, forniscono preziose informazioni. Omnes fratres cum capuciis laudate Dominum (Voi tutti, frati coi cappucci, lodate il Signore) descrive l’abito voluto dal Santo di Assisi per sé e per i suoi compagni. L’altro verso, Omnes qui inspicitis in hanc tabulam laudate Dominum ( Tutti voi che guardate questa tavola lodate il Signore) rende noto un aspetto singolare. « Questa preghiera era statascritta da Francesco su una tavola dipinta, probabilmente collocata sull’altare dell’eremo di Cesi, a Terni » spiega ancora il professore. L’incredibile ritrovamento ora apre la strada a ulteriori studi e approfondimenti. Sono tanti i punti di domanda, tutti affascinanti. «È da indagare per esempio come il frate di Santa Croce sia venuto a conoscenza di questa preghiera e perché l’abbia scritta proprio in quel punto del testo di Cassiano copiato in Santa Croce » conclude Bertelli.