L’intervista
Müller
CITTà DEL VATICANO — «Benedire le coppie omosessuali è una blasfemia». Ne è convinto il cardinale Gerhard Ludwig Müller.
Il prefetto emerito del dicastero per la Dottrina della fede, che il prossimo 31 marzo pubblica il libroIl Papa.
Ministero e missione (Cantagalli), auspica che il Papa intervenga per punire i vescovi tedeschi che, a suo avviso, nel loro percorso sinodale hanno approvato «testi eretici».
Con i migranti, scrive, “papa Francesco non ha fatto altro che adempiere la sua missione di avvocato dell’umanità”: è questa la funzione di un Papa?
«Cristo è il nostro avvocato davanti al Padre. Se guardo al mondo di oggi pochissimi possono parlare per l’umanità. Xi Jinping, Putin, Biden, Erdogan… i loro interessi sono talvolta antiumani. La Chiesa predica il Vangelo contro i potentati del mondo, fa l’avvocato della dignità di ogni persona, non di un’élite che ha tutto il denaro del mondo. Oggi il Papa è la più alta autorità morale dell’umanità».
Il patriarca Kirill sostiene la guerra di Putin contestando proprio la secolarizzazione…
«Conosco Kirill da tanti anni: è un buon teologo ma non è possibile giustificare questa guerra con la parola di Gesù, come ha fatto Putin.
Anche l’idea della grande Russia è assurda: mi piacerebbe di più — per fare la caricatura di queste nostalgie politiche — rinnovare l’impero romano, c’era pure la Crimea!».
Francesco vuole però tenere una porta aperta con Mosca.
«Il momento è difficile, è giusto mantenere i contatti. Ma la posizione della Chiesa non è giustificare quello che fanno gli imperatori: sant’Ambrogio criticò Teodosio dopo la strage di Tessalonica».
Kirill dovrebbe criticare Putin?
«Sì, ma sarebbe la sua fine. A partire da Pietro il Grande, i vescovi ortodossi sono sottomessi allo Stato.
Ora lo Stato aiuta a ricostruire le chiese, si parla di sinergia tra Chiesa e Stato, ma come Chiesa non possiamo giustificare il male».
Un Papa può rinunciare?
Benedetto XVI ha sbagliato?
«Io non giudico un Papa. Non me ne ha parlato: se me ne avesse parlato gli avrei detto di no».
Francesco potrebbe rinunciare?
«Ha avuto una “conversione”: all’inizio ha detto che Benedetto XVI aveva aperto una porta, ultimamente ha detto che il ministero petrino è “ad vitam”. Io sono d’accordo. Glie l’ho detto tante volte: normalmente lui fa il contrario di quello che gli dico! Ma non è stato — come il Papa sa benissimo — un mio trucco!».
Anche se non potesse viaggiare?
«Anche se stesse a letto. Nel passato i pellegrini venivano a pregare sulla tomba di Pietro, nel Medioevo non hanno mai visto il Papa. Sufficiente è la sua testimonianza per il Cristo crocifisso e risorto».
In “The Young Pope” il Papa scompare alla vista dei fedeli…
«È chiaro che nell’epoca dei mass media non possiamo tornare indietro nel tempo, ma bisognerebbe riflettere: vedendo tutti i giorni ilPapa in televisione c’è l’impressione falsa e pericolosa che la Chiesa cattolica consista nel Papa ma non in Cristo, il figlio di Dio. Il culto della personalità, come avviene nei Paesi autoritari, non è il nostro modello».
Lei ha criticato Francesco evocando la “confusione” dottrinale: perché?
«Per principio mai criticherei un Papa pubblicamente. Francesco non ha cambiato e non può cambiare la dottrina rivelata, ma il compito del Sommo Pontefice non è solo evitare di causare confusioni, ma anche smentirle.
Eugenio Scalfari ha per esempio riferito che gli avrebbe detto che l’inferno non esiste, il Papa potrebbe invece spiegare il senso di questa difficile dottrina. Nella Chiesa tedesca ci sono proposte direttamente contro la fede cattolica: benedire le coppie omosessuali è una blasfemia. Padre James Martin dice che il Papa ha fatto tanto per le persone lgbt+, il Papa dovrebbe dirgli: non mi devi strumentalizzare».
Lei esclude che due persone dello stesso sesso che si amano con fedeltà siano benedette da Dio?
«Quando prendiamo sul serio la parola di Dio questo non è possibile».
I vescovi tedeschi dicono che il percorso sinodale è la risposta alla crisi degli abusi sessuali capace di restituire credibilità alla Chiesa.
«Non possiamo distruggere la dottrina della morale sessuale perché alcuni hanno sbagliato, dobbiamo spiegarla. Non possiamo superare la pedofilia con l’omofilia, poiché anche i peccati contro gli adulti sono peccati».
Con i vescovi tedeschi, lei non va contro il principio della collegialità?
«Ci sono vescovi che hanno votato testi eretici, secondo me si deve fare un processo canonico.
C’è la collegialità, ma esiste anche il primato e canonicamente il Papa ha la responsabilità di chiedere spiegazione, correggere o — in casi estremi — dimettere i vescovi per questioni dottrinali. Dicono che possono sviluppare la comprensione della dottrina, ma non possiamo sviluppare la rivelazione».
Molti Papi sono santi: non hanno dovuto, per esigenze di governo, rinunciare a un po’ di santità?
«Non posso giudicare coloro che sono già canonizzati perché è un atto d’infallibilità, ma la fama di santità viene dal popolo, non dall’autorità ecclesiastica. Giovanni XXIII godeva una grande popolarità ma non c’era venerazione, è stato necessario fare la dispensa del miracolo… Una scelta troppo politica. Da Papa, poi, uno può fare tanti sbagli, compromessi, e dopo è difficile da difendere. La posizione di Pio XII tra Mussolini e Hitler non era facile.
Io consiglierei per il futuro di procedere con più cautela».
Adesso si parla di Giovanni Paolo II che avrebbe coperto le denunce contro alcuni preti pedofili.
«Queste sono accuse diffamatorie, con l’idea politica di danneggiare il cattolicesimo in Polonia, decapitandone la figura più importante».