“Il governo conosceva le norme Ue Inutile prendersela con le toghe”
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12 Novembre 2024La Nota
di Massimo Franco
Il convitato di pietra alle audizioni dei commissari europei sarà Donald Trump. Il presidente eletto degli Stati Uniti non ha mai nascosto di guardare con scetticismo, se non con ostilità all’Ue. L’idea che comincino giornate di divisioni e tensioni tra partiti e Stati incaricati di dare forma al nuovo organo di governo guidato da Ursula von der Leyen rappresenta un’ipotesi preoccupante. Significherebbe offrire l’immagine di un’Europa in ordine sparso: una garanzia di irrilevanza, e non solo per l’America.
Il ruolo che giocherà l’Italia col suo candidato alla vicepresidenza, Raffaele Fitto, si inserisce in entrambe le partite: quella europea e quella atlantista. Gli avvertimenti minacciosi arrivati dai socialisti, inclini a non votare per Fitto in quanto esponente della destra che non ha votato la Commissione nel luglio scorso, rimangono sullo sfondo. E la spaccatura tra sinistra francese e spagnola, oltre ai tormenti di quella italiana, rispecchiano non solo la difficoltà del voto contrario. Confermano anche divergenze interne caricate sulle istituzioni continentali.
Un «no» a Fitto potrebbe innescare un effetto domino del quale si possono solo intuire le conseguenze. Per questo, nelle scorse settimane anche dal Quirinale è partita un’opera di persuasione perché l’Europa si mostri unita; e i partiti italiani superino almeno sulla Commissione la logica del muro contro muro seguita sul piano interno: una conflittualità cresciuta dopo il nuovo «no» della magistratura al trasferimento di migranti in Albania. Si tratta di una compattezza tanto più necessaria perché sia la Federazione russa, sia Trump scommettono sulla frattura dell’Europa.
Il presidente Usa preferisce relazioni con i singoli Stati, non con l’Ue: un cambio di strategia che prelude a una torsione della politica verso l’Ucraina; comunque, a un sostegno meno convinto, indebolendo l’azione degli ultimi due anni al fianco della Nato. Finora, la premier Giorgia Meloni ha tenuto una posizione coerente: filoatlantica e europeista, seppure con recenti aperture all’estrema destra che hanno sollevato qualche malumore. C’è chi ora la accredita come interlocutrice privilegiata tra Ue e Usa.
Il rischio di ritrovarsi in una posizione ambigua, tuttavia, è reale, tra interessi strategici e commerciali americani, e priorità europee. Dalla Cina, dove è in visita ufficiale, ieri Sergio Mattarella ha rivendicato la partecipazione «fin alla fondazione» al Consiglio d’Europa e alla Nato, «pilastri della sicurezza democratica». Per il capo dello Stato, «l’inaccettabile aggressione» russa all’Ucraina e il conflitto in Medio Oriente evidenziano la bontà della scelta. Il messaggio è a chi vuole una pace sbilanciata a favore di Mosca. E non solo in Italia.