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1 Marzo 2023Li hanno lasciati morire
1 Marzo 2023
di Massimo Franco
L’eccesso di retorica e di polemiche era scontato, dopo la tragedia del caicco sulle coste calabresi che ha fatto strage di migranti. Ma ogni dichiarazione pro o contro il governo, ogni denuncia europea, ogni rapporto riservato fanno capire la stessa cosa: l’immigrazione attraverso il mare Mediterraneo rimane un problema strutturale, acutizzato dalle guerre, dalle carestie e dai cambiamenti climatici; ma affrontato tuttora come un’emergenza. È l’assenza di qualunque strategia a renderlo, almeno in apparenza, insolubile; e a moltiplicare le tensioni e le pressioni con Paesi d’approdo e Ue.
Quando i servizi di intelligence ammettono che rimane difficile fermare gli sbarchi, confermano una verità vecchia di almeno dieci anni. E fanno capire che senza un intervento massiccio in grado di stabilizzare le nazioni dalle quali partono i migranti, il fenomeno si riprodurrà all’infinito. E moltiplicherà in parallelo le polemiche sul comportamento dei governi più esposti ai flussi, oltre ad alimentare la propaganda populista delle frange più estreme, a caccia di facili consensi elettorali.
Né c’è da sperare che nuove norme messe in cantiere sull’onda di quanto è accaduto, possano essere la soluzione definitiva. Al massimo, tamponano, appunto, l’ennesima emergenza. E comunque debbono fare i conti con opinioni pubbliche europee che raffigurano semplicisticamente la maggioranza al governo in Italia come «anti-immigrazione». E con una Commissione che anche ieri ha voluto ricordare, dopo la tragedia di Cutro, in Calabria: la nostra politica «è molto chiara quando si parla di asilo: le persone in una situazione di pericolo hanno il diritto legittimo di chiedere asilo».
Si tratta di un cortocircuito dal quale né l’Italia, né i Paesi alleati, né le istituzioni di Bruxelles riescono a liberarsi. E questo, invece di favorire i passi in avanti, intossica i rapporti senza risolvere minimamente la questione. Quando il ministro di FdI, Francesco Lollobrigida, invoca «una soluzione europea» perché «l’Italia non si può fare carico da sola di questo problema», riecheggia parole ascoltate per anni da suoi predecessori di ogni colore politico.
E soprattutto ribadisce un nulla di fatto che ridimensiona gli impegni presi in vertici continentali più e meno recenti. Qualcuno ricorda le parole che disse all’inizio di quello che fu percepito come un assedio migratorio il capo degli Stati maggiori statunitensi, il generale Martin Dempsey. «Dobbiamo affrontare questo fenomeno, sia unilateralmente sia con i nostri interlocutori, come un problema di generazioni, e organizzarci per trovare risorse a un livello tale da permetterci di fronteggiarlo per i prossimi vent’anni». Il monito del generale è del 2015, ma vale ancora di più adesso.
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