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Il vertice Usa-Russia a Riyadh, ora la guerra in Ucraina è un affare
19 Febbraio 2025
Draghi striglia l’Unione “Basta con i no a tutto presto rimarremo soli”
19 Febbraio 2025Editoriale
Civiltà della tecnica? Nessuno dubita che l’umanità attuale viva immersa in questo liquido amniotico da tempo e in maniera sempre più accelerata e deregolata: ma con quali conseguenze sull’essere umano, la politica mondiale, l’esercizio di un potere dominante sugli assetti democratici?
Ecco i problemi, diventati ancora più acuti con l’IA, la lotta per la conquista del cielo, e in particolar modo il dominio globale dell’informazione. Questioni che si sono acuite con il neopresidente americano che, dai primi passi aggressivamente compiuti, opera senza sottintesi nel senso di accrescere la potenza Usa: farne una sorta di Impero mondiale che articola la sua presenza diffusa ovunque, facendo perno su giudizi categorici che creano molta più divisione che empatia. Siamo entrati nell’epoca dell’unilateralismo dove ciò che sa di equilibrio multilaterale è negato. In politica estera siamo lontani dalla dottrina di Kissinger e dell’equilibrio multipolare, e in quella interna alcuni oligarchi e tecnologi esibiscono la dottrina dell’incompatibilità tra la libertà tecnologica priva di vincoli, il Welfare state e la democrazia. L’ultraliberismo e l’accumulazione di ricchezze sterminate è garantito anche quando provoca danni non rimediabili. Sembra di essere tornati allo schema del Far West e dello Sceriffo che non va per il sottile per umiliare l’avversario.
Trump e gli oligarchi superricchi con cui lavora gomito a gomito, rappresentano una mescolanza estremamente rischiosa, perché oltrepassa spregiudicatamente la barriera necessaria in una democrazia liberale tra potere politico e affari.
Sarà il neopresidente a indirizzare gli oligarchi e le loro lobbies, o saranno loro a dettare l’agenda? In entrambi i casi si possono generare prospettive rischiose, capaci di attivare sconvolgimenti imprevedibili, antropologici e geopolitici. Non è parola vana quella di coloro secondo cui chi controllerà l’IA e l’informazione sarà in grado di controllare il mondo, generando una guerra tecnologica ai fini di un dominio globale. È già in azione la figura del tecno-oligarca che mette insieme una potenza economica esorbitante e un peso tecnologico diffuso ovunque. Nel dollaro sta scritto: In God we trust, ma molto più appropriatamente dovrebbe comparire un altro motto: In gold we trust. In questa situazione caotica, dove sembrano valere sempre meno le regole, la figura di Elon Musk e della sua potenza di fuoco tecnologico-satellitarecapitalistico spicca per la recente vicinanza entusiastica e generosa di dollari a Trump. Musk è un caso emblematico, se consideriamo le sue esternazioni da alcuni mesi in qua, e restringendoci solo all’Europa. Tra i suoi interventi discutibilissimi e importuni (sui giudici italiani, sul Primo ministro inglese, sul cancelliere tedesco) spicca l’invito agli elettori tedeschi di votare per gli xenofobi e neonazisti di AfD, aiutandoli a vincere le elezioni per rendere nuovamente potente e nazionalista la Germania. Un’interferenza da calcio di rigore. E poco dopo la bandiera del Mega ( Make Europe Great Again), l’invito all’Europa a diventare grande, affidandosi alle destre sovraniste, populiste, xenofobe. Musk può parlare così perché ha alle spalle un impero diversificato, che sta diventando sempre più potente nella comunicazione satellitare. In questo ambito vige un trattato che stabilisce il quadro normativo di riferimento del diritto aerospaziale. In vigore dal 1967, vieta di colonizzare a tamburo battente lo spazio per molti motivi, tra cui la crescita dell’inquinamento spaziale a causa della spazzatura lasciata in orbita dai satelliti fuori servizio.
Una ulteriore questione si riscontra nella volontà, già espressa ad alta voce dal neopresidente, di porre sistematicamente sotto attacco le istituzioni multilaterali mondiali (tra cui la Corte Penale Internazionale), che raggiungono un certo grado di multilateralismo, per far valere la forza preponderante dell’Impero americano. E dove esiste l’Impero, esistono anche i sudditi e i feudatari del Terzo millennio. Pur senza fare nomi, la questione è stata menzionata nel poderoso discorso del Presidente Mattarella all’Università di Marsiglia (disponibile su Avvenire.it, ndr). Non vi è autentica democrazia quando l’interesse privato si fa valere come superiore a quello pubblico, in particolar modo quando ristrettissimi nuclei di straricchi si appropriano di crescenti poteri propri dello Stato.In questa dinamica caotica e aggressiva, in cui è però trasparente l’intento, l’Europa mostra divisioni, debolezze, insicurezze. L’Ue, oggi più che mai, non può accontentarsi di essere un nano politico; purtroppo negli ultimi 10 o 15 anni la sua situazione è peggiorata e la sua autorevolezza diminuita. Non sappiamo ancora se sarà fattivamente coinvolta nelle trattative per uscire dall’impasse russo-ucraina. Essa deve dare presto un segnale per sfuggire alla tenaglia dell’autocrazia da un lato e dell’oligarchia dall’altro, e per mettere in chiaro agli ultranazionalisti in crescita, che il nazionalismo è uno delle massime cause di guerre. P.S.: La volontà di potenza della tecnica espressa nelle straripanti tecnologie, solleva interrogativi inquietanti sul destino della persona. Lo spostamento drastico del progetto formativo ed educativo verso le scienze e le tecnologie, che accelera anno dopo anno, provoca una sorta di mutazione antropologica in cui l’istruzione tecnica domina rispetto a quella umanistica. Si tratta di una regressione profonda che agisce nel senso di impoverire la percezione di sé e degli altri, di mirare alla potenza e al controllo degli altri, e capace di emarginare il senso critico. Il risultato sarà l’uomo a una dimensione, quasi incapace di cogliere le qualità più essenziali dell’esser-persona: sentimenti, ricerca della verità e del bene, libertà sotto la legge, relazione non conflittuale con l’altro, rispetto, mentre l’opinione pubblica cede per assuefazione alla violenza diffusa. L’altro è spesso un avversario da sopraffare. Varie sorgenti negative incitano più o meno apertamente alla xenofobia e al razzismo: quello che non è simile a noi è in linea di principio sospetto. Il metodo perseguito è di stimolare e ingigantire la paura, facendo perno su questo sentimento, presente ancestralmente in noi.