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Liliana Segre: «A 92 anni mi guidano il fare Memoria e i principi della Costituzione»
di Alessia Rastelli
«Ricevo messaggi d’odio e minacce, vivo con la scorta, ma mi arrivano anche, ogni giorno, tantissime attestazioni di stima e di affetto che mi sostengono, mi nutrono e mi spingono ad andare avanti». Nata a Milano il 10 settembre 1930, sopravvissuta ad Auschwitz dove fu deportata tredicenne, dal 19 gennaio 2018 Liliana Segre è senatrice a vita. A nominarla è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’incarico apre, dopo la trentennale testimonianza in centinaia di scuole, davanti a migliaia di studenti, un’ulteriore fase nella vita di una donna che non si è mai risparmiata nel fare il proprio dovere: quello dell’impegno istituzionale.
«Per uno strano destino», dirà il 13 ottobre 2022, inaugurando a Palazzo Madama la nuova legislatura, la stessa bambina «che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco della scuola elementare, oggi si trova addirittura sul banco più prestigioso del Senato».
Che cosa ha provato il giorno in cui è stata nominata?
«La notizia mi ha colto completamente di sorpresa. Non conoscevo il presidente Mattarella e mai mi aveva neppure sfiorato l’idea di poter ricevere un incarico così prestigioso. La prima telefonata del Quirinale mi raggiunse a Milano mentre stavo facendo acquisti in un negozio. Quando capii, dovetti chiedere una sedia per riprendermi dall’emozione. Qualche ora dopo il capo dello Stato mi chiamò personalmente per comunicarmi che aveva firmato il decreto di nomina e conversammo a lungo. Fu un colloquio indimenticabile. Mi resi conto che sapeva tutto della mia storia. Mi disse anche che aveva pensato a mio padre Alberto e a ciò che avevo raccontato sui giorni trascorsi con lui nel carcere di San Vittore, quando, ormai consapevole del destino che ci aspettava, era così disperato da battere la testa contro il muro e chiedermi perdono per avermi messo al mondo».
Particolarmente impegnativo fu l’autunno del 2019. Il 30 ottobre, a Palazzo Madama, la sua mozione per istituire la Commissione contro l’istigazione all’odio ottenne il via libera, ma con l’astensione del centrodestra. Il 19 gennaio 2023, invece, nella nuova legislatura, il Senato, questa volta a maggioranza di centrodestra, ha votato all’unanimità per la ricostituzione della Commissione.
«In quel giorno del 2019 fui molto dispiaciuta. Ma per fortuna il 22 giugno 2022, dopo tanto lavoro e quasi cento audizioni tra esperti, rappresentanti delle istituzioni italiane e di organismi internazionali, il documento finale della Commissione ha ricevuto l’approvazione trasversale da parte di tutti gli schieramenti. È stata una grandissima soddisfazione e lo considero un esempio virtuoso del modo in cui può agire la politica. Altrettanto soddisfatta sono stata lo scorso gennaio quando il Senato ha votato all’unanimità per ricostituire la Commissione».
L’autunno del 2019 fu anche il periodo in cui aumentarono le minacce nei suoi confronti. Dal 7 novembre di quell’anno lei ha la scorta.
«I messaggi d’odio arrivavano soprattutto dai social network e io ne sapevo ben poco. Data la mia età, infatti, non ho un account, e i miei figli avevano deciso di risparmiarmi quelle sgradevolezze. Poi la questione divenne pubblica e ne ebbi piena coscienza. Ancora oggi gli insulti o gli auguri di morte che ricevo su Facebook, Instagram e Twitter possono essere fino a centinaia in un solo giorno: sono sufficienti pochi post che mi attaccano e, sotto a ciascuno, decine di commenti volgari degli odiatori. Poi magari per un po’ tutto tace, ma basta una mia dichiarazione e arriva una nuova ondata. Ad ogni modo, mai mi sarei sognata di avere una scorta né tantomeno di chiederla (…)».
Passato e presente
L’Italia è una grande democrazia, non possono esserci ambiguità sul fascismo e l’antifascismo
Da dove nasce la forza di continuare a impegnarsi?
«Non sono facilmente impressionabile e cerco di svolgere il mio ruolo con serietà, spinta da due imperativi. Il primo riguarda la Memoria: sento che ciò che ho fatto, che ancora faccio e che continuerò a fare finché avrò fiato sia un dovere nei confronti dei miei cari e di tutti gli altri morti innocenti per la sola colpa d’essere nati. Il secondo imperativo, che ispira la mia attività pubblica anche su altri temi, è il dovere civico di spendersi — ogniqualvolta se ne presenti la possibilità — per fare l’interesse generale del Paese, per diffondere i principi della Costituzione, per favorire la più ampia condivisione dei valori democratici e del rispetto dei diritti umani. Ho visto sulla mia pelle a che cosa portino l’indifferenza e il non fare la scelta. Ecco perché, finché riuscirò, continuerò a impegnarmi».
Va in questa direzione anche la decisione di denunciare gli odiatori?
«Istintivamente reagirei con il silenzio. Ma so che quanto succede a me potrebbe capitare ad altre persone, magari sole o più fragili. E so anche quanto sia facile passare dalle parole ai fatti. Perciò, per quanto faticoso alla mia età, ho deciso di procedere per vie legali».
È stato molto apprezzato il suo discorso al Senato per l’apertura della XIX legislatura, un’inaugurazione caduta nel mese di ottobre, a un secolo dalla marcia su Roma. Alle elezioni politiche del 25 settembre 2022, la formazione più votata è stata Fratelli d’Italia, che mantiene nel simbolo la fiamma tricolore dell’Msi, partito d’ispirazione neofascista. Che effetto le fa? Già prima delle urne, lei aveva suggerito alla leader e ora presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di togliere la fiamma.
«L’Italia è una grande democrazia e le libere scelte degli elettori vanno rispettate. Uno dei pregi del sistema democratico è la sua capacità di educare e di integrare, con il tempo, anche i gruppi che partono da posizioni ideologiche molto lontane dai fondamenti di quello stesso sistema. Dunque, che gli eredi dell’estrema destra si siano “riconvertiti” come forza costituzionale è un fatto positivo. Però occorre coerenza. Non possono esserci ambiguità sul fascismo e l’antifascismo. Per questo mi attendo dall’attuale partito di maggioranza relativa segni tangibili, inequivocabili, di discontinuità».
Sul numero di «Oggi» del 17 febbraio 2022 ha inaugurato la sua «Stanza». Perché questa scelta?
«Anche quella di tenere una rubrica fissa su uno storico settimanale come “Oggi” è una delle tante sorprese che mi ha riservato la vita. L’idea è stata del direttore Carlo Verdelli. E io mi sono lasciata convincere perché la Stanza mi offre l’opportunità di stabilire un rapporto diretto e costante con un pubblico ampio: lettori che magari desiderano sapere di più sulla Shoah, oppure trattare anche argomenti diversi, dalla politica, alla cronaca, alla società (…). Come accadeva una volta con gli anziani, che parlando del più e del meno attorno alla tavola o davanti al focolare finivano per trasmettere ai più giovani, con naturalezza, senza enfasi, le loro esperienze, le memorie familiari e quelle della comunità».