Intesa tra Regione e Rsa aumento di 120-140 euro nel giro di tre anni
23 Agosto 2023Turismo durante il Palio a Siena, il bilancio dei commercianti: “Massa di gente ma bassa qualità”
23 Agosto 2023Diritti e doveri
Chissà se Roberto Vannacci sia un ammiratore di Gabriele D’Annunzio: dalla scrittura non si direbbe, da quello che si sa della sua esperienza militare invece sì. Un motto che il Vate aveva inventato durante la Grande Guerra era Memento audere semper, ricordati di osare sempre. A occhio e croce si adatta bene alla figura del generale, oggi nel pieno del suo quarto d’ora di celebrità. Di sicuro Vannacci è uno che ha saputo osare, prima nei diversi terreni di combattimento, ma a sorpresa anche sulla scena mediatica che, in quanto a rischi, non fa sconti a nessuno. Di fronte alle accuse per aver tradito il suo dovere di soldato, il Vannacci si appella alla tutela costituzionale della libertà d’espressione la quale, però, non è dissociabile dalla responsabilità istituzionale: non sarà regolata per legge (come infatti sostiene il generale), ma richiede comunque rispetto del ruolo che si esercita. L’assenza di responsabilità in un militare può far temere ad un cittadino qualsiasi che la difesa che gli è dovuta possa venire avvilita da un giudizio legato a sue insindacabili scelte di vita. Vannacci, secondo la nostra opinione, sapeva benissimo che di questo si trattava, quando ha deciso di autoprodurre un libro che avrebbe scatenato il putiferio che abbiamo sotto gli occhi. Non è l’azione di un ingenuo servitore della Patria che non potendone più di certe condizioni che umiliano il proprio Paese, decide di confezionare una memoria da tenere viva per i pochi intimi che ne verranno a conoscenza.
A pensarci bene la strada editoriale che sceglie è da seguace del motto dannunziano, ma anche furba per creare la sorpresa e le reazioni prevedibili, come fosse la scoperta di un samizdat di epoca brezneviana. Al di là delle reazioni dell’Onesto Crosetto e dei vertici delle Forze Armate, la questione è già pienamente nel campo della politica. Ovviamente Vannacci si presta a essere identificato con una posizione di destra reazionaria, come è naturale quando si usano (con ricercato linguaggio da caserma) termini come razza e normalità che, francamente, qualche brivido lo fanno venire. Ha colto però una possibilità di reazione al dominio di un politicamente corretto che pervade ogni aspetto della vita pubblica e che, traendo origine da sacrosante battaglie per i diritti civili di minoranze emarginate, ora da a molti (anche a sinistra) la sensazione di uno strumento di discriminazione intellettuale e sociale da parte di élite privilegiate. Può darsi che l’iniziativa per niente ingenua del generale finisca allo scadere del primo quarto d’ora o che, forse, lo stesso si accontenti di un posto che gli offra Salvini e tutto finisca lì. Può darsi, ma, se fosse vera l’interpretazione dei fatti che abbiamo dato qui, una cosa che di sicuro il nostro audace militare, nonché politico, cercherebbe di evitare, sarebbe l’abbraccio di Susanna Ceccardi, avversaria benemerita di un sempre grato Eugenio Giani, in qualità di eroina sconfitta e inutile di un inutile salvinismo toscano. «Ardisco e non Ordisco», diceva ancora D’Annunzio, chissà che invece il Vannacci, nello stupore dei professionisti della politica, non stia facendo l’una cosa e l’altra: vedremo.
Franco Camarlinghi
https://corrierefiorentino.corriere.it/