Nulla cambia se, anziché nella valuta statunitense, si esprimesse la cifra in euro: oltre 2.850 miliardi, che nel 2023 hanno rappresentato il frutto – parziale – colto dalla criminalità finanziaria nel mondo.
Nelle ore in cui si ricorda il sacrificio del giudice istruttore Giovanni Falcone, della moglie e dei tre agenti di scorta trucidati a Capaci, Palermo, il 23 maggio 1992, il rapporto del Nasdaq, l’indice tecnologico al mercato borsistico di New York, con Verafin, sua filiale di software antiriciclaggio e tecnologia di rilevamento delle frodi, con sede in Canada, giunge a proposito per capire lo stato dell’arte degli immensi patrimoni di mafie e criminalità organizzata.
Tra i reati più diffusi ci sono 782,9 miliardi in traffico di droga, 346,7 miliardi nel traffico di esseri umani e 11,5 miliardi di finanziamento del terrorismo. Il “2024 Global Financial Crime Report” di Nasdaq-Verafin svela anche che le truffe e gli schemi di frode bancaria hanno totalizzato 485,6 miliardi di perdite a livello globale, di cui circa 450 in pagamenti, assegni e frodi con carte di credito.
Stime per difetto
Gli oltre 3.100 miliardi di dollari in fondi illeciti fluiti attraverso il sistema finanziario globale rappresentano una stima (per difetto) pari al valore complessivo del Pil africano, secondo i calcoli effettuati il 21 febbraio 2024 dall’Institute of International Finance (IFF), l’associazione delle maggiori istituzioni finanziarie del pianeta con sede a Washington.
Per dare l’idea della grandezza della somma, è pari alla capitalizzazione di Apple a luglio 2023 o, ancora, alla liquidità a settembre 2023 delle banche statunitensi.
Se – per assurdo – ciascun abitante del pianeta fosse autore o complice di un reato finanziario, contribuirebbe con 384 dollari (o se preferite 353 euro) a questo gigantesco crimine che mina la convivenza sociale, politica, finanziaria ed economica di ogni singolo Stato.
«Nasdaq ha posto la lotta contro la criminalità finanziaria al centro della propria attività – ha dichiarato Adena Friedman, presidente e Ceo dell’indice tech di Wall Street – e ora non vediamo l’ora di facilitare un dibattito più globale su come possiamo difendere collettivamente il sistema finanziario dai criminali finanziari che cercano di sfruttarlo».
Il giorno del ricordo
Se dovessimo porci una domanda retorica ci dovremmo chiedere di quanti inquirenti e investigatori avremmo bisogno per seguire le tracce lasciate sull’intero pianeta dai soldi sporchi. Impossibile rispondere ma il quesito va affrontato con l’attualità del cosiddetto “metodo Falcone”, che colpì al cuore Cosa nostra, nascosta dietro una ragnatela di assegni bancari e capitali sporchi.
Giuliano Turone – che aveva condotto indagini e inchieste sul boss di Cosa Nostra Luciano Liggio, sul banchiere della mafia Michele Sindona e sul Venerabile della P2 Licio Gelli – tenne con Falcone una relazione al convegno svolto a Castel Gandolfo (Roma) dal 4 al 6 giugno 1982.
Quella relazione – la cui importanza era riconosciuta dallo stesso Falcone, al punto da inserirla tra gli allegati alla domanda che l’8 gennaio 1992 presenterà al Csm per diventare procuratore nazionale antimafia – sarà destinata a diventare una stella polare per tutti coloro i quali si affacciano, ancora oggi, alle indagini patrimoniali contro le mafie.
Da quella traccia, nell’arco di un trentennio s’è sviluppato il percorso, parallelo a quello penale, del diritto della prevenzione patrimoniale antimafia, che ruota attorno all’idea che i patrimoni di mafia sono intrinsecamente pericolosi, indipendentemente dal legame con i soggetti mafiosi che ne siano i titolari o che comunque ne abbiano la disponibilità effettiva.
Turone allarga le braccia di fronte alla cifra stimata dal Nasdaq. «Ciascuno deve fare la propria parte – dichiara al Sole 24 Ore – ma nessuno può riuscire a gestire ed affrontare da solo una valanga del genere».
Lezione alla Francia
Dopo l’approvazione della cosiddetta “Risoluzione Falcone” contro la criminalità organizzata transnazionale approvata all’unanimità dalle Nazioni Unite nel 2020 e dopo l’Unione europea, che a più riprese ha spinto gli Stati membri a far proprie legislativamente le tecniche del giudice istruttore palermitano, l’ultima a onorarne l’intuito è stata la Francia, con un rapporto del Senato nel quale propone di copiare pari-pari alcuni punti chiave della filosofia di Falcone: confische, uso dei pentiti, associazione (quasi) mafiosa, cooperazione internazionale e superprocura.
Il 3 luglio 2023, prima delle elezioni generali di novembre, il ministro della Giustizia e della sicurezza francese Eric Dupont-Moretti annunciò che sarebbe stato presentato quanto prima un disegno di legge per l’estensione del regime giuridico dei pentiti, basato sull’approccio italiano.
In realtà, il rapporto della Commissione parlamentare presieduta dal senatore M. Jérôme Durain – che ha iniziato i lavori il 23 novembre 2023 e li ha conclusi il 14 maggio 2024 – è andata molto oltre nell’affidarsi all’esperienza italiana maturata dai tempi del maxi processo in poi per raccomandare modifiche tempestive alle leggi e ai regolamenti per tentare di affrontare i narcotrafficanti ad armi quasi pari.
Altre tessere
«Il crimine finanziario è un problema multi miliardario ed è stato difficile misurarne la dimensione globale», ha dichiarato Brendan Brothers, vicepresidente esecutivo del Nasdaq anti-financial crime e co-fondatore di Verafin ed è talmente vero, che bisogna aggiungere tasselli al puzzle della criminalità economico finanziaria, per provare a completarlo.
L’11 dicembre 2023, ad esempio, l’Agenzia antidroga e anticrimine delle Nazioni Unite (UNodc) ha selezionato alcuni Paesi per stimarne i flussi di finanza illecita.
In Colombia i flussi in entrata legati al traffico di cocaina sono stati stimati tra 1,2 e 8,6 miliardi di dollari in media all’anno nel periodo 2015-2019, mentre quelli in uscita sono stati stimati in 227 milioni di dollari in media all’anno (una forbice compresa tra 197 e 267 milioni di dollari) nello stesso periodo.
In Messico i flussi in entrata legati al traffico di cocaina sono stati stimati in una media annua di 4,5 miliardi di dollari (3,2-6,3 miliardi di dollari) nel periodo 2015-2018, a fronte di una stima in uscita di 338 milioni di dollari (258-453 milioni di dollari) all’anno per lo stesso periodo. Le stime complessive dei flussi in entrata rivelano che il traffico di eroina, cocaina e metanfetamina, insieme, ha generato una media di 12,1 miliardi di dollari (forbice 8-17 miliardi) all’anno nel periodo 2015-2018. Equivale all’incirca alla media annuale delle esportazioni agricole messicane nello stesso periodo (12,6 miliardi di dollari).