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5 Settembre 2023Redondo Beach
5 Settembre 2023
Inviata sul volo papale
Sulla grande madre Russia. «Non si cancella la cultura russa per motivi politici». La Cina? «Il dialogo va avanti. Ho ammirazione per la cultura cinese ». Prossimi viaggi: «Vietnam, se non andrò io certamente ci andrà Giovanni XXIV». E poi ancora: «Porto avanti la Laudato si’ », «nel Sinodo non c’è posto per le ideologie».
Sul volo di ritorno da Ulan Bator, papa Francesco ha risposto alle domande dei giornalisti sul suo viaggio in Mongolia, sulle sue recenti dichiarazioni riguardanti la Russia e i rapporti con la Cina. Sui suoi prossimi viaggi. Poi riguardo all’uscita del suo aggiornamento della Laudato si’ e sul Sinodo sulla sinodalità che si terrà in ottobre.
«L’idea di visitare la Mongolia – ha detto in apertura – mi è venuta pensando alla piccola comunità cattolica. Faccio questi viaggi per visitare le comunità e anche per entrare nella mistica di un popolo.
L’annuncio evangelico entra in dialogo con la cultura. C’è un’evangelizzazione della cultura e anche una inculturazione del Vangelo. E questo è tutto il contrario di quello che è colonizzazione religiosa. È importante che l’evangelizzazione non sia concepita come proselitismo, perché il proselitismo restringere sempre».
Lei ha inviato un messaggio al popolo cinese di essere buoni cittadini, dopo che le autorità cinesi non hanno permesso ai vescovi di venire in Mongolia. Come sono i rapporti della Santa Sede con la Cina? Ci sono novità sul viaggio del cardinale Zuppi?
La missione del cardinale Zuppi è una missione di pace. Lui aveva il piano per visitare Mosca, Kiev, gli Stati Uniti e anche Pechino. Zuppi è un uomo di universalità e grande dialogo. Ha nella sua storia il lavoro fatto in Mozambico per la pace, per questo ho inviato lui. I rapporti con la Cina sono molto rispettosi. Personalmente ho grande ammirazione per la cultura cinese. Diciamo che i rapporti sono molto aperti. Per la nomina dei vescovi c’è una commissione vaticana che lavora da tempo con il governo cinese. È un dialogo. Credo che dobbiamo andare più avanti nell’aspetto religioso per comprenderci di più, affinché i cittadini non pensino che la Chiesa non accetta la loro cultura e i loro valori e che la Chiesa dipenda da una potenza straniera. Questa strada amichevole la sta facendo bene la commissione presieduta dal cardinale Parolin e stanno facendo un bel lavoro anche da parte cinese. I rapporti sono così, in cammino. Io ho grande rispetto per il popolo cinese.
Recentemente hanno fatto molto discutere le sue affermazioni ai giovani cattolici russi sulla “grande madre Russia”,
su personaggi come Pietro I e Caterina II che hanno irritato gli ucraini e sono state viste quasi come un’esaltazione dell’imperialismo russo.
È stato un dialogo con i giovani russi nel quale alla fine ho dato loro un messaggio che ripeto sempre: “prendete la vostra eredità”. Per esplicitare l’eredità ho detto della grande Russia, perché l’eredità russa è molto buona, è molto bella. Pensate al campo dell’arte, della musica, delle lettere, con Dostoevskij che ci parla oggi di un umanesimo maturo. Parlando della grande Russia, non geograficamente, mi è così venuto in mente quello che ci hanno insegnato a scuola: Pietro I, Caterina II. Forse non è stato appropriato prendere questi esempi, ma quello che ho detto ai giovani russi è farsi carico della propria eredità, di prendere la propria eredità, quale? Quella della grande Russia, perché la cultura russa è di una bellezza, di una profondità molto grande e non va cancellata per problemi politici. Quanto all’imperialismo, la trasmissione della cultura non è mai imperialismo. È vero che ci sono imperialismi, ma questo accade quando la cultura viene distillata e trasformata in ideologia. E questo lo dico per tutti, anche per la Chiesa. Anche nella Chiesa dobbiamo distinguere tra dottrina e ideologia, perché la vera dottrina mai è ideologica, è radicata nel santo popolo fedele di Dio, invece l’ideologia è staccata dalla realtà e staccata dal popolo.
C’è in programma per lei di visitare il Vietnam? Quali altri viaggi ha in programma?
Il Vietnam è una delle esperienze di dialogo molto belle che ha fatto la Chiesa negli ultimi tempi. Ambedue le parti hanno avuto la buona volontà di capirsi e di cercare strade per andare avanti. Il viaggio: se non andrò io certamente ci andrà Giovanni XXIV. Altri viaggi? Marsiglia. Poi c’è un Paese piccolo dell’Europa che stiamo vedendo se possiamo farlo. Ma vi dico la verità, per me fare un viaggio adesso non è tanto facile come all’inizio, ci sono limitazioni nel camminare.
Lei ha annunciato un aggiornamento della Laudato si’. C’è anche un messaggio di solidarietà per i giovani attivisti di ultima generazione?
I giovani sono preoccupati perché è il loro futuro e in questo senso mi piace che lottino. Ma quando c’entra l’ideologia o entrano pressioni politiche o si usa per questo non va. L’aggiornamento della mia esortazione apostolica, che uscirà il 4 ottobre giorno di san Francesco, è una revisione di cosa è successo dalla Cop di Parigi, che forse è stata la più fruttuosa fino ad oggi.
Lei desidera una Chiesa sinodale. Come coinvolgere i battezzati nel prossimo Sinodo e come si può evitare la polarizzazione ideologica?
Nel Sinodo non c’è posto per le ideologie. È un’altra
dinamica, il Sinodo è il dialogo tra i battezzati, fra i membri della Chiesa sulla vita della Chiesa, sul dialogo col mondo, sui problemi che oggi toccano l’umanità, ma quando si pensa in senso ideologico finisce il Sinodo. Ho pensato che era molto buono fare un Sinodo sulla sinodalità, che non è nuova una moda, e su come vivere la sinodalità da cristiani senza cadere nelle ideologie.
Il processo sinodale sarà segreto o è aperto?
C’è una cosa che noi dobbiamo custodire: il clima sinodale. Questo non è un programma televisivo dove si parla di tutto, no. C’è momento religioso, uno scambio religioso, ci saranno tre o quattro minuti d’intervento seguiti da tre o quattro minuti di preghiera. Senza questo spirito di preghiera non c’è sinodalità, è politica, è parlamentarismo.
Il prossimo Sinodo suscita però anche molte critiche da parte di ambienti cattolici. C’è chi parla di “vaso di Pandora”, cosa pensa di queste opposizioni?
Alcuni mesi fa la priora di un Carmelo mi ha detto: “Santità abbiamo paura con il Sinodo, abbiamo paura che si cambi la dottrina”… questo è quello che lei dice, c’è questa idea, ma se vai avanti alla radice di questa idea troverai ideologie. Sempre quando nella Chiesa si vuol staccare il cammino di comunione, quello che stacca è sempre una ideologia.
Lei è il Papa delle periferie, specialmente in Italia vediamo in queste un aumento di violenza e degrado. Cosa possono fare la Chiesa e lo Stato per superare questa situazione?
Dovremmo vedere i diversi tipi di periferia e anche imparare a guardare dalle periferie, perché dalle periferie la realtà umana è più evidente. Come Chiesa si deve andare avanti e lavorare come a Buenos Aires si è fatto con i sacerdoti che vi lavorano e tutti i governi del mondo devono essere aperti a questo e fare la vera giustizia sociale. Ci sono anche periferie ideologiche che provocano periferie sociali. Non dimentico una periferia scandalosa che si cerca di coprire, quella dei Rohingya.