Meloni: il Papa per la prima volta al G7 «Apporto decisivo per le regole dell’IA»
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Il retroscena
di Gian Guido Vecchi
La serie di contatti prima del sì alla missione «politica»
CITTÀ DEL VATICANO «Allora andiamo, eh?». Papa Francesco vuole esortare la comunità internazionale ad «adottare un trattato internazionale vincolante, che regoli lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale». Ne aveva già parlato ai suoi tre giorni fa, dopo aver ricevuto in udienza Chuck Robbins, ceo di Cisco System. Un altro colosso del settore aveva appena firmato il documento Rome call for AI ethics , nato su iniziativa della Santa Sede per promuovere un «approccio etico» all’intelligenza artificiale, la cosiddetta «algoretica».
Un lungo percorso, promosso dalla pontificia Accademia per la Vita e iniziato il 28 febbraio del 2020 con le firme di Microsoft e Ibm, della Fao e dell’allora ministra italiana per l’Innovazione tecnologica Paola Pisano, durante il secondo governo Conte. Nel frattempo, l’anno scorso, il testo è stato firmato anche da rappresentanti delle altre religioni abramitiche, il Gran rabbinato di Israele per l’ebraismo e il Forum per la pace di Abu Dhabi per l’Islam, mentre a luglio si aggiungeranno in Giappone le religioni orientali. Le fedi, le multinazionali del settore al più alto livello, gli atenei.
A parte l’impegno del governo italiano, si spiega Oltretevere, mancava un anello fondamentale della catena: la politica. Per questo Francesco ha deciso di andare di persona al G7, come ha confermato il Vaticano dopo l’annuncio di Giorgia Meloni. Il Papa ci pensava da tempo. La sua presenza «su invito dell’Italia» è stata preceduta da una serie di contatti. Del resto, il francescano Paolo Benanti, docente alla Gregoriana, consigliere di papa Francesco sull’intelligenza artificiale ed esperto dell’Accademia per la Vita presieduta dall’arcivescovo Vincenzo Paglia, è stato scelto a gennaio dal governo come presidente della Commissione sull’Ai di Palazzo Chigi.
La questione di fondo, spiega padre Benanti, è semplice: «Si tratta di assicurare all’umanità un domani di pace e prosperità». Per Francesco ha a che fare con questioni fondanti del suo pontificato. Il Papa ne ha parlato anche nel messaggio per la pace di quest’anno. Il suo approccio è lontano da ogni luddismo e riconosce le «straordinarie conquiste della scienza e della tecnologia».
Però ci sono dei pericoli. A cominciare dai «sistemi d’arma autonomi letali», algoritmi e programmazione che si sostituiscono alla decisione umana, il rischio che tali armi finiscano «in mani sbagliate» favorendo attacchi terroristici, che le stesse guerre siano favorite dalla necessità di sperimentare le nuove armi, dall’affare miliardario che ne deriva. E poi c’è il pericolo di una «dittatura tecnologica», del controllo dei dati e della manipolazione delle informazioni che influenza le decisioni e attenta alle democrazie. È anche un problema educativo: insegnare a discernere il falso dal vero nell’oceano del web. Francesco parlerà di tutto questo: è necessario che i governi si diano delle regole comuni.